A cura dell'Avv. Gianfranco PARIS, Direttore responsabile del mensile MONDO SABINO:
<< Forse non è un caso che oggi sia la giornata del solstizio d’inverno perché quello che vi racconterò può ben essere simbolicamente collocato in una discesa agli inferi dai quali non si riesce ad intravedere il ritorno in questo incredibile paese che gli stranieri chiamano “La bell’Italia”. Il fatto riguarda proprio questa radio, la più antica delle radio libere reatine, nata negli anni ottanta subito dopo che il Parlamento italiano votò la legge sulla liberalizzazione dell’etere. Massimo Spadoni (allora quindicenne) e due suoi coetanei presero la palla al balzo e dalla soffitta della casa paterna, a San Giovanni Reatino, iniziarono la grande avventura della libere antenne.
Da allora molta acqua è passata sotto i ponti del nostro amato Velino, molte di quelle antenne sono state assorbite dal grande satrapo, al quale i cittadini italiani hanno concesso il titolo di “gran visir”, che se le è comprate con due soldi e pochi sono quelli rimasti sul campo con l’antico spirito libertario che animò quella entusiasmente stagione. Tra questi MEP Radio Organizzazione, radio comunitaria gestita dalla omonima Associazione culturale senza fini di lucro, che riesce a trasmettere perché tutti coloro che la usano sono dei volontari che lo fanno per passione e con spirito di servizio, fattore estraneo alla logica del satrapo, ma che ancora sopravvive in alcuni di noi e soprattutto fra i giovani fino a che non saranno corrotti anche loro dal sistema.
Ebbene il 4 febbraio 2004, sollecitata dalla Autorità del Garante per le radiodiffusioni che ha sede a Napoli, la Guardia di Finanza fece un’improvvisa irruzione, dai toni assai minacciosi, del tipo di quelle che spesso si vedono in TV per ragioni di spettacolarizzazione delle cosiddette azioni di controllo, nientedimeno che per controllare se la radio pagava o meno i diritti connessi alla Società Consortile Fonografici, un consorzio di imprese private alle quali spetta il pagamento dei diritti inerenti la produzione discografica in tutte le sue forme.
La Guardia di Finanza al servizio dei privati su incarico dell’autorità di controllo del settore che, anziché dare la precedenza a rilevare la posizione di monopolio incredibile che c’è nel nostro paese, si mette a far paura alle piccole radio e televisioni italiane per convincerle a pagare direttamente ai fonografici i diritti loro spettanti.
Per capire bene la questione bisogna dare uno sguardo alla legislazione vigente all’epoca e a quanto accadeva prima della legge Mammì e della riforma Gasbarri.
Fin dalla fondazione, cioè dagli anni ottanta, MEP Radio Organizzazione ha sempre pagato regolarmente, sia i diritti d’autore che i diritti connessi, alla SIAE, ente di natura pubblicistica delegato dallo stato alla riscossione di tutti i diritti spettanti agli autori e agli editori.
E nessuno si è mai sognato di protestare o di avanzare lamentele. Ogni anno la SIAE versava ai fonografici e agli autori quanto di loro spettanza dopo aver ripartito la cosiddetta torta secondo parametri interni.
Le cose sono cambiate quando la SIAE nel 1999 smise di corrispondere i diritti connessi a coloro che ne avevano diritto. Logica avrebbe voluto che il Governo prendesse subito dei provvedimenti, ma ciò non è stato perché dopo la legge Mammì, che aveva operato una prima riforma dell’etere, era in gestazione una seconda riforma, quella che poi diventerà legge nel 2002 col nome di legge Gasbarri.
Questa mancanza di intervento da parte del Governo ha generato il caos perché la Società dei Fonografici non ricevendo più nulla dalla SIAE cominciò a richiedere i diritti connessi direttamente alle radio e alle tv locali le quali, essendo in vigore la vecchia legge, non se la sentirono di pagare i diritti direttamente ad un consorzio di privati perché temevano che fosse un pagamento poi non riconosciuto e perché la SIAE continuava a percepire soldi alla vecchia maniera senza specificare che la somma a lei versata non era più comprensiva dei diritti connessi.
Allora i Fonografici di fronte all’inerzia del Governo si sono arrangiati all’italiana, come sanno arrangiarsi i potenti: si sono rivolti all’Autorità di garanzia delle telecomunicazioni che a sede a Napoli.
Il cosiddetto Garante, anziché segnalare al Governo l’anomalia ed invitalo a disciplinare la materia, ha inviò la Guardia di Finanza ad ispezionare le radio e le tv locali, la quale interpretò l’incarico come se si trattasse di verificare dei grandi evasori fiscali con metodi spicci simili a quelli che si mettono in atto in casi di reati di mafia o di droga e con verbali di rilevanza penale che furono spediti alle varie Procure della Repubblica d’Italia. Le cronache dell’epoca (2004) ne sono testimoni.
