<< Non si capisce come mai, di fronte ai dati drammatici del turismo umbro e alle prospettive incerte che ci attendono con il nuovo anno, alcuni tra i nostri amministratori si ostinino a perseguire per il 2013 la strada dell’imposta di soggiorno. Noi siamo certi che l’introduzione di questa ennesima imposta penalizzerebbe ulteriormente il nostro territorio che, al contrario, potrebbe trarre grandi benefici dall’essere “venduto” come la Regione che dà “semaforo verde” ai turisti, perché li accoglie senza balzelli >>. Questa la dichiarazione di Giorgio MENCARONI (nella foto), Presidente di Federalberghi Umbria, lancia un nuovo appello ai sindaci del territorio perché rinuncino ad applicare l’imposta di soggiorno per il 2013, in considerazione dell’altissima pressione fiscale a cui sono sottoposte imprese e famiglie, costrette a limare su tutti i consumi, e soprattutto tenendo conto del crollo del movimento turistico documentato dagli ultimi dati ufficiali resi noti dalla Regione, su rilevazione ISTAT. Sono già molto negativi quelli che riguardano il periodo gennaio-ottobre 2012, poiché, rispetto allo stesso periodo del 2011, il movimento turistico comprensoriale ha fatto registrare un calo del 2,10% negli arrivi e del 3,07% nelle presenze. << Un segnale inequivocabile, di cui non si può non tenere conto - ha proseguito MENCARONI - viene dai territori dove è più forte la determinazione dei sindaci ad imporre l’imposta, che hanno riportato i risultati peggiori dal punto di vista turistico >>.
Nel comprensorio del Trasimeno il calo delle presenze è addirittura del 5,55%; nel perugino è di poco inferiore: -5,15% rispetto al periodo gennaio-ottobre 2011. Le maggiori preoccupazioni vengono però dalle lettura dei dati relativi al mese di ottobre se rapportati all’anno precedente, che disegnano un quadro a dir poco allarmante con un -13,76% negli arrivi e un -13,19% nelle presenze. Il crollo della domanda turistica verso l’Umbria interessa sia gli esercizi alberghieri che quelli extralberghieri e, in particolare, i turisti italiani che, colpiti dalla crisi e schiacciati dalle tasse, hanno disertato in massa la regione, facendo registrare un -17,63 degli arrivi e -18,26 delle presenze. << In un contesto di questa natura - ha aggiunto il Presidente di Federalberghi Umbria - non possiamo permetterci una imposta di soggiorno che scoraggi ulteriormente chi già tira la cinghia. Nell’ottica di una candidatura di Perugia-Assisi come Capitale Europea della Cultura, inoltre, come spieghiamo ai potenziali turisti che su un territorio grava l’imposta di soggiorno e sul territorio limitrofo invece no? Si stanno, infine, correttamente valutando gli effetti che un ulteriore colpo alle imprese turistiche, a seguito dell’introduzione dell’imposta di soggiorno, avrebbe sui livelli occupazionali nel settore? Ci si rende conto che la crisi di tante piccole imprese del turismo, documentata da 1.046 lavoratori a ottobre in cassa integrazione, è assimilabile a quella di grandi imprese del manifatturiero in favore delle quali si impegnano, giustamente, tante forze politiche e sociali? Noi non crediamo che ci siano imprese di serie A e imprese di serie B, come non ci sono lavoratori di serie A e lavoratori di serie B. Ci dobbiamo impegnare al massimo, tutti, perché il sistema produttivo umbro, nel suo complesso, possa ripartire >>. E nell’ottica di un impegno condiviso, tutte le componenti turistiche di Confcommercio, Confesercenti, e Confindustria hanno scritto in questi giorni alla Presidente della Giunta regionale, Catiuscia MARINI, e all’Assessore regionale al Turismo, Fabrizio BRACCO, chiedendo un intervento diretto della Regione in merito all’imposta di soggiorno, << … ipotizzando un momento di confronto istituzionale con quelle realtà municipali che, ad oggi, sono intenzionate ad adottare tale imposta >>.