Pubblichiamo integralmente una nota di Bruno PESCETELLI, Segretario generale provinciale della CISL di Rieti:
<< Referendum per cambiare Regione o affinare oltremodo le nostre peculiarità territoriali per entrare “degnamente” nella nuova Provincia della Tuscia-Sabina o per entrare nell’area metropolitana della capitale? Sono queste le principali linee guida che, al momento, muovono le rivendicazioni di alcuni Sindaci, di diverse forze politiche e di qualche organizzazione sindacale, nei confronti dell’annunciato smantellamento della Provincia di Rieti. Di fronte a questo scenario, fatta salva la libertà di posizione di ognuno, come CISL di Rieti ci chiediamo: quale mobilitazione reale è avvenuta all’interno della nostra provincia, sia a livello di pubblica opinione che di schieramenti, politici o sindacali che fossero, per contrapporsi alla soppressione della Provincia di Rieti? Ma, soprattutto: è mai possibile che, per l’ennesima volta, questa città capoluogo, insieme con i suoi 73 comuni, non riesca a palesare una autentica coscienza unitaria per rivendicare una posizione univoca? E ancora: mobilitazione, in funzione di quale risultato? La CISL di Rieti chiede al Presidente MELILLI, anche in qualità di componente della giunta UPI, di farsi portavoce e capintesta della richiesta di deroga allo smantellamento della Provincia di Rieti, così come avvenuto per Belluno e Sondrio, salvati in quanto definiti territori montani.
Perché, se da un lato è noto che il punto debole del nostro territorio provinciale sia nella estrema frammentazione e nella presenza di comuni molto piccoli e, probabilmente, non più in grado di assolvere adeguatamente i compiti assegnati, dall’altro, osserviamo: quale differenza c’è tra la situazione orografica di Belluno e Sondrio e quella della Provincia di Rieti? E se è vero che dall’Alta Valchiavenna a Sondrio o dal Cadore a Belluno può essere un’impresa raggiungere i due capoluoghi, qualcuno ha mai spiegato ai ministri CANCELLIERI e PATRONI GRIFFI le difficoltà (specie in alcuni mesi dell’anno) a raggiungere Rieti da Torrita di Accumoli, da Sant’Anatolia di Borgorose, da Orvinio? E domani da Accumoli, da Borgorose, da Marcetelli, da Orvinio per recarsi a Viterbo? E questo, anche se ci fosse già un’unione di comuni in loco! Ecco, allora, che urge una vera mobilitazione di popolo, una forte unità d’intenti per reclamare queste istanze, non di mero campanile ma rivenienti direttamente dalla persone, essendo fondamentale ribadire l’esigenza della deroga per la Provincia di Rieti. Come CISL di Rieti, rifiutiamo, infatti, l’idea che il confinare con Viterbo per pochi chilometri attraverso il solo fiume Tevere possa essere la giustificazione per unire i due territori, annullando definitivamente l’identità di Rieti, dei Sabini, progenitori di Roma stessa! Una Provincia, quella di Rieti, svilita nella sua economia, priva di rappresentanza politica a livello nazionale e, soprattutto, regionale, nonostante la presenza di un assessore e quattro consiglieri che hanno impudentemente assistito all’ulteriore depauperamento del territorio sabino da parte della Giunta POLVERINI, tra mancati finanziamenti per modernizzare una viabilità antelucana e il pericoloso ridimensionamento delle strutture sanitarie. E quando, chiedevamo la dichiarazione dello Stato di Crisi del territorio, ci fu risposto da più fronti che questo status non aveva i presupposti solo perché, magari, disturbavamo chi governava, in barba agli interessi della popolazione e delle lavoratrici e dei lavoratori espulsi dal ciclo produttivo. Figurarsi se oggi si può accettare anche solo l’ipotesi di mobilità per i dipendenti della Provincia! Questa nostra terra attende un risarcimento da lungo tempo: ebbene, questo risarcimento sia l’applicazione della deroga alla soppressione della Provincia di Rieti. Ed è su questo terreno di confronto che la CISL di Rieti chiede alle altre organizzazioni sindacali CGIL-UIL-UGL, di promuovere insieme una azione di mobilitazione delle intera popolazione affinché, tutti insieme, si gridi di smetterla di annullare le coscienze dei nostri cittadini, oggi utili solo come contribuenti! Occorre risvegliare queste coscienze, ritrovando uno spirito unitario che non è di mera conservazione ma di salvaguardia di un futuro non sacrificabile sull’altare del risparmio a ogni costo, laddove questa esigenza di risparmio non ha ancora toccato la casta politica e i tanti carrozzoni a essa legati. Quanto al possibile campanilismo che potrebbe muovere la proposta di deroga, lo intravediamo solo nel fatto che giudichiamo inaudito e inaccettabile smantellare la provincia, il cui capoluogo è il Centro geografico d’Italia. E allora quale campanilismo? Nessuno! Solo un ritrovare nuova speranza, risvegliando altrettanto intelligente attenzione alla storia del nostro territorio, un fiore all’occhiello per il nostro Paese e non oggetto solo di maldestra centrifuga istituzionale >>.