Riceviamo e pubblichiamo integralmente una lettera aperta del Dott. Felice COSTINI, Capogruppo del PdL in seno al Consiglio provinciale di Rieti:
<< Egregio Presidente, sono il Capogruppo del PdL al Consiglio provinciale di Rieti, ma soprattutto un vecchio militante del centrodestra reatino da oltre trent’anni, cioè da quando, a quattordici anni, per la prima volta varcai la porta dell’allora Federazione provinciale del Fronte della Gioventù di Rieti. Da quel momento ho seguito tutte le vicissitudini di questo ambiente politico, cercando di mantenere la massima coerenza in un sistema che pian piano sacrificava ideali e passioni sul tavolo del pragmatismo.
Sono sceso in campo convintamente per sostenerTi alle Elezioni Regionali, nonostante avessi mille motivazioni personali per assumere un atteggiamento passivo, uscendo da una campagna elettorale che mi aveva visto protagonista quale candidato alla presidenza della Provincia nel 2009 e dove giochi interni al PdL hanno contribuito a una sconfitta amara. La mia storia, il continuare a considerarmi prima di tutto un militante, però, non mi hanno fatto dubitare un attimo e sono sceso in campo al Tuo fianco, sicuro che solo il centrodestra potesse restituire al nostro territorio quella dignità che MARRAZZO e il centrosinistra avevano totalmente disatteso e umiliato.
Con questa idea, per quel poco o tanto consenso che potevo indirizzare, ho ritenuto di appoggiare Antonio CICCHETTI nella lista del Popolo della Libertà, riconoscendogli le capacità, l’esperienza e soprattutto la coerenza di una storia politica personale da sempre caratterizzata dall’impegno per il proprio Popolo e la propria Terra, prima da Consigliere comunale di opposizione, poi da Sindaco e, infine, da Capogruppo di AN in Consiglio regionale. Come tanti reatini, non tutti di destra, ho riposto in lui la speranza di una nuova alba per la nostra provincia, di una nuova storia, in cui la Regione Lazio tornasse a essere madre e non matrigna, in cui il ruolo di un territorio fosse legato alle sue specificità, potenzialità e non solo al numero degli abitanti.
Antonio CICCHETTI è stato votato dai reatini per rappresentarli in un consesso che ci ha visti umiliati, marginalizzati e dimenticati. La sua nomina ad assessore è stata per l’intera Provincia letta come un atto di giustizia, un atto dovuto, un cambiamento di rotta da parte Tua e del centrodestra, capaci finalmente di riportare meritocrazia e giustizia al centro delle scelte, superando i giochi di palazzo. Una grande responsabilità per Antonio, un grande sogno per un’intera Provincia.
Le voci che oggi ci giungono, la barzelletta di chiedere ad Antonio di dimettersi e di indicare una “donna di sua fiducia”, che fanno seguito alla pagliacciata dell’ipotesi di scioglimento della Provincia, non fanno altro che dare corpo ulteriormente alla convinzione della nostra gente che questa politica non ci rappresenta, non rappresenta i territori, non ha più nessun rapporto partecipativo e gli elettori diventano semplici spettatori di un triste spettacolo nel quale una casta di privilegiati decide sulla base di interessi altri e non rispetto al Popolo che dovrebbe rappresentare.
Questo convincimento si rafforza ancor di più, in chi come noi ha la sventura, perché ormai di sventura dobbiamo parlare, di vivere in una Regione che ha al suo interno la città di Roma, divenuta un Conte Ugolino intento a fagocitare tutti i territori limitrofi, in una specie di bulimia finalizzata a cancellare tutto ciò che non è ricompreso negli interessi di una classe politica probabilmente più preoccupata a garantire sé stessa che il dialogo.
Se, e spero di essere ancora nel campo delle ipotesi, Antonio fosse costretto ad abbandonare la delega, o Tu decidessi di revocarlo, non sarebbe l’umiliazione di un uomo la cui capacità e rispettabilità è sancita dal consenso che mai gli elettori gli hanno fatto mancare, ma sarebbe l’umiliazione di un intero territorio, di migliaia di cittadini illusi di trovare in Te e nel centrodestra un modo diverso di governare, di rapportarsi con loro.
Un’umiliazione non accettabile, una mancanza di rispetto e di considerazione che provocherà, credo in modo quasi unanime, il rifiuto di una classe dirigente romana non più sentita come nostra espressione, ma come una vera e propria oppressione, caratterizzata dall’assoluto disprezzo per chi ha deciso di vivere, lavorare, fare politica nel proprio territorio, in difesa della propria identità, nel rispetto delle proprie radici.
Antonio CICCHETTI sarà ancora di più la bandiera della voglia di riscossa di un Popolo, che forse per troppo tempo ha accettato il protrarsi delle promesse mai mantenute da parte della classe politica romana, senza che ci fossero conseguenze per chi le ha brandite.
Ti chiedo di riflettere, di considerare che il ruolo di Antonio CICCHETTI non è, come nel caso di alcuni assessori romani, un ruolo personale, interscambiabile nella logica di componenti sempre più simili a piccole logge di potere, ma è il simbolo di un Popolo, di un Territorio, di una Storia, di una Identità che non ha più intenzione di vedersi ridotta a mero dato statistico >>.