Lo scorso fine settimana, nella frazione di Roccaporena, è stata celebrata la tradizionale “Festa della Rosa e delle Rite”, questo a memoria del miracolo della rosa sbocciata in pieno inverno. Raccontano le cronache: << Rita era morente nel monastero di Cascia e una cugina va a farle visita. Rita le chiede: “Portami due rose e due fichi dal mio orticello di Roccaporena”! La parente sorrise a simile richiesta: nel mese di gennaio, infatti, non è possibile trovare a Roccaporena una rosa fiorita e dei fichi. Ma, recatasi nell’Orto, la cugina trovò veramente quanto Rita desiderava >>. E il Santuario di Roccaporena dal 1952, l’ultima domenica di giugno, ricorda questo evento. Quest’anno la festa è stata modulata in base alle prescrizioni in atto per evitare il diffondersi del Coronavirus. << La cosa bella, comunque, è che finalmente sono tornati i pellegrini, anche se non nei numeri degli scorsi anni - ha dichiarato Don Canzio SCARABOTTINI, Rettore del Santuario. Le varie celebrazioni le abbiamo trasmesse in diretta Facebook e YouTube sui canali social dell’Opera di Roccaporena, permettendo così ai tanti devoti che non sono giunti in Umbria di unirsi a distanza alla nostra preghiera >>. La sera di sabato 27 giugno, presso la palestra dell’Hotel Margherita, l’Arcivescovo di Spoleto-Norcia Mons. Renato BOCCARDO ha presieduto una veglia di preghiera al posto della tradizionale processione per le vie di Roccaporena: non è stata organizzata in quanto era difficoltoso garantire il distanziamento tra le persone. All’inizio, nei pressi dell’altare, è stato deposto un cesto contenente alcuni messaggi giunti al Santuario di Roccaporena durante il tempo del confinamento a causa del Coronavirus.

 

Infatti, migliaia sono state le e-mail, i messaggi whatsapp, le telefonate o le lettere delle persone che hanno chiesto l’intercessione della Santa dei Casi Impossibili nel pieno della pandemia. Nella breve riflessione l’Arcivescovo si è soffermato sul più grande dono che Rita consegna ai suoi devoti: << L’umile donna di Roccaporena, ripetendo le parole degli Atti degli Apostoli ci dice: non ho né oro né argento dà darvi. L’unica cosa che ho e che vi dò è l’amicizia col Signore, la sua grazia, la sua consolazione, la sua misericordia. In questo territorio casciano la gente viene per chiedere consolazione e conforto nelle tragedie della vita: quante famiglie ferite depongono preghiere, quanti genitori affidano i figli a colei che è stata madre. E noi che sentiamo Rita come una di famiglia, proviamo ad essere come lei veicolo che fa conoscere il dono di Dio agli altri >>. La mattina del 28 giugno, alle ore 11.00, sempre nella palestra dell’Hotel Margherita, Mons. BOCCARDO ha presieduto la Messa alla presenza di 200 fedeli, il numero massimo ammesso. Hanno partecipato anche il Sindaco del Comune di Cascia, Mario DE CAROLIS, e il Commissario Straordinario Sisma 2016, Giovanni LEGNINI. Nell’omelia l’Arcivescovo ha ricordato che << … nella vita cristiana non ci sono le mezze misure, ma ci vuole coraggio, fedeltà e coerenza». Poi, il richiamo all’accoglienza, uno dei pilastri nella vita di Rita, che nel Lazzaretto di Roccaporena accudiva i poveri e i malati di lebbra: «accogliere è fare spazio, aprire orizzonti, spalancare le porte. Dio ci accoglie così come siamo e non per quello che vorremmo essere. Dio non giudica né condanna, ma continuamente rimette in piedi. E allora - ha proseguito il Presule - non sono i muri o le separazioni che costruiscono una società bella e degna dell’uomo, ma la differenza e la dialettica. E Rita oggi esercita ancora una vera accoglienza di quanti a lei si rivolgono: accoglie tutti e tutti si sentono riconosciuti in lei che si fa carico delle preoccupazioni e delle gioie e le presenta al Signore >>.

Al termine della Messa c’è stato il passaggio delle reliquia della Santa dalla parrocchia della cattedrale di Ischia (NA) al Santuario della Vergine del Portone in Asti. In Piemonte la reliquia rimarrà per sei mesi, dopo andrà in Basilicata, a Potenza, fino al giugno 2021. Al termine della Messa, Vescovo e autorità si sono recate nella chiesa di San Montano, dove Rita si è sposata e dove sono sepolti il marito e i figli, per l’inaugurazione del restauro degli affreschi del catino absidale (nella foto): sono riemersi, dopo anni sotto scialbo, quelli della parte inferiore che raffigurano gli apostoli. Il restauro è stato possibile grazie al contributo del BIM - Bacino Imbrifero Montano presieduto dal Prof. Egildo SPADA, presente alla cerimonia, ed è stato realizzato dalla Coo.Be.C. - Cooperativa Beni Culturali di Spoleto. Altra novità, è stato il trasferimento del manto di Santa Rita, un pezzo di pelle di capra che secondo la tradizione appartenne a Rita: da una cappella laterale del Santuario è stato spostato all’interno della Casa Natale di Santa Rita, dove è maggiormente visibile ai devoti.