di Roberto PASQUA e Diego PIGNATELLI
Con cura e con dovizia di particolari vorrei addentrarmi nella descrizione del progetto “Villaggio delle attività produttive ed economiche”, dopo che è emerso chiaramente nei giornali e nei social l’alto grado di disinformazione che ruota su di esso. Questo affascinante progetto parte dalla lodevole intenzione dell’azienda Perugina, profondamente legata a questa terra, di risollevare l’economia del territorio, in stasi dopo il forte trauma post sisma. Dopo diversi confronti con gli operatori di Castelluccio, dagli imprenditori del luogo ai cittadini passando per le istituzioni, si è manifestata fin da subito l’urgente esigenza di rimettere in moto il tessuto economico di questo gioiello dell’Umbria e dell’Italia intera, partendo dalla considerazione che un rilancio di tutta l’attività economico-produttiva locale avrebbe, come da volano, permesso la ripartenza sociale, culturale, ambientale e turistica di Castelluccio nella prospettiva di un futuro ritorno alla normalità. Allora dopo un primo incontro ricognitivo dello stato dei luoghi, la Perugina insieme alla Regione Umbria e al Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, sempre in un clima di forte compartecipazione con gli operatori economici di Castelluccio e con la comunità e con il Parco Nazionale dei Monti Sibillini, hanno deciso di plasmare questa idea, firmata dall’archistar ambientalista Francesco Cellini nel pieno rispetto del paesaggio.
Da qui il lancio dell’iniziativa con la campagna #RINASCITACASTELLUCCIO, piattaforma di raccolta fondi il cui hashtag ne evidenza chiaramente questa finalità sopradescritta. Questo progetto, portato avanti a tre mani (Nestlé Perugina, Regione Umbria, Ministero delle Politiche Agricole e Alimentari) ha con il tempo cominciato a strutturarsi e a prendere forma: fin dalla prima stesura del medesimo c’è stata una forte collaborazione molto partecipata della frazione tutta, con ampia e assidua presenza di scambi e confronti con tutti gli operatori economici del luogo quali agricoltori, ristoratori, imprenditori. 16 febbraio, 21 aprile, 6 luglio: queste alcune delle numerosissime date di incontro nelle quali si è ampiamente discussa quale fosse la soluzione migliore cercando di conciliare le diverse esigenze di tutti gli attori coinvolti nella vicenda. Precisato quindi tutto l’iter che è stato seguito, dall’ideazione al corso del progetto, bisogna procedere con alcune precisazioni sul caso. Prima di tutto la denominazione del progetto è “Villaggio delle attività produttive ed economiche”: vi verranno delocalizzate le attività economiche già presenti a Castelluccio ante-sisma, quindi si esclude senza dubbio che possa essere definito un “centro commerciale”, termine mai utilizzato nel progetto né corrispondente all’anima del medesimo. Inoltre, tali costruzioni emergenziali oggetto del villaggio, che richiamano la forma di un deltaplano, caratteristico dei luoghi, certamente non verranno realizzate nella Piana di Castelluccio, bensì in un’area già individuata vicina il centro urbano.
Tutte queste deviazioni e stravolgimenti del progetto non in linea con esso rappresentano il frutto di interpretazioni sbagliate ed erronee che taluni vogliono far passare; tuttavia rappresentano critiche che sinceramente lasciano il posto che trovano perché chiaramente infondate, o al massimo fondate su distorsioni. È chiaro che sono sempre ben accette perché sono un elemento di confronto tra ideologie e visioni, ma nel porgerle non ho trovato alcun sentimento di rispetto nei confronti di tutte quelle persone, proprietari di immobili, titolari di attività e ivi lavoratori che hanno perso tutto ed attraverso questo progetto vorrebbero ripartire. Vi verranno delocalizzate, con intento chiaramente emergenziale, principalmente le attività del settore di ristorazione ma non mancheranno anche attività di vendita di produzioni agroalimentari di eccellente qualità, simbolo di un’identità che dobbiamo mantenere e valorizzare. Castelluccio finalmente sta tornando a risplendere alla luce del sole, dopo che per mesi era rimasto in penombra oscurato dal Monte Vettore, che troppo lo ha fatto penare. Questo progetto rappresenta un tangibile trampolino di lancio per il futuro che sta a tutti noi scrivere, chiaro segno che la spina dorsale del centro Italia è ripartita.
Permettere ai castellucciani di tornare a servire le famose lenticchie, far deliziare ai turisti la farecchiata, concedere loro di vendere la ricotta che con sudore svegliandosi la mattina all’alba hanno colato o descrivere i legumi caratteristici che l’amata terra ci offre quotidianamente, dal servire il semplice caffè al bar in un momento di ristoro al raccontare tutte le ricchezze paesaggistico-ambientali ed enogastronomiche di questo stupefacente luogo. È questo quello che con il Villaggio si vuole realizzare. Oltre al chiaro intento di ripresa dell’economia del luogo, sopra ampliamente descritto, questo Villaggio può rappresentare il mezzo attraverso cui favorire il reinserimento sociale della popolazione tutta, costretta ad abbandonare questi luoghi dopo i travolgenti terremoti che hanno devastato il borgo del paese. Lungi dall’essere un semplice progetto, crediamo molto nelle sue potenzialità, oltre al traino che ne deriverebbe. Per questo ringraziamo enormemente tutte le persone ed enti-istituzioni, nonché aziende coinvolte per tutta l’attenzione posta su Castelluccio e tutto l’aiuto mostrato, oltre che tutti coloro che con le loro donazioni stanno rendendo possibile la costruzione di questo Villaggio. Che sia il nostro “deltaplano” che ci farà volare nei cieli del futuro!