Proprio in questi giorni, per la casa editrice Fuorilinea, è uscito l’ultimo libro di poesie di Egildo SPADA (nella foto), attuale Sindaco del Comune di Poggiodomo e Presidente del Consorzio BIM “Nera e Velino”. Già il titolo, Me apocrifo, come è scritto nell’introduzione di Elio DI MICHELE << … allude alle difficoltà per un autore di essere oggettivo mentre con onestà e senza infingimenti racconta la Verità nel momento in cui si appresta a stilare su carta un resoconto della propria vita. Se però un’autobiografia è sempre un apocrifo, un falso d’autore, tanto più lo è un’autobiografia poetica, falso movimento che illude la realtà attraverso un vocabolario necessariamente ambiguo qual è quello poetico e che da del protagonista un punto di vista, seppure acutissimo, tuttavia solo (?) interiore. Ma sono proprio queste profondità di abissi dell’anima da far riemergere, queste interiorità che fanno tremare in primo luogo SPADA stesso e talvolta balbettare per il timore di doversi spogliare e svelare fino in fondo, quasi illazioni infantili di timore di fronte alla grandezza del mondo, a dare respiro alla sua poesia. E questo avviene attraverso un linguaggio fitto di parole antiche e inconsuete, in cui ogni frase è un lampo di immagini e i versi elementi frantumati che manifestano definitivamente l’urgenza del poetare: parole costrette a fuoriuscire, ma sempre, nonostante l’alta maestria dell’autore, coscientemente inadeguate a una realtà ineffabile, frasi collocate come pietre miliari di un discorso che è percorso di vita, magma che deve emergere dalle viscere della terra, soffioni di aria incandescente da troppo tempo costrette a nascondersi e a negarsi in quelle stesse viscere, brucianti geiser del desiderio che potrebbero ustionare le coscienze >>.
Come per le raccolte precedenti, Il ritorno (Guerra 2005) e In folio (Guerra 2008), anche quest’opera, suddivisa in quattro movimenti di cui il primo dà il titolo al libro, testimonia una frequentazione assidua con la mitologia e la Bibbia. << Ma la nostalgia - conclude DI MICHELE - che potrebbe apparire, di un mondo finito non ha nulla di antico. Al contrario, per SPADA, è la rampa di lancio per decifrare ogni realtà in evoluzione, per capire il presente attraverso e con strumenti stabili e concreti. Per dirla tutta, la sua classicità e le sue mitologie sono slanci di modernità elastica e di tensione verso altre prospettive e possibilità più lontane. È, quella di SPADA, una poesia non facile, non perché aristocratica, ma in quanto adatta solo a chi ha gran fiato, resistenza, passione, cuore e garretti per scalare quelle montagne che si stagliano in lontananza. Ma per chi arriverà alla vetta, la vista sarà incomparabile: ne è valsa la pena, si dirà, faticare, sudare, come l’autore che ha scelto, centellinato, vagliato ogni parola, ne ha cercato le connotazioni più segrete >>.