di Gianfranco PARIS
Venerdì scorso, a Terni, il Presidente della Regione Lazio ZINGARETTI e la Presidente dell'Umbria MARINI hanno firmato un protocollo d'intesa avente per oggetto una collaborazione nel settore della sanità e in quello del turismo (nella foto). E' la prima volta che dal 1970, data della nascita delle Regioni, che due Regioni confinanti si rendono conto che la rigida separazione territoriale amministrativa non paga. Rieti e Terni sono due città e due Province che vivono quasi in simbiosi territoriale, ma che da sempre si ignorano come se all'altezza di Piediluco ci fosse stato fino ad oggi una specie di muro di Berlino. Ora sembra che a questo si voglia rimediare ed è stata prefigurata una specie di collaborazione che dovrebbe rimediare alla carenza di rapporti e mettere in moto dei processi di collaborazione nei due settori della sanità e del turismo, per ora prefigurati in via teorica con un profluvio di parole. Si direbbe meglio tardi che mai! Ma forse siamo fuori tempo massimo.
Abbiamo commentato poco prima di Natale la notizia che il Governo si appresta a varare una riforma della struttura amministrativa delle Regioni italiane per la quale entrambe le Regioni Lazio e Umbria spariranno dalla geografia politica nazionale. Tre Province del Lazio Latina, Frosinone e Viterbo dovrebbero finire nella nuova Regione tirrenica, quella di Rieti addirittura nella Regione Adriatica insieme alla Provincia di Isernia (proprio così anche se la cosa appare schizofrenica!), e quella di Roma dovrebbe diventare Area Metropolitana di Roma, mentre le due Province umbre di Terni e Perugia dovrebbero diventare parte della Regione Appenninica a nord di Roma, insieme alla Toscana. E' noto come in Italia quel che sembra positivo, anche se lo diventasse in concreto, arriva sempre “dopo i fuochi”, come si dice in gergo popolare. Ma questa volta appare quasi beffardo perché accompagnato da un profluvio di parole che abbiamo lette nei vari comunicati diramati dalle varie segreterie dei deputati regionali che sono una enunciazione generica di benefici senza specificare bene di che si tratta e indicati con nomi in gergo tecnico sanitario che nessun uomo comune capisce, la cui interpretazione è lasciata ai burocrati regionali che li enunciano con metodi che somigliano a quelli usati dagli impiegati del Regno delle due Sicilie di borbonica memoria. L'unica che ha timidamente avvertito che la cosa sapeva un po' di aria fritta è stata la presidente della Regione Umbra Catiuscia MARINI la quale non ha potuto ignorare la esistenza di questo progetto di revisione dello assetto regionale ed ha dichiarato che << … l’Umbria non ci sta a finire in una sorta di tentativo di spezzettamento che ne mortifichi la sua identità. Vogliamo, al contrario, essere protagonisti di questo dibattito, portando un nostro positivo contributo. E non ci piace che qualcuno, nelle chiuse stanze, ridisegni la nuova carta geografica delle Regioni italiane >>. Ma ognuno capisce che una tale dichiarazione è assai reticente, dice e non dice nel più perfetto politichese nazionale, ma che comunque fa chiaramente intendere che la proposta di legge MORASSUT non trova il gradimento degli umbri. Nulla ha detto sull'argomento il Presidente della Regione Lazio ZINGARETTI, né il Consigliere regionale MITOLO, che fu inserito nel listino di ZINGARETTI per riparare al torto generato da una legge elettorale regionale infame che nega alla Sabina di avere un proprio rappresentante eletto. A costoro della sorte della Provincia di Rieti e del territorio della Sabina reatina nulla sembra interessare. A loro basta promettere fatti che non possono nemmeno accadere perché, prima che possa accadere in concreto qualcosa di quanto previsto dallo accordo stipulato ieri o l'altro ieri, i contraenti saranno svaniti nel nulla della politica italiana e non potranno realizzare alcunché. Per farla breve, perché più di tanto non merita, dalla schizofrenia ora sono passati alla beffa!