Riceviamo e pubblichiamo integralmente una nota di Clemente DOMINICI, Sindaco del Comune di Paganico Sabino e rappresentante dell'ANPCI Lazio:
<< In occasione dell’elezione del Presidente della Repubblica, l’ANPCI, l’Associazione Nazionale dei Piccoli Comuni, ha indetto per giovedì prossimo, alle ore 11.00, in Piazza Montecitorio, una grande manifestazione dei sindaci “con fascia tricolore” per ricordare ai Grandi-Elettori ed al prossimo Presidente della Repubblica le enormi difficoltà in cui si trovano i Piccoli Comuni ed i loro cittadini, abbandonati dalle Istituzioni. La manifestazione ha una bandiera ed un manifesto. Eccolo: IL MANIFESTO DEI PICCOLI COMUNI. Al Parlamento ed al nuovo Capo dello Stato chiediamo di: Governare il Paese valorizzando il ruolo dei territori e dei comuni italiani. I Sindaci italiani dei Piccoli Comuni, di ogni colore e sensibilità politica, sottopongono alle formazioni politiche ed agli eletti nella competizione elettorale nazionale del 24/25 febbraio alcune richieste fondamentali e prioritarie per le quali chiedono un impegno preciso. Le richieste riguardano riforme urgenti che stabiliscano: 1) Autonomia generale e libera scelta nell’organizzazione dell’Ente Locale. Libera partecipazione nella gestione associata delle funzioni tenendo conto solo dei tre principi fondamentali (efficienza, efficacia ed economicità) nel rispetto dei costi standard. Eliminazione dei tagli lineari previsti a partire del 2013, con l’impegno a rivedere complessivamente l’ammontare e le modalità dei tagli secondo il procedimento dei fabbisogni standard ed efficienza della spesa;
2) ESCLUSIONE DEI COMUNI fino a 5.000 abitanti dal PATTO DI STABILITA’. A fronte di un risparmio dello 0,2%, che si otterrebbe dall’applicazione del patto a tali Enti, si creerebbe un blocco generale degli investimenti nei piccoli comuni che inciderebbe negativamente sul PIL in maniera maggiore rispetto al risparmio che si otterrebbe. Per il PATTO DI STABILITA’ l’ultimazione delle opere già in corso e la realizzazione di qualsiasi opera pubblica o di manutenzione del patrimonio sarà resa impossibile. Le attività economiche e l’ imprenditoria medio-piccola moriranno; 3) IMU ridotta ed assegnata integralmente ai Comuni, attribuendo ampia possibilità di calibrarla per ragioni di equità, secondo il principio di progressività, tenendo conto che, spesso, nei Piccoli Comuni la seconda casa è quella ereditata; 4) Centralità del ruolo dei piccoli comuni (artefici della storia millenaria del nostro Paese) per lo sviluppo economico ed infrastrutturale, stabilizzando specifiche politiche pubbliche nei settori strategici e tenendo conto dei principi di coesione sociale per le aree più svantaggiate del Paese, attraverso il mantenimento e potenziamento dei servizi in loco con particolare riferimento a scuole, servizi postali e di telefonia pubblica, sanità, viabilità, trasporti; 5) Riordino normativo-fiscale, semplificazione amministrativa e contabile; 6) Abolizione della TARES che genera solo costi esorbitanti alle attività produttive già gravemente compromesse nella loro stabilità dalla congiuntura economica e ripristino della TARSU gestita in piena autonomia dai Comuni >>.