La Fiaccola Benedettina “Pro Pace et Europa Una”, accesa a Norcia lo scorso 25 febbraio scorso in mezzo alle macerie della Basilica di San Benedetto, è stata portata a Bruxelles per il consueto gemellaggio che ogni anno le città benedettine di Norcia (dove il Santo è nato), Subiaco (dove è vissuto tre anni, ha fondato cenobi e meditato la Regola) e Cassino (dove ha scritto la Regola, dato vita ad altri monasteri, è morto ed è sepolto) siglano con una capitale europea, riproponendo al vecchio Continente i valori della spiritualità e del lavoro inscritti nell’Ora et Labora. In terra belga, dall’8 al 10 marzo, c’è stata una delegazione di circa 70 persone, rappresentanti delle tre città benedettine per eccellenza, ovvero Norcia, Subiaco e Cassino: la componente ecclesiale era guidata dall’Arcivescovo di Spoleto-Norcia Mons. Renato BOCCARDO, dall’Abate di Montecassino Donato OGLIARI, da un monaco delegato dell’Abate di Subiaco Mauro MEACCI e dal Priore dei monaci di Norcia Benedetto NIVAKOFF; la parte civile era invece capeggiata dai sindaci: Nicola ALEMANNO (Norcia), Francesco PELLICCIA (Subiaco) e Carlo Maria D’ALESSANDRO (Cassino). Nel pomeriggio di mercoledì 9, la Fiaccola è stata accolta nella sede del Parlamento Europeo dal Presidente Antonio TAJANI (nella foto). Un gesto molto significativo: il messaggio di pace e di dialogo del Santo Patrono d’Europa nella sede del Parlamento proprio nell’anno in cui si celebra il 70° anniversario della firma del Trattato di Roma, che ha istituito la Comunità Economica Europea.
Alla cerimonia erano presenti, oltre alla delegazione delle Terre di San Benedetto, alcuni parlamentari europei italiani e l’Arcivescovo Alain LEBEAUPIN, Nunzio Apostolico presso l’Unione Europea. TAJANI, nel suo intervento, dopo aver ribadito che il 24 marzo prossimo a Norcia ci sarà l’incontro dei Presidenti dei gruppi politici dell’Europarlamento e dell’Ufficio di Presidenza, ha voluto ricordare il terremoto che ha colpito l’Italia centrale e Norcia in particolare: << Le prove per la città natale di San Benedetto non sono finite. Dopo la distruzione, c’è la ricostruzione. Che non è mai facile. L’Europa in questo frangente c’è. È vicina ai suoi cittadini. San Benedetto - ha proseguito TAJANI - è un faro per noi europei. E oggi questo faro è ancora più luminoso perché deve indicarci la strada mentre il terrorismo non è ancora sconfitto del tutto, il dialogo sembra interrotto in molti luoghi del mondo devastati dalla guerra così come in alcuni territori europei che sentono più forte il bisogno di una realtà che cambia, di migrazioni potenti, di incomprensioni e conflitti che hanno alimentato i populismi. La Regola di San Benedetto ci riporta alle radici stesse della nostra storia e della nostra civiltà, quelle alle quali dobbiamo attingere nei momenti più delicati per ritrovare le ragioni del percorso verso il completamento della integrazione europea >>. Il Nunzio Apostolico LEBEAUPIN ha invitato gli organizzatori a fare della Fiaccola di San Benedetto un percorso di salvaguardia, e quindi di promozione, dell’identità europea e della solidarietà che ha sempre caratterizzato il vecchio Continente e che oggi si sta lentamente perdendo. La giornata di giovedì 9 è stata tipicamente benedettina con la vista alla splendida Abbazia di Maredsuos a Denée, nella Provincia di Namur. Fondata nel 1872 da un monaco belga, Ildebrando de Hemptinne, è anche famosa per la sua birra e per i formaggi che vi sono prodotti.
La delegazione è stata accolta dall’abate Bernard LORENT che guida due comunità: quella di Maredsuos dove vivono 30 monaci e una in Rwanda, con 28 monaci. Nella cripta della chiesa abbaziale è stata celebrata la Messa presieduta dall’Abate di Montecassino Donato OGLIARI e da Mons. Renato BOCCARDO. << Mi sembra particolarmente significativa la presenza in Belgio della Fiaccola benedettina - ha detto l’Arcivescovo di Spoleto-Norcia al termine della celebrazione. Nel Parlamento Europeo abbiamo siglato un accordo di fraternità e di collaborazione tra le città benedettine di Norcia, Subiaco e Cassino. Ma soprattutto - ha proseguito il Presule spoletino - abbiamo voluto riaffermare l’attualità e la fecondità della Regola di San Benedetto. Nella ricostruzione dell’Europa ci rendiamo conto che c’è bisogno di ritrovare un’anima e San Benedetto con la sua intuizione di un umanesimo cristiano, cioè della centralità dell’uomo che nasce dalla centralità di Cristo, ha ancora qualcosa da dire al nostro Continente. La visita poi a Maredsuos ci dice la fecondità del messaggio del Patriarca dei monaci d’Occidente nel territorio europeo, punteggiato di luoghi benedettini che ancora oggi mettono insieme l’Ora et Labora e ci dicono quali sono i valori fondamentali sui quali edificare il nostro stare insieme: una comunità aperta, senza confini, capace di accoglienza, di solidarietà e di promozione del bene comune. Tutto questo si può fare quando si mette l’uomo al centro e l’uomo si mette al centro quando si capisce il mistero di Cristo che illumina pienamente il mistero dell’uomo >>.