di Gianfranco PARIS
Ho trascorso la festa di fine anno in famiglia, come sempre tranne qualche eccezione. Ho ascoltato attentamente il messaggio del Presidente della Repubblica NAPOLITANO, l'8° del suo “regno”, come lo chiamano ormai in molti. Il primo contenente per verità elementi nuovi rispetto ad un cliché che abbiamo vissuto per sette anni. NAPOLITANO non voleva rifare il Presidente per un'altro settennanto, anche perché se lo farà per tutto il periodo avremo al Quirinale un Presidente quasi centenario, e lui stesso si rende conto che la cosa rasenterebbe il ridicolo. Per la prima volta NAPOLITANO, invece del solito consuntivo con i soliti auspici e consigli mai presi sul serio dalla classe politica, e forse stanco di fare la parte di colui che predica invano, ha cambiato strategia. Ha letto alcune lettere, delle tantissime che gli italiani gli indirizzano per ricordargli che lui sì predica bene, ma coloro che lo dovrebbero ascoltare razzolano male. Si tratta di gente che non sa come andare avanti perché in Italia ormai il lavoro non c'è più, tranne che per la marea di sfaticati che vive alle spalle degli enti pubblici o parapubblici per mantenere i quali il ceto medio è “corvellato” di tasse e non si riesce a ridurre il debito pubblico, per lo più accumulatosi per mantenerli nell'ozio. Scrivono al Presidente per lo più giovani disoccupati o “esodati”, gente cioè che a cinquant'anni ha perso il lavoro e non ne trova un altro.
Tutti chiedono il suo intervento per convincere i politici italiani a compiere il loro dovere facendo uscire l'Italia dalla crisi. Io trovo questa nuova strategia di NAPOLITANO più efficace delle solite parole indirizzate a chi non vuole ascoltare e mi auguro che quei forsennati che fanno finta di non capire in questo modo si sentano sbugiardati e si decidano a fare qualcosa di concreto. Subito dopo la trasmissione del messaggio del Presidente, la TV nazionale è passata alla diretta del veglione di Capodanno in Val D'Aosta. Un ambiente scintillante nel quale un gruppetto di gente dello spettacolo, strapagata e guidata da Carlo CONTI, esortava gli italiani ad una vita scintillante nel più perfetto stile delle televisioni Mediaset, ballando freneticamente e facendo salti di gioia con donnine che negli atteggiamenti, mutatis mutandis, somigliavano tanto alle olgettine di ancor fresca memoria. Fino alla mezzanotte quando il festino ha raggiunto il massimo dell'orgasmo. Il giorno di capodanno ho acceso di nuovo la TV per il concerto di capodanno, l'11° della serie veneziana. Ottimo dal punto di vista artistico, come sempre, in un teatro La Fenice strapieno con uno sfoggio di tolette degno della tanto contestata “prima” della Scala. Un'età media dello spettatore almeno di anni 60 anni. Malgrado il mio impegno, che ha messo a rischio anche il mio buon ascolto della musica e del canto, non sono riuscito a vedere la faccia di un giovane. Il viso meno attempato si aggirava intorno ai 50 anni. Uno sfoggio di lusso degno di una società opulenta, con tolette da migliaia di euro sfoggiate da gente che in qualche caso sembrava addirittura mascherata. Del resto si stava a Venezia! Di fronte a queste immagini è difficile reprimere l'affluire alla mente di pensieri “pensosi” e soprattutto di constatare che l'Italia di oggi è divisa in due categorie di persone, quella descritta dalla parole di NAPOLITANO e quella fatta vedere dalla televisione nazionale. La prima che soffre, la seconda che gode “grassamente”. Quelli che stavano a Saint Vincent e al teatro La Fenice di Venezia sono i veri detentori del potere, quelli che speculano con la Finanza creativa di oggi, alla faccia del lavoro, senza investire una lira, e che pretendono anche di non pagare le tasse. Essi sono una minoranza, ma da soli contano più di tutti gli altri. A questi vanno aggiunti un milione di italiani che vive parassitariamente e riccamente di politica a spese nostre, e che sono al servizio dei primi, con i quali spartono, anche se con patto leonino a favore degli speculatori. Tutto questo è sotto gli occhi di tutti. E gli effetti li vediamo giornalmente in ogni dove, riflessi anche nel piccolo schermo che ormai è diventato parte integrante della nostra vita. NAPOLITANO ha concluso il suo messaggio diretto soprattutto ai giovani con un'esortazione a non scoraggiarsi, ad avere fiducia nelle proprie forze e a far conto sulle proprie energie. Ma tutti sappiamo che la fiducia non basta per uscire dalla crisi. Ci vogliono investimenti e leggi che stimolino l'economia. Di quella gente che sfoggia tolette e partecipa alle feste non c'è nessuno che voglia investire una lira in Italia, a loro dei disagi degli altri non gli e ne frega niente, sono pronti solo a speculare e vivere di rendita. A loro sta bene così. Dei politici nessuno vuole realmente cambiare le cose. Anche a loro sta bene così. Vivono bene e chi se ne frega. Questa è la reale situazione nella quale ci troviamo. Facciamoci coraggio, come dice NAPOLITANO, ma ho l'impressione che non servirà a molto. E allora Buon Anno e Bon Courage (come dicono i francesi alle persone in difficoltà) carissimi amici lettori! O forse andrebbe meglio la cura suggerita da quel lettore che il 31 dicembre, rispondendo ai miei auguri contenenti una vignetta ironica, mi ha scritto: Tanti auguri per il 2014 e cerchiamo pure noi di metterlo in c. a quella gente!