di Franco PISTONI
<< DA VICINO NESSUNO E’ NORMALE. Vorrei far conoscere un piccolo ‘miracolo’ che sta avvenendo al di là delle montagne che tengono Rieti, ben lontana dalle realtà del resto del Paese. Scrivo con rabbia, perché ancora una volta, vedo il luogo dove ramificano le mie radici, umiliato e tenuto all’oscuro. Circa un mese fa, il 31 ottobre, dopo essere stato considerato il vincitore morale del Festival del Cinema di Roma, è uscito, nelle sale cinematografiche, tranne Rieti, naturalmente, un piccolo film che è divenuto un Caso Culturale, dove mi onoro di aver lavorato. Il film si chiama ‘Si Può Fare’ ed è ispirato ad una vicenda realmente accaduta in quel di Pordenone, agli albori della Legge Basaglia. Nel girare poi l’Italia con la “tournée” di presentazione che ci ha fatto partecipare al film “dal vivo”, come a teatro, in contatto diretto col pubblico, abbiamo visto le facce, gli occhi, le lacrime, l’energia emotiva che il film sprigiona nelle persone. E abbiamo capito che questo film è un piccolo miracolo. Non sappiamo come altro definire fenomeni che di solito non si verificano mai. Come il gestore di cinema di Torino che mi ha detto: “Gestisco sale da 50 anni e nella mia vita non ho mai visto la gente che applaude a tutte le proiezioni”. O la ragazza di 24 anni che va a vedere “il film dei Matti” e resta così toccata da provare per la prima volta nella vita il “Desiderio di abbracciare chi ha fatto questo film”, sino a cercare la mail di qualcuno di noi per dircelo. O la signora che scrive al regista offrendosi di fare pubblicità al film bussando porta a porta nelle case perché “Lo devono vedere tutti”. O le tante persone che dopo il film ti avvicinano e non dicono “Bravi” né “Bello”: ti guardano con gli occhi lucidi e dicono “Grazie” (chi mai si è sentito dire “Grazie” per un film?). O i pareri del pubblico su Internet, in cui ormai non si contano frasi come “Il film più bello che abbia visto da molti anni” e c’è persino qualche “Il film più bello che abbia mai visto”. Più di uno lo mette al livello di “La vita è bella” di Benigni. Questi piccoli miracoli (e ne avrei tanti altri da raccontare) ci hanno convinto che questo film è come i nostri personaggi: è un film diverso. E a Rieti?
Quel che emerge, nel vedere il film col pubblico, è che colpisce tutti allo stesso modo. Sa toccare il cuore di anziani e giovani, uomini e donne, matti e sani, colti e ignoranti. Un piccolo film uscito in poche copie che sta conquistando consensi, applausi in sala, pareri entusiasti su Internet, (a Terni è stato per tre settimane in sala, così come ad Aquila) e a Rieti? Persino Baudo, dopo aver visto il film, lo ha sposato e ne ha parlato come un “quasi fan” a Domenica In. La Lega delle Cooperative è pronta a spendersi, sta promuovendo un evento contemporaneo in 44 sale di tutta Italia e si dice disposta ad intervenire in ogni modo. La regione Lombardia, attraverso l’Assessore alla Sanità, sta organizzando un evento a Milano per tutti gli operatori del settore. Altre cose sono in cantiere. Tra Cooperazione e Sanità si stanno muovendo un grande numero di persone già ben collegate tra loro e fortemente motivate. 400 studenti di un Istituto Tecnico di provincia nel sud, hanno visto il film proiettato nella loro scuola. E’ impossibile spiegare l’effetto a chi non c’era, sembrava una scena da anni ’50 o da cinema indiani: boati, decine di applausi, lacrime, gratitudine finale quasi imbarazzante. E a Rieti? Questo è quel che abbiamo visto in sala in tutta Italia: tranne naturalmente Rieti. Ma come meravigliarsi? Persino il Basket, fiore all’occhiello di questa città sta lentamente agonizzando. Forse, nella prossima intervista che farò, comincerò anch’io a dire che sono nato a Roma per lasciar svanire nell’oblìo questi luoghi paragonabili al finale di ‘Cent’anni di Solitudine’ di Marquez. W la Sagra della Porchetta e mi raccomando, serriamoci in casa, dovesse farci male aprire un poco le finestre all’esterno! >>.