Riceviamo e pubblichiamo integralmente una nota del Dott. Felice COSTINI (nella foto), Capogruppo del PdL in seno al Consiglio provinciale di Rieti:
<< Ha fatto bene il Consigliere regionale Antonio CICCHETTI ad aprire il dibattito al territorio sulla questione del riordino delle Comunità Montane e di alcuni enti sovracomunali, nella considerazione che le problematiche relative ai costi della politica e agli strumenti di gestione non possono essere delegate solo alle stanze del potere. Nello specifico è opportuno che tutti i soggetti attivi della politica comprendano che le criticità legate al risparmio e alla funzionalità degli enti non sono argomento da addebitare alla antipolitica. Queste rappresentano, invece, un discorso che investe l’aumento della competitività del Paese. In un momento in cui il dibattito nazionale è incentrato sulla necessità o meno dello scioglimento delle Province, argomento complesso e sul quale è nota la mia posizione in difesa di quelle che si occupano di realtà territoriali come la nostra, è evidente che schierarsi tout court per il mantenimento delle Comunità Montane, delle università agrarie e delle Unioni dei Comuni è una posizione non politica, ma che rasenta la demagogia. Il problema vero riguarda l’analisi attenta dei risultati e delle funzioni di questi enti. Nel nostro territorio è chiaro che in alcuni casi l’opera di determinate Comunità Montane (come la Salto Cicolano) ha rappresentato un importante impulso allo sviluppo, in altri casi l’unica funzione di questi strumenti è stata regalare lo stipendio a qualche consulente.
Invece di parlare semplicisticamente del mantenimento delle Comunità Montane, andrebbero chiarite quali funzioni questi enti debbano assolvere e che le amministrazioni comunali e provinciali non possono avocare. L’approccio più utile resta però la semplificazione della gestione del territorio che in alcune situazioni, sovrapponendosi compiti e mansioni, trasforma il rapporto tra cittadini e pubblica amministrazione in una sorta di safari. Quello che non è accettabile è che questi enti abbiano come unico scopo la creazione di postazioni di micro potere a quanti non trovino altro spazio politico. In questo senso, credo che Antonio CICCHETTI abbia fatto una dichiarazione che non rappresenta una condanna complessiva di tutti coloro che negli anni hanno ricoperto ruoli all’interno di questi enti, ma si indirizza verso una politica basata sulla fattività e non sulla occupazione di poltrone: una battaglia che non può essere lasciata ai qualunquisti dell’antipolitica e che va affrontata con serietà e capacità di analisi. Da ultimo, vanno tranquillizzati anche i dipendenti di questi enti, ricordando loro che in nessun caso perderanno il lavoro, ma al contrario, attraverso un riordino, potrebbero finalmente trovare ruoli e funzioni più produttivi in altre strutture pubbliche, restituendo dignità e professionalità a quanti troppo spesso rischiano di essere ingiustamente descritti come nullafacenti. Non so se oggi, parlando di partiti, abbia ancora senso distinguere tra “ex” di qualche cosa, ma sicuramente si realizzerà una demarcazione tra quanti immaginano la politica come uno strumento atto a costruire un futuro per i territori e quanti anacronisticamente continuano a immaginarlo come occupazione di spazi e poltrone >>.