Riceviamo e pubblichiamo integralmente:
<< C’è anche la Camera di Commercio di Terni fra gli enti coinvolti dal tentativo che si sta portando avanti al Senato di bloccare le Camere di commercio che hanno fatto ricorso contro la riforma che ne prevede l’accorpamento. Il blocco avverrebbe attraverso un commissariamento che potrebbe essere inserito in una norma specifica del decreto crescita in corso di conversione. Per questo, 18 Camere di Commercio, dislocate su tutto il territorio nazionale fra le quali l’ente ternano, stanno facendo fronte comune confermando la contrarietà agli accorpamenti stabiliti dalla riforma voluta nel 2016 dall’ex Ministro CALENDA. La possibilità del commissariamento è stata paventata nelle ultime ore dal Governo su input diretto del Ministero dello Sviluppo Economico e di Unioncamere. Le 18 Camere di Commercio sostengono fermamente la propria contrarietà ai commissariamenti che comporterebbero sui territori coinvolti notevoli difficoltà. Commissariare gli enti camerali che non abbiano concluso il processo di accorpamento entro il 31/03/2020, così prevederebbe l’emendamento in discussione al Senato, comporterebbe il conseguente azzeramento di Consiglio, Giunta e Presidente e quindi della rappresentanza del sistema economico locale.
La misura verrebbe inserita in una specifica norma del decreto legge 03/09/2019, attualmente in fase di conversione, e costituirebbe un provvedimento che andrebbe a bloccare il percorso giurisdizionale avviato da numerose Camere e che attualmente si trova di fronte alla Corte Costituzionale per dirimere la questione di legittimità costituzionale. Tra le Camere di commercio ricorrenti anche quella di Terni, che ha sollevato dinanzi al TAR del Lazio una questione di incostituzionalità. A fronte di tale percorso e di una situazione ancora pendente dinanzi alla suprema Corte, il commissariamento si configura come un atto illegittimo, che crea intorno alle Camere di commercio un quadro normativo ancora più confuso. Secondo le 18 Camere di commercio coinvolte, gli accorpamenti forzosi non tengono conto delle specificità dei territori e dei sistemi produttivi; i primi a soffrirne saranno i territori più piccoli, più deboli e più in crisi. Il ricorso a suo tempo presentato anche dalla Camera di commercio di Terni al TAR ha evidenziato la possibile incostituzionalità di tale norma e la decisione è stata inviata alla suprema Corte, dato il forte rischio di illegittimità per quanto attiene alla leale e corretta collaborazione tra lo Stato e le Regioni sulla materia delle Camere di Commercio.
Un atto come quello in discussione in questi giorni al Senato, che prevede di commissariare gli enti ricorrenti, preso a fronte di un percorso giurisdizionale ancora in itinere, dimostra che il Governo e prima ancora l’Unioncamere, non stanno certo tutelando un principio di democrazia riconosciuto anche costituzionalmente, secondo il quale le norme che il Parlamento approva, e da chiunque ritenute contrarie all’ordinamento, sono impugnabili davanti alla Magistratura che ha il potere di valutare se siano tali o meno. Anche il Presidente della Camera di Commercio di Terni, Giuseppe FLAMINI (nella foto), considera l’atto una grande forzatura “… dal momento che nessuno ne era a conoscenza. Ritengo che si stia consumando un ulteriore strappo al dialogo istituzionale che da tempo le 18 Camere di commercio coinvolte stanno cercando di ricostruire sulla vicenda”. Del resto è notizia di ieri che le Regioni Emilia Romagna e Toscana hanno approvato, senza voti contrari, una mozione con cui si impegnano a chiedere al Governo il principio di accorpamento delle Camere di Commercio su base volontaria. L’auspicio è che sul solco tracciato da Emilia Romagna e Toscana tutti i rappresentanti politici umbri, ora peraltro impegnati nella imminente tornata elettorale, si adoperino per la difesa dell’istituzione che rappresenta un territorio, anche in considerazione del mantenimento delle Province >>.