A cura dell'Avv. Gianfranco PARIS, Direttore responsabile del mensile MONDO SABINO:
<< Ci sono due motivi per i quali il Nucleo Industriale Rieti-Cittaducale, varato negli anni sessanta da una saggia politica del centro sinistra dell’epoca, ha fallito tutti i suoi obiettivi ed ha fatto la miseranda fine di oggi. Primo, la classe politica locale in tutte le sue componenti non è stata in grado di creare quelle infrastrutture che lo rendessero autosufficiente una volta cessati i benefici della Cassa per il Mezzogiorno. Secondo, la mancanza della formazione di una classe imprenditoriale di manager e di maestranze capaci di mandare avanti da sole un processo di sviluppo industriale autonomo.
Appena cessati i benefici della Cassa per il Mezzogiorno sono cominciati i guai. Prima se ne sono andati i MERLONI, poi la TEXAS ed infine la TELETTRA. I nostri piccoli uomini politici locali, selezionati da un elettorato dello stesso livello, non hanno saputo fare altro che affidarsi alla politica della cassa integrazione e dell’assistenza, mungendo la vacca dello Stato senza ritegno alcuno e senza alcuna prospettiva per il futuro. Tanto per mantenersi a galla. Ed in questa sciagurata politica del tirare a campare sono stai aiutati dai sindacalisti di casa nostra, anche loro desiderosi solo di tirare a campare per mantenersi a galla.
Il tram tram dell’assistenzialismo dura da ormai quasi vent’anni e la commedia degli incontri per salvare posti di lavoro continua imperterrita, senza il minimo di dignità. Ognuno recita la sua parte e chi ci rimette più di tutti sono i lavoratori che alla fine perdono il posto di lavoro. Anche se a molti va bene così.
Il caso dell’ALCATEL è l’ultimo in ordine di tempo. La società francese che rilevò la TELETTRA, non trovando più conveniente produrre a Rieti certi prodotti, decise di ridimensionare la sua presenza nello stabilimento di Rieti. Così si aprì la corsa alla successione. Intanto in Italia i furbetti del quartiere avevano imparato una nuova tecnica: cercare di inserirsi nelle aziende in crisi senza sborsare un soldo, ma al solo scopo di farsi dare altri soldi dallo stato con la promessa di salvare posti di lavoro senza salvarli.
Questa tecnica era stata sperimentata con successo con la OMICRON da un forestiero che ha promesso mari e monti, ha intascato e si è fatto dichiarare fallito.
A questo punto ci hanno provato anche i reatini. La cosiddetta cordata della RITEL. Ricordo con fastidio il rumore messo in moto da tutti per fare in modo che la RITEL diventasse la nuova padrona anziché fare in modo che la ALCATEL non se ne andasse. Politici, sindacalisti e agit prop di ogni tipo hanno gridato ai quattro venti che la scelta non poteva che cadere sulla cordata di imprenditori reatini. E così è stato.
Ma chi erano questi imprenditori reatini, quali capitali mettevano a disposizione, quali capacità manageriali mettevano in campo? Nessuno lo ha mai capito bene. E anche questa volta sono stati firmati protocolli con l’avallo dei sindacati con tante promesse e belle speranze.
Ma il copione anche questa volta si è rivelato lo stesso. La RITEL si era impegnata a trovare commesse, solo in questo caso la ALCATEL e la Finmeccanica avrebbero deciso di entrare anche loro nella società per dare una mano e continuare l’attività, sia pure riconvertita.
L’accordo è del dicembre scorso. Ad oggi però la RITEL non ha trovato le commesse che si era impegnata a reperire, così il 5 febbraio anziché nominare un nuovo CdA per mettere in atto una politica di entrata di nuovi soci, è stato nominato solo il Presidente. E ALCATEL e Finmeccanica si guardano bene dallo entrare. E ora è tornata di nuovo la paura della chiusura!
Per affrontare certe situazioni ci vogliono manager con le palle e capitali. La Cordata dei Reatini non ha né le palle né i capitali. Anzi non è che a Rieti i soldi non ci sono, ma gli industriali (se così li vogliamo chiamare) sono abituati a campare di rendita senza investire una lira. E i sindacalisti, che lo sanno bene, gli fanno um..pa..pà per salvare i loro privilegi nelle botteghe sindacali! E ai politici importa poco perché tanto quando si va a votare prevalgono altre cose. Bastano in fin dei conti i favori ad personam. Con buona pace di tutti >>.