A cura dell'Avv. Gianfranco PARIS (nella foto), Direttore responsabile del mensile MONDO SABINO:
<< Sembra di sognare. E' stato emanato un bando per uno studio di fattibilità per un asse di sviluppo economico Rieti-Terni. Ho vissuto in prima persona, occupandomi di politica, il dramma della paura dei ternani di vedersi fuggire attività industriali e artigianali verso Rieti a causa dei benefici della Cassa per il Mezzogiorno di cui beneficiava il nucleo industriale Rieti-Cittaducale. E’ stata questa paura che ha impedito fino ad oggi il completamento della dorsale appenninica che, partendo da Civitavecchia e arrivando a Sora, dovrebbe congiungere tutto il territorio dello Appennino centrale ai due porti del tirreno a nord (Civitavecchia) e a sud (Napoli), facendo uscire dall'isolamento tutte le città che gravitano sotto le montagne più alte dell'Appennino a cominciare da quella di Rieti. Finalmente oggi il tratto Rieti-Terni sembra essere una realtà, tempi tecnici e soldi permettendo. Ma francamente il bando di uno studio di fattibilità per la valorizzazione dell'asse Rieti-Terni mi ha sorpreso non poco. Evidentemente o stanno cambiando i tempi, o finalmente i ternani si sono chiarite le idee, e ciò che prima appariva negativo ora è diventato positivo. Il progetto è sostenuto dalla Cassa di Risparmio di Terni e dalla relativa Fondazione e il bando può essere visionato sia nel sito della Provincia di Terni che in quelli della Provincia e del Comune di Rieti. Si tratta in sostanza dell'asse Marmore-Piediluco-lo speco francescano di Narni-la Valle Santa con i suoi quattro santuari francescani, la Valnerina ed il comune di Stroncone, i comuni di Labro, Greccio, Colli sul Velino, Cittaducale, Morro Reatino, Cantalice, Poggio Bustone e Rieti.
Esso prevede la riqualificazione turistica, paesaggistica e ambientale del bacino fluviale e lacustre della cascata delle Marmore, del fiume Velino, dei laghi di Piediluco e Ventina che potrebbero essere oggetto di un progetto di navigabilità con natanti ad energia alternativa, nonché il turismo religioso con il perfezionamento della Via Francigena che dalla Valnerina, attraverso Terni e la Valle Santa, giunge fino a Piazza San Pietro di Roma. Un tale asse, assistito dalla presenza del tratto stradale Terni-Rieti della dorsale appenninica, avrebbe tutte le caratteristiche per imporsi alla attenzione delle correnti del turismo internazionale che oggi ignora quasi completamente tutta questa zona tranne che per un turismo mordi e fuggi limitato alla cascata delle Marmore e ai santuari della Valle Santa. Il territorio di cui parliamo è uno dei più belli dell'Italia centrale subappenninica, situato intorno a centro geografico della penisola conteso tra più città della zona, che Marco terenzio Varrone indicò a Reate, e che rende accessibili tutti i principali e più alti monti dell'Appennino, come il gruppo dei Monti Reatini, i Monti della Laga, i Sibillini ed il Gran Sasso d'Italia, dal versante tirrenico della penisola. Francesco d'Assisi, partendo da sua città natale, lo percorse e abitò tutto, lasciando tracce della sua presenza in molti luoghi ritenendolo ideale per il suo percorso di santità. Esso fino ad oggi è rimasto quasi interamente trascurato da ogni forma di investimenti da parte della società emersa nella seconda metà del XX secolo, e non perché non fosse idonea, ma perché è rimasta tagliato fuori dalle vie di comunicazione realizzate dalla politica sotto le pressioni delle zone più forti demograficamente e quindi più appetibili elettoralmente. Il dio voto impone le sue regole allo sviluppo nazionale. Ciò da un certo punto di vista è stato un male, ma per un altro è stato un bene perché lo ha preservato dalle brutture urbanistiche che hanno imbrattato il suolo nazionale e ne hanno conservate intatte le potenzialità. Così oggi esso è ideale per essere utilizzato in tutte le sue potenzialità di sviluppo economico indirizzato verso una corretta fruizione dell'ambiente coniugando sviluppo e ambiente. Il bando sponsorizzato dalla Provincia di Terni e dalla Fondazione della CARIT dimostra non solo che i ternani hanno finalmente capito che lo sviluppo non può essere legato alla conservazione dei piccoli egoismi locali, ma che bisogna allargare l'orizzonte unendo le potenzialità omogenee di zone più allargate anche al di fuori della propria regione di appartenenza con progetti di ampio respiro. Forse lo hanno capito anche perché la città di Terni, che prima della seconda guerra mondiale era la più importante non solo dell'Umbria, ma anche tra tutte le città a nord di Roma e a sud di Firenze, ha registrato un notevole declino a favore di Perugia che ne ha preso il posto, e con quali risultati! Non mi pare poco, specie se si pensa che per far maturare questo processo ci sono voluti sessanta anni. Il fatto è che oggi per recuperare il terreno perduto bisogna fare presto perché l'economia italiana è in forte crisi e la gioventù stenta a trovare un posto di lavoro degno di questo nome. Uno sviluppo come quello prefigurato dal bando di cui sopra presuppone una partecipazione diretta e attiva della popolazione, non si può pensare che debba essere lo stato a mettere in moto tutte le iniziative economiche necessarie per attivare un processo di sviluppo. C'é bisogno di una imprenditoria locale del settore capace di approfittare dell'occasione, di idee fresche e legate alle necessità del mondo moderno assistite, questo si, dalla mano pubblica, ma solo nella fase iniziale e con un processo di controllo serio perché le esperienze precedenti in materia di assistenza allo sviluppo economico che si conoscono nel nostro paese sono legate allo spreco, se non al malaffare. Quanti soldi la Regione Lazio ha impiegato a Rieti per restauri di palazzi abbandonati a se stessi che dovevano servire allo sviluppo turistico, e nei quali corrono i sorci, e per progetti di sviluppo in settori silvicoli che non sono serviti a niente! Sono stati dati tanti soldi, e una volta dati chi s'è visto s'è visto. Riuscirà il bando per l'asse Rieti-Terni ad invertire questa tendenza e a creare le condizioni perché si imbocchi finalmente una via corretta per lo sviluppo dell'Italia centrale subappenninica? Ci vorrà molto tempo, non importa, meglio tardi che mai. C'é da augurarselo veramente >>.