Il coordinamento di Agrinsieme Rieti, che coinvolge le associazioni agricole CIA, Confagricoltura e il mondo della cooperazione, in concomitanza della “Sagra della Castagna”, tornano a denunciare la drammatica situazione che sta vivendo il settore della castanicoltura. << Forte è il grido di allarme che lanciamo per un settore in ginocchio, colpito al cuore da un severo calo delle produzioni che arriva a sfiorare addirittura il 100% in molte aree - ha dichiarato Vincenzo GREGORI, castanicoltore e Presidente della CIA Rieti. Nessuna o quasi delle strutture cooperative dei produttori è riuscita ad aprire i battenti, centinaia le imprese agricole che non hanno avviato le rituali operazioni di raccolta, analoga sorte è toccata per tutti i piccoli produttori che completavano il quadro del settore, molti i collaboratori stagionali rimasti senza occupazione. Abbiamo provato ad elaborare una prima approssimativa stima del danno economico per il comparto, che si attesterebbe certamente ben oltre i 2 milioni di euro, cifra che se contestualizzata in un area estremamente fragile, in cui la castanicoltura è senza dubbio una delle principali risorse, talvolta l’unica, si intuisce chiaramente che si tratta di un colpo durissimo che va ben oltre il solo danno economico della mancata vendita, che rischia seriamente di determinare ripercussioni non sostenibili.
Si diventa subito tristi passeggiando tra i castagneti, per le strade vuote e silenziose dei nostri borghi, un atmosfera quasi irreale, quei stessi luoghi che in ottobre si riempivano di gente, pronta a raccogliere una ad una, senza curarsi della fatica, le preziose castagne, frutto di un lavoro lungo un anno. Non credevo si potesse verificare una simile condizione - ha proseguito il Presidente della CIA. Va considerato che la castagna è una prodotto unico del suo genere, di nicchia, dal fortissimo legame con il territorio, che per decenni a sostenuto intere popolazioni, custode di grandi valori, tanto da esser stata definita più volte nella storia “l’albero del pane”, oggi quindi, è un intero tessuto sociale che rischia il collasso, perché le ripercussioni sono più diffuse ed investiranno tutta l’economia locale, attività ed esercizi pubblici, ristoranti, alimentari, ecc. Dobbiamo analizzare e ponderare il rischio concreto, che visto il mancato reddito, molti produttori decidano di abbandonare i castagneti, non sostenendo più le spese per la gestione, abbandonando contestualmente anche il territorio. Questo sarebbe un errore imperdonabile che si potrà scongiurare solo sostenendo con determinazione ed efficacia un settore strategico non solo per l’economia ma anche per l’ambiente, per il paesaggio, per il turismo. Impossibile immaginare un paesaggio senza i “giardini di castagno”, puliti e curati, un panorama senza i maestosi alberi secolari. Senza il presidio e la manutenzione anche il delicato equilibrio idrogeologico dei nostri versanti montani sarebbe pregiudicato. È per questo che chiediamo alle Istituzioni, ognuno per la propria competenza, di intervenire tempestivamente, è in gioco il nostro futuro. So che molti Sindaci hanno già avanzato richiesta dello stato di calamità, invitiamo chi non lo avesse ancora fatto a seguire l’esempio dei suoi colleghi. Ma dobbiamo fare di più, si potrebbe individuare un percorso che consenta la riduzione e/o esenzione del versamento di tributi obbligatori per le imprese (INPS, CCIAA, ecc.). Utile sarebbe - ha conclusi GREGORI - prevedere all’interno della ormai prossima programmazione di sviluppo rurale 2014/2020 della Regione Lazio, un potenziamento delle già previste misure di finanziamento in aree svantaggiate, ad esempio agro ambiente e indennità compensativa, o addirittura valutare di individuarne delle nuove, dedicate ed esclusive, a pieno sostegno del settore. L’unica azione che assolutamente non possiamo permetterci di intraprendere è restare immobili e non agire >>.