<< Chi conosce i territori e l’Ente Provincia, sa benissimo che la sua abolizione non comporta un risparmio perché i costi del personale e i servizi saranno dirottati alla Regione, mentre i comuni si troveranno a spendere di più, affidandosi a studi privati, per aspetti tecnici, urbanistici e di tutela del territorio che fino ad oggi sono stati portati avanti dagli uffici provinciali >>. Parte con questa premessa l’intervento del Presidente della Giunta provinciale, Marco Vinicio GUASTICCHI, nel corso del Consiglio provinciale aperto sul “Riassetto costituzionale ed Enti locali” (nella foto). << Si è pensato che tagliare le Province (che influiscono solo per l’1,5% sul budget dello Stato) sarebbe stata una mossa per mantenere invece intatti quei costi della politica che sono i veri eccessi che i cittadini non vogliono più pagare. Dico questo a ragion veduta: nessuno, infatti, ha voluto affrontare la questione dei 30mila enti intermedi dove la politica nomina i CdA e nomina gli amministratori con costi di indennità che vanno anche al di là dei 100mila euro all’anno. Nominati e non eletti. Nessun riequilibrio dei territori, ma solo scelte politiche di comodo. Questi enti costano 4 volte tanto tutte le Province che, ribadisco, sono state il capro-espiatorio a cui tagliare la testa per salvare altre voci di bilancio ben più gravose >>. Ha aggiunto GUASTICCHI: << Noi non difendiamo la nostra poltrona, come Unione delle Province, visto che siamo stati i primi a sostenere una riforma degli enti locali più snelli, con meno burocrazia e con meno costi della politica come le pensioni e altri incentivi (tipici degli eletti in Regione).
Vogliamo dare il nostro contributo per istituzioni che rispecchiano il territorio e siano in linea con la filosofia federalista; ovviamente non quella attuale del Governo che va nell’esatta direzione contraria del decentramento amministrativo. Non bisogna cavalcare la demagogia, ma è necessaria una riforma che mantenga l’assetto del governo democratico del Paese >>. Sulla stessa linea il Presidente del Consiglio di Pesaro e Urbino, Luca BARTOLUCCI: << Abolire le Province, senza una riforma complessiva dello Stato, è una mossa demagogica che farà lievitare spese, creando delle diversità di governo dei territori del nostro Paese. Siamo tutti convinti di una riforma che riguardi anche il nostro ente, ma che sia incentrata su di un’analisi seria e motivata. Siamo consapevoli che per questa battaglia siamo soli: sinceramente né l’ANCI e né l’associazione delle Regione difendano questa spoliazione dei rappresentanti democratici dei cittadini >>. Più duro il Presidente della Giunta provinciale di Arezzo, Roberto VASAI: << Dobbiamo ammettere che alcuni nostri rappresentanti alla Camera e al Senato studiano poco le realtà locali. L’Italia è un paese di territori: si vive più nei paesi e nei borghi che nelle grandi realtà metropolitane. Togliere a questo Paese l’Ente Provincia, senza una riforma seria e certa, vuol dire impoverire proprio quei territori che sono la spina dorsale del Paese. Siamo convinti che oltre 100 Province sono troppe, che anche 20 regioni forse lo sono, quindi si può aprire una discussione vera senza capri espiatori >>. Il Presidente della Provincia di Terni, Feliciano POLLI: << Quando nella prima riforma che aboliva le Province sotto i 300mila abitanti, abbiamo messo in atto una battaglia politica, è stato fatto per difendere quel decentramento amministrativo che consente alle imprese e ai cittadini una migliore gestione delle risorse, dei programmi e dei progetti di cui gran parte sono stati elaborati dalla Provincia di Terni. Nel dibattito sull’abolizione, poi totale, delle Province si è fatto volutamente confusione per non mettere mano ai veri costi della politica anche a costo di penalizzare i territori. La riforma degli enti locali e anche del nostro ente è fondamentale per alleggerire lo stato centrale e riavviare una nuova fase di sviluppo per la nostra regione. Ed è linea con la semplificazione di ATI, Consorzi, Bonifiche e con la sanità regionale >>.