A cura dell'Avv. Gianfranco PARIS, Direttore responsabile del mensile MONDO SABINO:
<< Mondo Sabino dal mese di dicembre si sta occupando di un’altra bufala rifilata ai reatini dalla congrega industriali-sindacati-politici che in questi ultimi venti anni è riuscita distruggere il Nucleo industriale Rieti-Cittaducale.
Sarà bene ricordare che quel Nucleo, realizzato negli anni sessanta-settanta dalla classe politica del centro-sinistra della cosiddetta prima repubblica, è stata l’unica realizzazione seria e concreta, unitamente alla struttura ospedaliera del San Camillo De Lellis, realizzata nel sessantennio di repubblica italiana, che nel momento di massimo fulgore fece un pieno di circa seimila dipendenti, garantendo alla Provincia di Rieti un benessere diffuso per oltre un ventennio.
Poi nell’era Craxi, che qui da noi si identifica con l’IVA (Ianni-Vella-Antonini), arrivarono i guasti di quella che meritò il nome di tangentopoli ed iniziò il saccheggio dei fondi di stato con lo smantellamento graduale delle realtà più importanti del Nucleo. Si cominciò con la Merloni, poi la Texas e la Telettra, che da sole garantivano circa tremila posti di lavoro.
Le tristi vicende della Merloni e della Texas sono ben ricostruite e descritte nel libro “Almanacco di fine millennio” che, se volete, potete leggere sul sito “mondosabino.it”, mentre quella della Telettra ancora non ha raggiunto il suo epilogo.
Negli anni novanta, la Telettra, sulle orme degli altri due, cominciò a dimostrare poco interesse a mantenere lo stabilimento di Rieti per la cessazione dei benefici della Cassa del mezzogiorno.
Lo stabilimento si salvò solo perché intervenne la francese Alcatel che in quel momento aveva interesse ad espandersi anche in Italia e che ha mantenuto per circa un decennio una presenza ancora importante nel nucleo industriale reatino.
Intanto chiudevano man mano tutte le piccole industrie dell’indotto che erano sorte intorno alle più grandi ed il polo industriale si incamminava a diventare un deserto dei tartari con capannoni occupati dai sorci.
L’anno scorso anche l’Alcatel ha deciso di chiudere i battenti a Rieti e subito si è scatenata la corsa non a salvare l’azienda e a mantenere i posti di lavoro, ma a rapinare i fondi dello stato che, quando le aziende decidono di chiudere, vengono abbondantemente trovati sulle spalle dei contribuenti per finti salvataggi e per arricchimenti illeciti delle tante sanguisughe dalle quali è infestato il nostro mondo economico.
Così è nata la RITEL, costituita si è detto da un gruppo di imprenditori reatini. Ed è stato questo l’argomento più importante posto in campo per far scattare l’assistenza di stato a favore della medesima. Meglio gente di casa nostra che i soliti pirati!
Così il Ministero competente, la Finanziaria regionale e quant’altro sono stati messi al servizio di un fantomatico piano industriale, che non è stato portato a pubblica conoscenza e che se si richiede non viene fatto conoscere, in base al quale è stata data esecuzione a tutto un piano di erogazione di fondi e benefici economici senza alcuna garanzia di adempimento da parte della RITEL.
Ovviamente i politici locali ed i loro cugini sindacalisti, che corrono solo quando i buoi sono scappati dalla stalla perché non hanno idee e forse non ne vogliono avere, si sono subito accodati perché così facendo si sono calmate le acque. E tutto va ben madama la marchesa!
Intanto nel mese di dicembre scorso un gruppo di dipendenti onesti ha ritenuto opportuno portare a conoscenza delle autorità tutte, nonché del colto e dell’inclito, che da quando la RITEL ha preso possesso dell’azienda si stanno smontando pezzi di macchinari che vengono portati via senza nessun controllo e senza sapere perché. Solo Mondo Sabino ha diffuso la notizia, per il resto vige un abbottonamento generale che non lascia sperare nulla di buono.
Intanto, poiché i sindacati non prendono iniziative concrete, si sta diffondendo tra i lavoratori un giustificato allarmismo perché la commesse languono e non si sa cosa prevede il piano industriale quando invece i soldi dagli enti pubblici l’impresa li ha presi e li prende regolarmente.
Così allo stato attuale si sta verificando ancora una volta il copione di sempre e a breve anche la ex Telettra farà la fine della Merloni, magari con la installazione di un altro ipermercato o giù di lì, o sarà ridotta ad una precaria struttura industriale con pochi dipendenti come lo è la EMMS, nata dalle ceneri della multinazionale Texas.
Il rito si ripete ancora e il trinomio industriali-sindacati-politici continua imperterrito nel più vergognoso degli inciuci alla faccia di Rieti e della Sabina tutta >>.