L’Amministrazione comunale di Borbona, dal 16 al 18 settembre, riproporrà il “Festival Regionale di Canto a Braccio”. L’idea di realizzare una manifestazione legata al canto a braccio è nata dal desiderio di mantenere viva questa straordinaria cultura popolare e di raggiungere un pubblico il più possibile vasto. << È nostra intenzione preservare, promuovere e custodire questa tradizione orale che altrimenti rischierebbe di andare perduta lasciando un grave vuoto nel panorama culturale caratteristico di queste zone del Centro Italia - ha dichiarato il Sindaco di Borbona, Maria Antonietta DI GASPARE. In tale direzione l’intento di valorizzare i vecchi cantori a braccio, promuovere i nuovi poeti e combinare varie forme di tradizione popolare del passato e del presente, improvvisata o scritta. Il canto a braccio si cimenta e si confronta con altre forme della tradizione popolare: quest’anno il programma prevede, infatti, la presenza di Ambrogio SPARAGNA e degli stornellatori romani >>. Il canto a braccio è un aspetto tipico della società contadina. La vita contadina, specialmente quella vissuta tra le montagne d'Abruzzo, dove il paese di Borbona si trovava fino al 1926, pur essendo spesso segnata da stenti e sacrifici non mancava di momenti lieti, celebrati dai poeti a braccio in ottava rima nelle aie, nelle osterie, nelle feste. Predominava il genere satirico, ma non mancava quello serio. I temi erano svariati: religioso, familiare, amoroso, burlesco, sociale, di cronaca e di politica, la natura; per non parlare delle guerre che hanno insanguinato l'Italia in passato.
Per rendere più divertenti le tenzoni poetiche i temi venivano trattati, come suol dirsi, a contrasto: suocera-nuora, padre-figlio, montagna-pianura, mare-cielo, prete-contadino, pastore-impiegato, quiete-tempesta, ecc. Non mancavano i temi epici e altri. Nel tascapane dei pastori forse qualche volta poteva mancare il pane, ma non certo i libri poetici (Tasso, Ariosto, Pulci, Dante, Omero ed altri). L'ottava rima incatenata era la tecnica più usata. La bravura del poeta, il cui scopo era quello di mettere in difficoltà l'avversario suscitando l'ilarità degli astanti, consisteva nel chiudere l'ottava con una rima molto difficile: chi seguiva, oltre a rispettare il tema, doveva iniziare con un verso che aveva la stessa rima, appunto per incatenare l'ottava. A Borbona il periodo più fiorente del canto a braccio è stato quello che va dal 1850 al 1950. L'estinzione della società contadina ha segnato anche la fine di quella tradizione.