In Valnerina e in tutta l’Umbria, la festa di Sant'Antonio Abate è tra le ricorrenze più sentite. Il Santo anacoreta, nato in Egitto nel III secolo, è riconosciuto come protettore del mondo rurale e degli animali ed è invocato contro la malattia dell'herpes zoster. La devozione si intreccia alla tradizione, così ogni 17 gennaio Sant'Antonio viene celebrato con riti e copiose benedizioni. Nella frazione di Reggiano, ogni anno, gli abitanti eleggono un santese che insieme al Parroco organizza la Messa e un pranzo comunitario presso un ristorante della zona. La festa fu istituita negli anni ‘50 e rappresentò la giornata di composizione di tutti i litigi scaturiti dagli sconfinamenti dei pascoli. Invece, a Vallo di Nera, Sant'Antonio si celebra la domenica. Un'apposita società formata da coppie di santesi residenti o originari del paese, che ogni anno vengono estratti da un bussolo, prepara un sontuoso pranzo con prodotti locali. Il convivio diventa un'occasione annuale di ritrovo e di condivisione. La tradizione prevede durante la Messa la benedizione del sale che ogni persona porta in chiesa con una ciotola. Sul sagrato, il Parroco benedice gli animali di piccola taglia e, all'interno delle stalle, quelli più grandi.

Nella chiesa di Santa Maria tra i tanti affreschi che si dipanano sulle pareti, il pittore Cola DI PIETRO da Camerino nel XV secolo raffigurò il Santo accanto a quattro maialini cintati di razza locale, che rappresentano l'attributo più popolare del monaco. Uno di essi porta al collo una campanella che lo identifica come animale libero di girare per il paese, alimentato da tutti e poi sacrificato il 17 gennaio in onore del Santo. Il maialino dipinto è stato adottato come simbolo dell'Ecomuseo della Valnerina (CEDRAV).