Molte radio e tv di fronte ad una tale situazione "se la fecero sotto", anche perché insieme alla Finanza si presentava anche un esperto della Società dei Fonografici, non solo per avallare la giustezza dell’intervento, ma addirittura per proporre in camera caritatis che se avessero pagato, in fin dei conti si trattava di pochi soldi, tutto risarebbe aggiustato.
MEP Radio, forte del suo buon diritto, non si fece intimidire e resistette nelle forme di legge. Affrontò il processo penale presso il Tribunale di Rieti, il quale fu archiviato dal GIP dello stesso tribunale per insussistenza del reato.
Impugnò in via amministrativa davanti all’Ufficio Territoriale del Governo (come ora si chiama la Prefettura) il verbale redatto dalla Guardia di Finanza, che aveva sanzionato l’illecito con euro 2.800.000,00 circa, chiedendo l’annullamento dello stesso, e fece un seguito trasmettendo successivamente anche la sentenza di assoluzione del GIP di Rieti.
Detto ricorso ha dormito per quattro anni. Il 18 dicembre ultimo scorso Massimo Spadoni ed il suo difensore hanno avuto in notifica l’ordine e l’ingiunzione del pagamento alla SERIT-EQUITALIA S.p.A. della somma di euro 1.473.000,00 a titolo di sanzione amministrativa, somma da pagare nel termine di 30 giorni, più 6 euro per la notifica che, essendo stata fatta dalla Guardia di Finanza non si capisce a chi vada, se alla guardia di finanza o alla SERIT-EQUITALIA.
Mi vengono spontaneamente in mente le Grida manzoniane del seicento milanese. Più le pene erano severe e minacciose, più non venivano rispettate. Anche perché “ad impossibilia nemo tenetur”. Mi ricordo che quando entrò in vigore l’IVA per la prima volta, il Governo inventò delle multe miliardarie che nessuno pagò perché non lo poteva e il Governo fu costretto a rimangiarsele. E’ triste constatare che passano i secoli ma il potere agisce sempre nello stesso modo.
E’ bene precisare che la Prefettura, non avendo a disposizione leggi chiare che regolino la materia e dovendo, come braccio operativo del satrapo, respingere il ricorso, si è aggrappata ad una sentenza della Cassazione dell’11 luglio 2007, Sez. III collegio presieduto dal magistrato Claudio Vitalone (si proprio lui) la quale in nessun modo può essere considerata legge dispositiva, e che per altro risolve un caso di natura penale e non di natura amministrativa. Null’altro porta a sostegno della sua tesi la Prefettura di Rieti, che se avesse deciso il ricorso nei giusti tempi non l’avrebbe avuta a disposizione e avrebbe dovuto respingere il ricorso. La cosa merita alcune considerazioni allo scopo di capire in che razza di mondo oggi viviamo.
1) Il Governo del nostro paese quando immagina di modificare alcune situazioni che non reggono più fa precedere il tutto da una carenza di disciplina che lascia i cittadini in balia di se stessi, e che quando ci sono in gioco interessi contrastanti sono portati a sbranarsi l’uno con l’altro.
2) Le cosiddette Autorità di garanzia, che sono state istituite per garantire i cittadini e le istituzioni dagli abusi, anziché occuparsi dei problemi di tutti, sono spesso al servizio degli interessi di privati potenti. Le cronache di questi ultimi tempi dimostrano che ciò accade anche per altre Autorità di garanzia che sembrano garantire più coloro che ce li hanno messi che i cittadini.
3) Una istituzione dello Stato come la Guardia di Finanza può essere indirizzata, con artifizi di vario genere, non già alla tutela di interessi generali, ma di quelli particolari di privati.
4) Un organo dello Stato non si metterà mai contro un altro organo dello Stato anche quando le cose sono evidenti. Nel nostro caso la Prefettura, accogliendo il ricorso avrebbe sconfessato la Guardia di Finanza, figurati se fra di loro si fanno male! Quindi i ricorsi amministrativi sono una finzione che serve solo ad aggravare di lavoro inutile le strutture e sono produttivi di una forte caduta di immagine. E pensare che l’attuale Prefetto di Rieti all’immagine ci tiene molto!
Ora MEP Radio ricorrerà in Tribunale e staremo a vedere come andrà a finire, intanto questa storia fino ad oggi, quasi cinque anni dopo, è servita solo a dimostrare che l’Italia è una satrapia nella quale accade che il grande satrapo riesce a tenersi il quarto canale che per legge spetta ad una TV romana contro la legge e contro le ingiunzioni della stessa U.E. mentre l’organo “napoletano” di garanzia tace ed acconsente. Mentre i sudditi sono trattati come degli untorelli sui quali far ricadere la responsabilità della peste i quali hanno il solo diritto di ascoltare le Grida del satrapo, anche perché non potranno mai pagare quanto gli si richiede >>.