Riceviamo e pubblichiamo integralmente una nota di Gabriella SENTINELLI (nella foto), Assessore regionale all’Istruzione e Politiche Giovanili:
<< Caro Ministro Filippo PATRONI GRIFFI, Le affermazioni da Lei fatte in sede di Assemblea nazionale dell’UPI, sulla necessità di una riforma di sistema che riguarda tutto il governo territoriale dell’Italia, non possono essere condivisibili nei modi e nei tempi. Infatti, ha affermato che “… non c’è più tempo di discutere sui modelli da scegliere, ma possiamo discutere sui dettagli”. Pensare di sopprimere 42 Province su 86 delle Regioni a Statuto Ordinario non è un dettaglio e forse vale la pena fare una riflessione prima che vengano imposti dal Governo centrale, nel decreto sullo spending review, tagli che vanno ad incidere profondamente nel tessuto delle realtà locali. Politicamente sono espressione della Provincia di Rieti che verrebbe sforbiciata in nome di un risparmio economico. Peccato! Troppo piccola l’estensione, troppo pochi gli abitanti, però troppi Comuni che alimentano “l’Italia dei campanilismi”. Ma il campanilismo dei Comuni della Provincia di Rieti, il cui territorio è incuneato tra l’Umbria, l’Abruzzo e le marche è espressione della specificità geografica dell’intero territorio montano dell’Appennino dell’Italia Centrale. Vale la pena chiedersi, allora se siano sufficienti questi tre requisiti per fare una scelta che determinerà una discriminazione dei cittadini reatini, abbandonati a se stessi a causa della mancanza di contiguità territoriale con il resto del territorio del Lazio, penalizzati ulteriormente dall’incredibile lontananza con le altre Province.
La soppressione della Provincia di Rieti e contestualmente di tutte le amministrazioni periferiche dello Stato ed il paventato accorpamento con una delle Province confinanti della Regione Lazio (Viterbo e Roma) comporterebbe inevitabilmente lo spopolamento del territorio reatino. Una tale decisione non permette a livello locale di incidere su una divisione che, calata sulla testa dei cittadini, non darà agli stessi la possibilità pratica di riorganizzarsi, anche in modo interregionale, tenendo conto delle specificità territoriali. E’ prevedibile, quindi, non solo il caos territoriale, ma soprattutto il caos sociale quando in tutta Italia ci sarà una migrazione di tutti i dipendenti periferici verso le città più grandi e subito dopo scatteranno gli inevitabili e travolgenti referendum per gli accorpamenti dei territori con quelli delle altre regioni contigue. Scenda sulla terra Caro Ministro! Può un cittadino di Amatrice raggiungere Viterbo o Roma per ogni singolo problema con la Provincia (4 ore di viaggio)?! In un momento di così delicata e grave crisi economica, significa imporre a migliaia di famiglie italiane un trasferimento non solo socialmente dannoso, ma economicamente gravissimo. La riorganizzazione del territorio italiano non può essere fatta a colpi di accetta, ma deve essere pianificata e condivisa dai territori stessi pena la distruzione dell’Italia dei Comuni che ancora oggi rappresentano l’ossatura principale e la salvaguardia dei nostri territori >>.