Una Santa Pasqua inedita, così in tanti diversi interventi Mons. Fabio DAL CIN (nella foto), Arcivescovo delegato Pontificio, ha definito questo momento centrale della fede del credente: inedita, ma forse più vera. E questa autenticità si è vissuta nella Veglia Pasquale del Sabato Santo, dove senza la benedizione del fuoco e la processione, la liturgia ha avuto inizio dall’accessione, di fronte ad una chiesa buia, del cero pasquale. Nell’omelia, Mons. DAL CIN, alla sola presenza della comunità residente dei frati cappuccini, ha ricordato con le parole dell’Angelo il senso profondo della Veglia Pasquale: << Non dovete più temere! Gesù crocifisso è risorto! È questo l’annuncio che da allora ha attraversato i secoli e ha percorso le regioni della terra; e ci raggiunge anche in questa Santissima notte. Il Signore Gesù ha debellato per sempre la sua morte e la nostra: Cristo risorto dai morti non muore più; la morte non ha più potere su di Lui. E anche noi siamo destinati a vivere in eterno con Lui. Ormai il tempo della paura è finito! >>. L’Arcivescovo ha desiderato ricordare come il tempo che stiamo vivendo è un tempo di buio, di notte attorno a noi, ricordando come si legge dall’Antico Testamento al Nuovo come Dio dal buio mandò la sua luce, e come dalla tomba gelida di Cristo, la luce della Vita ha vinto le tenebre della morte. Nella Domenica di Pasqua, l’Arcivescovo ha celebrato in Basilica l’Eucarestia, riprendendo nell’omelia una frase che in questi momenti sta viaggiando tra i social e i media: “Andrà tutto bene”.
<< Questo grido di ottimismo - ha detto Mons. DAL CIN - nasce dal profondo della nostra esistenza: dobbiamo e vogliamo affermare che siamo fatti per vivere! Benedetto sia questo grido! Non lo dobbiamo soffocare, perché è il desiderio di vita infinita che Dio ha messo nel cuore di ogni persona >>. Le ultime parole dell’Omelia sono state rivolte a Maria: una preghiera accorata: << O Madre del Crocifisso risorto, che nell'ora del dolore e della morte hai tenuto accesa la fiamma della speranza, insegna anche a noi ad essere, nella prova di questo tempo, testimoni convinti del perenne messaggio di vita e di amore portato nel mondo da Cristo risorto >>. Al termine della Santa Messa l’Arcivescovo, accompagnato dal Rettore Padre Franco CAROLLO e dal Vicario della Delegazione Pontificia Don Bernardino GIORDANO, è uscito dalla Basilica fin sul sagrato, dove ha benedetto la città di Loreto con un ramo d’ulivo e l’acqua santa benedetta nella notte di Veglia. << Signore, guarda benigno questa città di Loreto, tu conosci le vicende del nostro passato, le gioie e le angosce del momento presente, i progetti e le speranze per l’avvenire. Non ci venga mai a mancare il tuo aiuto o Signore: proteggi le nostre case, le famiglie, le scuole, l’ospedale, le case di riposo, i luoghi di ospitalità e di assistenza e ogni ambiente di vita e lavoro.
Circonda del tuo amore i loretani e tutti i pellegrini che salgono su questo colle per trovare pace e conforto nella Santa Casa di Maria. Benedici Signore questa città. Benedici tutti i lavoratori che provvedono alle necessità della famiglia e al progresso della società; benedici i giovani perché non si spenga mai nel loro cuore la speranza di un mondo migliore e la volontà nello spendersi generosamente per edificarlo. Benedici gli anziani e gli ammalati e tutti coloro che soffrono nel corpo e nello spirito. Benedici coloro che ci governano perché siano operatori di giustizia e di pace. Benedici i sacerdoti, i fedeli, i religiosi e le religiose, i consacrati. Benedici la tua chiesa che è in Loreto. Interceda per noi la vergine Madre, che dalla sua santa casa questa città è fiorita. Risplenda il tuo volto, o Padre, sulla comunità di fede e sulla società civile, e la tua benedizione ci accompagni nel cammino del tempo, verso la patria futura >>.