di Gianfranco PARIS

L’albero di Natale di quest’anno ha portato ai reatini e alla Sabina tutta in dono l’evento “da Greccio a Rieti visita la Valle del Primo Presepe” dal 2 dicembre 2017 al 6 gennaio 2018. Un progetto a cura della Diocesi di Rieti in collaborazione con i comuni di Rieti e Greccio e con la sponsorizzazione di vari enti e associazioni. E’ a tutti noto come il Presepe è una delle componenti della storia locale, come lo è anche l’epopea risorgimentale, che Rieti e la Sabina possono mettere in valore per la valorizzazione del nostro territorio. Ma, mentre Assisi per esempio ha saputo utilizzare il luogo di nascita del santo poverello anche a fini turistico-economici, qui da noi, dove San Francesco ha vissuto i periodi più significativi della sua vita, tranne qualche sporadica iniziativa, come ad esempio il gemellaggio del comune di Betlemme con Greccio e qualche iniziativa isolata di altri comune, nulla è accaduto in grande e con riscontri degni di nota. Ci voleva l’arrivo di Monsignor Domenico (nella foto) nell’era di Papa Francesco per convincere una buona parte di “coloro che possono” di casa nostra a collaborare in concreto per la realizzazione di iniziative in grande stile mettendo da parte il solito chiacchiericcio.

 

San Francesco realizzò nella Valle Santa le cose più importanti della sua santità. E’ notorio che a Fonte Colombo fu scritta o comunque perfezionata la Regola francescana, che alla Foresta fu scritto il Cantico delle creature e che a Greccio realizzò la prima sacra rappresentazione della natività di Cristo poi denominata Presepe. Un tal cumulo di “cosette” di natura storica avrebbero fatto la delizia di qualunque comunità che non fosse quella abulica che vive in Sabina per innestarvi sopra una marea di iniziative durante tutto l’anno capaci di attirare masse di fedeli e di visitatori e di trasformarsi in beni di natura immateriale e materiale con benefici effetti su tutto il corpo sociale. Ma così non è stato. Ma è inutile piangere sul latte versato. Speriamo che questa iniziativa inauguri un risveglio vero ed un nuovo periodo di vitalità spirituale e no capace di fare “miracoli”. E alla città che ha come protettore il santo taumaturgo Antonio da Padova al quale spesso ci rivolgiamo con l’espressione “Santantò pensare Tu!”, speriamo  che questa volta ci abbia pensato davvero e con effetti duraturi.

L’iter delle esposizioni, perché di questo si tratta, parte da Greccio per poi proseguire a Rieti ed è stato articolato utilizzando tutto ciò che poteva essere utilizzato per esposizioni di natura sacra, artistiche e meno artistiche. A Greccio, dopo un primo affaccio al San Santuario dove accadde la prima rappresentazione  e dove è un affresco originale dell’epoca, sarà possibile visitare un museo del presepe situato vicino al paese, un presepe diffuso dentro il centro storico realizzato con grandi sagome e un mercatino di natale con tante casette contenenti presepi di ogni tipo, infine una visita alla biblioteca comunale dove nella sala Giovanni Velita è stata realizzata una mostra di libri e documenti sul presepio. A Rieti il percorso ideato realizza sia l’obiettivo di vedere tutto quanto fa parte del tema dell’evento sia la visita dei più importanti monumenti della città. Partendo da un qualsiasi punto del centro storico, il visitatore si inserisce in un percorso circolare che, ben corredato da una carta topografica tascabile di pregiata fattura grafica e di facilissimo uso, ci conduce per mano a visitare tutto ciò che deve essere visto.

Si tratta di esposizioni presepiali, mostre d’arte, presepi scenografici, percorsi didattici e tanto altro. Finalmente ad un giornalista è fornita materia degna di commenti positivi. E’ più frequente infatti che a Rieti ed in Sabina ci si debba applicare per commentare fatti negativi. A mio modesto avviso Mons. Domenico ha indicato alla città tutta nel suo complesso: forze politiche, economiche, sociali ecc. un esempio di iniziativa concreta per uscire dalle secche dell’abulia e del chiacchiericcio inconcludente. Se poi coniughiamo tutto questo con le altre iniziative prese dai singoli comuni come  Poggio Bustone che diventa Presepe da 20 anni, ne viene fuori un significativo periodo natalizio tutto all’insegna della “natività” che può mettere Rieti e tutta la Sabina al centro di una grande attenzione nel cuore dell’Italia centrale. Saranno capaci i reatini di capire la lezione?!?