Riceviamo e pubblichiamo integralmente:
Gentile Direttore, ancora una volta mi permetto di bussare alla sua porta sperando che si apra. Nei paesi terremotati la situazione è diventata insostenibile perché ci sentiamo umiliati e presi in giro con le peggiori menzogne. Da 4 anni abbiamo le zone rosse sorvegliate dai militari. Da 4 anni viviamo in “quarantena” nelle SAE (Soluzioni Abitative d’Emergenza) in attesa della ricostruzione che non arriva mai. Nessuno ne parla. Da 4 anni la gente si ammala e rischia la vita perché il trauma del sisma ha indebolito le difese immunitarie. Nessuno ne parla. Anch’io ho dovuto sottopormi a sei mesi di immunoterapia e chemioterapia, che hanno sconfitto gli ospiti sgraditi nel mio stomaco. Da 4 anni le attività produttive sono ferme. Nessuno ne parla. Se qualcuno di noi parla, viene messo a tacere. Adesso con un colpo di bacchetta magica saltano fuori i miliardi di euro, non per la ricostruzione dei paesi terremotati. Lor signori aprano i cantieri … ci sarebbe lavoro per molti. La pazienza è finita.
La classe politica, che occupa le istituzioni, non ha capito l’importanza vitale dei piccoli paesi di montagna, patrimonio prezioso dei beni primari come l’acqua, l’aria pulita, il legname oltre la zootecnia ed altri prodotti essenziali. Non può abusare della nostra capacità di sopportazione. Presto, lo spero, esploderà il dolore e la rabbia in una rivolta popolare. Io sarò con la mia gente, il popolo della montagna. Ci sentiamo umiliati ed offesi nella nostra dignità dalle menzogne della mala politica di Roma. Siamo stanchi di aspettare. Basta !!! Auguro a lei, gentile Direttore, buon lavoro. Non ci dimentichi.
Francesco LIAZZA