Ben trentamila ortodossi russi si recano, ogni anno, in pellegrinaggio alla lavra della Trinità di San Sergio di Radonezh, un luogo di intensa spiritualità e molto suggestivo dove sono custoditi i resti mortali del Santo patrono della Russia, del quale, nel 2014, ricorre il 700° anniversario della nascita. La delegazione dei vescovi umbri, in pellegrinaggio in Russia dall’11 al 16 luglio, ha reso omaggio a San Sergio recandosi alla lavra, distante da Mosca 70 km, lo scorso 13 luglio. I vescovi umbri hanno visitato il grande monastero, un insieme di diversi edifici e chiese protetti da alte mura e torri, dove dimorano trecento monaci e studiano seicento allievi. La lavra della Trinità di San Sergio è nota anche per la sua Accademia teologica, la più importante della Russia insieme a quella di San Pietroburgo. Nel visitare questo monastero si coglie la vivacità della Chiesa ortodossa russa: numerosi anche i laici (significativa tra questi una nutrita presenza femminile ed anche giovane) che affiancano e collaborano a vario titolo i monaci. L’Accademia teologica ha un museo con una sezione di paramenti sacri ed opere d’arte della Chiesa d’Occidente ed una grande biblioteca con più di 350mila volumi. Negli ultimi anni è cresciuto l’interesse verso i testi di teologia pubblicati all’estero e, i monaci viaggiando per l’Europa e non solo, ne hanno raccolti ben 50mila, dei quali più del 10% è stato pubblicato in Italia. I vescovi umbri sono stati accolti da Padre Dionisij, Direttore della biblioteca e docente di Teologia, che li ha guidati nella visita alla lavra portandoli anche sulla grande torre campanaria alta più di 80 metri (nella foto).
L’interesse di conoscersi è stato subito reciproco sia per quanto riguarda la formazione teologica sia nel campo della conservazione delle opere d’arte e della cultura in generale. Si è pensato di dare vita ad una collaborazione in questi ambiti, che può concretizzarsi nell’accogliere alcuni allievi dell’Accademia teologica in Umbria e agli allievi del Seminario regionale di Assisi far loro vivere l’esperienza della lavra. Anche in questo luogo i vescovi umbri hanno potuto cogliere la disponibilità al dialogo della Chiesa ortodossa. Disponibilità che è stata confermata anche dall’Arcivescovo della Chiesa cattolica Madre di Dio in Mosca, Mons. Paolo PEZZI, che i presuli umbri hanno incontrato nel pomeriggio del 13 luglio nella cattedrale moscovita, celebrando insieme l’Eucaristia per poi intrattenersi per un colloquio nell’adiacente residenza vescovile. Mons. PEZZI ha detto loro: << … i rapporti con gli ortodossi sono di cordiale amicizia, dando vita insieme anche a dei progetti. Ad esempio lavoriamo insieme sul fronte della carità, un ambito dove ci sono giudizi comuni. Ma non posso negare che c’è anche una indifferenza reciproca, che, una volta che ci conosciamo questa viene superata. Sono anche sicuro che questi sforzi di dialogo e di conoscenza reciproca possono portarci ad una comunione >>. L’Arcivescovo, sollecitato da alcune domande dei suoi confratelli umbri, ha ricordato che << … i cattolici in Russia ci sono sempre stati, non facciamo proselitismo ed anche la Chiesa ortodossa lo ha capito. Quest’anno, per la prima volta dopo quasi un secolo a San Pietroburgo si è tenuta la processione del Corpus Domini con un migliaio di fedeli; l’ultima risale al 1917, pochi mesi prima dello scoppio della Rivoluzione bolscevica e le fonti storiche parlano di una partecipazione di ben 47mila persone >>. Mons. PEZZI ha fornito anche qualche dato interessante: «in tutta la Russia ci sono quattro Diocesi, la metà di quelle dell’Umbria, con centoquaranta sacerdoti tra diocesani e religiosi, la gran parte dei quali proviene dall’estero e i seminaristi moscoviti sono quindici. Da una stima i cattolici nelle nostre quattro Diocesi oscillano tra un milione e un milione e duecento mila, ma i fedeli che sono andati a messa a Pasqua sono appena l’1%». La delegazione dei vescovi umbri in pellegrinaggio in Russia ha visitato, il 14 luglio, il poligono di Butovo, luogo delle fucilazioni del grande terrore, dove tra l’agosto 1937 e l’ottobre 1938 trovarono