di Gianfranco PARIS
Ho letto sulle pagine locali de Il Messaggero di ieri un commento di Massimo CAVOLI ad alcune dichiarazioni del collega avvocato umbro BENEDETTI VALENTINI, a me ben noto per ragioni anagrafiche e per militanza politica. Il collega B.V. sostiene che una buona ragione per salvare il Tribunale di Rieti (nella foto) sarebbe quella di chiederne l’inserimento nel distretto della Corte d’appello di Perugia, che con questa aggiunta raggiungerebbe il milione di abitanti necessario per giustificare la esistenza della Corte d’appello oggi situata nel capoluogo umbro. Con ciò diventando il quarto tribunale della stessa. CAVOLI ha ben compreso che quello di B.V. è un vero e proprio assist concesso al Foro reatino per la salvezza del nostro Tribunale, che mai e poi mai potrà sperare di essere salvato come tribunale autonomo facente parte della Corte d’appello di Roma. Ho trascorso la mia intera vita professionale di avvocato, ho iniziato nel 1962, all’interno della Corte d’appello di Roma, iscritto all’Ordine forense di Rieti, e penso di avere qualche esperienza per far conoscere ai giovani colleghi e alla cittadinanza tutta perché ritengo che la tesi del collega B.V., oltre che tener presenti gli interessi umbri, milita a favore di quelli dei reatini.
Il primo argomento è che la Corte d’appello di Roma comprende un distretto che vanta un carico di lavoro tra i più alti d’Italia. Il Tribunale di Rieti è scampato alla mannaia del boia ministeriale qualche anno fa solo perché era ancora capoluogo di Provincia. Allo stato attuale Rieti non è più una Provincia. Ormai Viterbo e Roma hanno assorbito la maggior parte degli uffici di importanza provinciale lasciando a Rieti solo degli sportelli per informazioni, in questa situazione con una popolazione di 160mila abitanti nessun Governo riuscirà a tenerlo in piedi, ancor di più perché noi non abbiamo a Roma alcun protettore, come non ne abbiamo avuti nel passato quando i nostri uomini politici erano di ben altro spessore di quelli di oggi e soprattutto perché non si giustifica rispetto agli obiettivi delle riforme renziane in atto. Chi si illude vive nel mondo dei sogni e non conosce come vanno realmente le cose in Italia. Il secondo argomento riguarda la opportunità e la convenienza. L’Umbria oggi ha bisogno del Tribunale di Rieti per salvare il suo distretto di Corte d’appello, i politici umbri contano molto di più dei nostri nel governo nazionale. L’Umbria è una Regione che potrà essere assorbita in una macroregione dell’Italia centrale, ma non potrà mai essere soppressa, come è accaduto per la Provincia di Rieti. Gli umbri pertanto difenderanno con le unghie e con i denti presso il Ministero di Grazia e Giustizia la esistenza del Tribunale di Rieti e la sua salvezza spazzerà via per sempre il pericolo della sua soppressione.
Il terzo argomento attiene alla logistica. Sembra che molti siano convinti che sarà più difficile recarsi a Perugia che a Roma. Ciò era vero fino a pochi anni fa. Io ho sofferto per un cinquantennio il tragitto Rieti-Roma, anche dopo la costruzione della autostrada del sole e del suo tratto finale da Fiano Romano al raccordo anulare. Era un vero incubo, dico era perché ormai se ne può fare a meno per molti affari dopo la introduzione del processo telematico. Ma per raggiungere Piazzale Clodio, parcheggiare, essere taglieggiati dai percheggiatori abusivi ecc … ho sempre impegnato due ore o due e mezzo. Oggi si va a Perugia con 1 e 1/2, grazie a 8 km. di gallerie, alle quali si debbono aggiungere altri 4 km. per coloro che vengono dalla Sabina vicina alla Salaria e la sede della Corte d’appello di Perugia è a portata di mano e di parcheggio. Se i giovani avvocati non lo sanno, prima di schierarsi nella impossibile e quindi inutile di fesa del Tribunale di Rieti nel distretto della Corte d’appello di Roma, facciano la prova. Io l’ho fatta varie volte in questi ultimi tempi. Provare per credere! Mai farsi ammaliare da ciò che non si conosce direttamente. Non ho mai avuto la pretesa di imporre a nessuno le mie idee, sempre frutto di esperienze vissute, e con questo stesso spirito invito i 500 iscritti all’albo forense reatino a documentarsi prima di schierarsi a sostegno di cause perdute che giovano solo a pochi.