Riceviamo e pubblichiamo integralmente una nota di Stefano VINTI (nella foto), Segretario regionale del Partito della Rifondazione Comunista:
<< La sera dell’8 maggio, nel cuore di Perugia, segna un punto di rottura intollerabile per la sicurezza urbana e la vivibilità cittadina. Corso VANNUCCI, Piazza IV Novembre, Piazza DANTI e non solo, sono stati il teatro di un vero e proprio scontro tra bande di spacciatori per il controllo del territorio. Perugia è vittima di una strategia della criminalità organizzata che non esita a confrontarsi attraverso la violenza per il mantenimento di quote di mercato delle sostanze stupefacenti. Una situazione intollerabile che va immediatamente stroncata attraverso un’opera sinergica tra le forze dell’ordine e le istituzioni tutte. Le forze dell’ordine devono adottare una strategia seria, metodica e prolungata di ripristino della legalità, concentrandosi sui fatti e sui comportamenti criminosi, lasciando perdere simpatici clown o perseguendo i cittadini che manifestano democraticamente la loro opposizione alle scelte politiche che hanno come obiettivo la privatizzazione dei saperi e dell’università. L’azione di repressione deve avvenire, anche, attraverso un’azione di intelligence che si ponga l’obiettivo di arrestare il flusso di droghe che la criminalità organizzata trasferisce a Perugia per commercializzarla. Alla repressione, che spetta al Ministero dell’Interno e alla Questura di Perugia, occorre affiancare un’azione complessiva di prevenzione con investimenti in progetti sociali e culturali di inclusione, smantellando sacche di marginalità ed esclusione garantendo a tutti l’esercizio pieno del diritto di cittadinanza.
Occorre pertanto uno sforzo straordinario per interventi che ripristinino un’adeguata qualità della vita al centro di Perugia, attraverso un reinsediamento produttivo, commerciale, artigianale ed abitativo, ripensando ad una politica della grande distribuzione nel comune di Perugia, che desertifica e strangola l’acropoli. Quello che serve è un nuovo progetto politico, culturale urbanistico e sociale per il centro storico, partecipato con i cittadini e gli operatori economici, che assuma senza ipocrisia la gravità della situazione. Ovviamente una parte considerevole della perdita della qualità sociale e urbana del centro storico passa anche per la consapevolezza del totale fallimento delle politiche “proibizioniste” che alimentano la microcriminalità e l’arruolamento dei giovani “nuovi cittadini”, senza speranze nel futuro, ghettizzati culturalmente, esclusi dai processi di mobilità sociale, nelle schiere degli spacciatori >>.