la morte ben 20.765 persone, tra le quali centinaia di preti e monaci e tredici vescovi ortodossi ed anche alcuni cattolici. L’Arcivescovo Mons. Gualtiero BASSETTI, che ha presieduto al mattino la celebrazione eucaristica dei vescovi, ha detto nella sua omelia: << … nel condividere il Pane del perdono e della riconciliazione ci apprestiamo a visitare uno dei luoghi della storia del calvario dell’umanità >>. Questo luogo è stato presentato la sera precedente alla delegazione della CEU a Mosca dal Prof. Adriano ROCCUCCI, ordinario di Storia contemporanea all’Università Roma Tre e membro della Comunità di Sant’Egidio, autore del volume Stalin e il patriarca. Chiesa ortodossa e potere sovietico (Einaudi). << E’ un sacrario del martirio - ha dichiarato lo storico - e si è venuti a conoscenza solo dopo il crollo del comunismo, nel 1990, grazie ad alcuni documenti di archivio e alla testimonianza, rilasciata in punto di morte, dell’unica persona ancora in vita dei quattordici militari del plotone di esecuzione del Poligono Butovo. Era un unico plotone che in quattordici mesi passò per le armi 20.765 martiri condannati a morte dal regime stalinista >>. Dal momento in cui fu individuata l’area del poligono Butovo (circa sette ettari di parco con una folta vegetazione), dove erano avvenute le esecuzioni con il ritrovamento di tredici fosse comuni, la sua gestione venne affidata dalle autorità governative alla Chiesa ortodossa con la finalità di conservare la memoria delle vittime, semplici cittadini e note personalità moscovite. Trecentotrenta di loro la Chiesa ortodossa li ha canonizzati di recente ed anche per questo è un luogo sacro visitato annualmente dagli ultimi due patriarchi, Alessio II e Kirill I ed è meta di pellegrinaggio. Nell’area del Butovo sorgono due chiese, una in legno (la prima ad essere stata costruita dopo il rinvenimento delle fosse comuni), l’altra in mattoni e cemento. Al loro interno, oltre alle immagini sacre, sono conservate foto e oggetti appartenenti ai condannati a morte. Le tredici fosse comuni sono profonde quattro metri e si estendono per una lunghezza di novecento metri. Dagli scavi effettuati risulta che venivano coperte di terra solo quando erano colme di cadaveri. Padre Kirill, custode dell’area del Butovo, nel guidare nella visita la delegazione dei vescovi umbri, ha detto: «è un luogo in cui si raccolgono in preghiera non solo gli ortodossi, ma anche i cattolici e molti sono italiani. In questo luogo si viene a rendere omaggio alla memoria dei martiri». Igor Garkavj, direttore del Centro memoriale del Butovo, ha detto: << … i nostri due Paesi sono distanti geograficamente ma vicini nello spirito, perché noi veniamo in Italia per venerare i primi martiri della Chiesa indivisa e voi venite in Russia a venerare i martiri della nostra epoca. Noi vi chiediamo di organizzare pellegrinaggi dalle vostre Diocesi in questo luogo che ha la caratteristica di unire nella contemplazione di queste fosse comuni. Il dialogo teologico tra le nostre Chiese divise è lungo affinché si compia, mentre pregare insieme in questo luogo di martirio ci vede subito uniti >>. Mons. Gualtiero BASSETTI, Arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e Vice Presidente della CEI, ha espresso parole di gratitudine e di ringraziamento a Padre Kirill e a Igor a nome anche di tutto l’Episcopato italiano: << … all’interno di questo nostro pellegrinaggio nella Santa Russia avete avuto il compito di guidarci in questo luogo sacro dove si è riproposto il calvario di Cristo >>. Mons. Domenico SORRENTINO, Vescovo di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino e Vice Presidente della CEU, Mons. Domenico CANCIAN, Vescovo di Città di Castello e Mons. Mario CECCOBELLI, Vescovo di Gubbio, hanno ringraziato per << … averci messo in comunione con tanti martiri. Proviamo un sentimento di sofferenza quando l’uomo dimentica Dio, ma nello stesso tempo il sangue dei martiri è speranza per noi cristiani. C’è speranza per le nostre Chiese e siamo qui anche per testimoniare il nostro spirito ecumenico, apprendendo la lezione che ci consegna questo luogo di martirio >>.