Pubblichiamo integralmente una nota del Comitato Referendario “Terni-Rieti in Umbria”:
<< La Provincia, grazie agli emendamenti presentati potrebbe essere salva, così come Terni, Viterbo, Avellino, Benevento e altre. Intanto, l'UPI ha scritto alla Commissione Europea per richiedere un’audizione, rimarcando la necessita referendaria per il riordino delle Province al di là dei confini territoriali. Noi a Rieti per primi (per una volta primi) avevamo già pensato alla scelta referendaria, i cittadini la chiedevano e, forse, la chiederanno ancora anche se il Governo deciderà di non accorparci più a Viterbo. Siamo infatti convinti che restare Provincia autonoma basti per garantirci un futuro migliore? La nostra proposta, quella di avviare una consultazione referendaria per il passaggio di Rieti in Umbria, con Terni, merita tutta l'attenzione politica necessaria per dare futuro certo al nostro territorio. Da soli nel Lazio abbiamo poco da dire, anzi niente dopo le elezioni regionali. Il PdL riproponendo la mozione di costituzionalità all'intero decreto salva tutte le Province, ma per il tempo delle elezioni, poi ripartirà il riordino targato Europa e Rieti dovrà ancora entrare nella roulette dei territori da accorpare, che vale anche per i comuni con meno di 5.000 abitanti, i quali, di fatto, saranno cancellati per carenza di trasferimenti.
Non serve, perciò, gioire, ma piuttosto serve pensare al nostro futuro che indiscutibilmente può passare solo attraverso l'Umbria con un progetto unitario di tutto il territorio. Basta guardare alla sanità: BONDI, come più volte ho avuto modo di ricordare non risparmia Rieti, come dichiarato dallo stesso Direttore generale della ASL che parla di almeno 20 posti letto per acuti che saranno tagliati; meno servizi, meno occupazione e, di conseguenza, meno rispetto per tutti i cittadini. E di certo non finirà qui. Come Provincia non possiamo imporci nel Lazio. Subiamo passivamente ogni decisione per la nostra marginalità politica e di rappresentanza. Non gioite cittadini, il mostro futuro possiamo solo noi cambiarlo, o almeno lottiamo, non deleghiamo non autorizziamo Roma, o la romanocentrica presidenza della Regione Lazio a relegarci a sudditi ubbidienti e innocui cui succhiare linfa vitale per la affamata “regina capitale” >>.