di Gianfranco PARIS
Domani pomeriggio, alle ore 17.00, sarà presentato a Labro (nella foto), nella sala grande del Castello Nobili Vitelleschi, il libro di Alberto de Angelis “Labro. Il paese di pietra”. In questi ultimi venticinque anni la Sabina ha registrato progressivamente una notevole attenzione alla pubblicistica nei riguardi del territorio e credo sia utile capirne il perché e il valore per comprendere meglio quali le ragioni e l'importanza di di una tale opportunità.
Fino agli anni ottanta se si volevano reperire notizie sul territorio della Sabina bisognava seppellirsi in biblioteca e spolverare testi scarsi e antichi, scritti in altre epoche, il più moderno quello del Fagiani che risaliva agli anni antecedenti la seconda guerra mondiale. Giravano ancora, ma quasi introvabili, una guida della provincia ed una della città di Rieti scritte dal compianto, ma ormai quasi dimenticato, prof. Angelo Sassetti Sacchetti come ultima testimonianza del suo affetto per la Sabina, ristampate per l'ultima volta negli anni '70 dall'EPT dell'epoca.
Con l'arrivo della televisione locale, ed in particolare con la rubrica “Curiosità e bellezze di casa nostra”, curata dal sottoscritto e da Gabriella Scardaoni, iniziò un processo di conoscenza approfondita di tutto ciò che di bello e di utile esisteva dalle nostre parti, che ben presto dette frutti che sembrava ardito prevedere.
Una puntata di quella trasmissione fece conoscere negli anni ottanta per la prima volta al grande pubblico reatino il castello Nobili Vitelleschi di Labro, dove ora viene presentato il libro di Alberto De Angelis.
Poi, nel 1986 arrivò Mondo Sabino che iniziò una sistematica opera di valorizzazione e conoscenza di ogni cosa che esisteva nel territorio e fu giocoforza che subito dopo iniziasse la pubblicazione di libri ed opuscoli di ogni genere.
In soli 25 anni l'approccio al territorio è gradualmente cambiato e da allora è profondamente modificata la considerazione del suo patrimonio storico e culturale ed delle sue bellezze.
Alberto de Angelis, collaboratore storico di Mondo Sabino, è stato uno dei protagonisti di questo processo attraverso i tantissimi articoli scritti dal 1994 ad oggi. Sono pochi i numeri del giornale da allora ad oggi nei quali non compaiono articoli a sua firma che spaziano dalla attenzione al territorio a quella verso il sociale e verso la cultura. Un impegno di vasto respiro.
Da questo impegno sono nati i suoi tre libri. Il primo di poesie “Emozioni in uno sguardo” perché Alberto è prima di tutto poeta e dei migliori, il secondo sulle “Miniere di Buonacquisto e di Vicchiagnone attraverso la memoria dei superstiti” e il terzo, quello di oggi, su “Labro. Paese di Pietra”, entrambi dedicati al territorio nel quale è nato e nel quale vive dal 1994.
Innanzitutto un atto di affetto nei riguardi della terra natale e subito dopo il senso del dovere nei riguardi della collettività della quale fa parte integrante. Alberto considera sua patria d'origine non solo il comune nel quel risiede, ma l'intero territorio di questa parte pedemontana della Valle Santa.
Leggendo le pagine del libro mi è accaduto di ripercorre con il pensiero l'intero arco storico della conoscenza del nostro territorio perché Alberto parte da lontano, dalle notizie conosciute della preistoria suggerite dalle numerose tracce archeologiche che emergono continuamente dal nostro territorio.
Sovvengono immagini nitide di come poteva essere la piana reatina sommersa dal Lacus Velinus sul quale si specchiavano le montagne circostanti brulicanti di insediamenti urbani e di fattorie romane, bonificata la prima volta da Marco Curio Dentato con l'apertura della cascata delle Marmore.
Poi i primi insediamenti agricoli nella pianura più alta, verso sud. Poi l'abbandono conseguente all'arrivo dei barbari con unici presidi i possedimenti dell'Abbazia di Farfa incasellati nel territorio del Ducato di Spoleto, come l'abbazia di San Salvatore a Contigliano, sempre sulle pendici dei monti per difendersi dalla zona paludosa. Poi Carlo Magno e le incursioni dei musulmani fino al mille. Epoca nella quale nasce la struttura urbanistica attuale del territorio con l'incastellamento, che costituisce ancora l'ossatura di tutto il paesaggio. Fino al 1200, secolo nel quale la storia celebra il momento più importante della Sabina quando Rieti fu sede di Papi e che registrò momenti turbolenti della lotta per le investiture tra la Chiesa ed il potere imperiale.
Fu allora che si delineò in modo stabile l'assetto del potere feudale nei vari castelli della Sabina, fu allora che i Nobili di Labro si affermarono come famiglia dominante, più tardi nel 1500 rilevati dai Vitelleschi così da diventare il castello Nobili Vitelleschi.
Poi il potere temporale del “Papa re” dello Stato pontificio fino al 1861, cento cinquanta anni or sono, durante il quale le famiglie ruotano intorno alla Chiesa che si occupa non solo delle anime ma anche del corpo.
Poi il Regno d'Italia alla cui unificazione la Sabina dette momenti alti come quello della Repubblica Romana del 1948-49 e quello della Campagna dell'Agro romano del 1867. Una partecipazione che registrò l'impegno attivo della gioventù sabina con tributo di sangue per la redenzione nazionale.
Impegno che a Labro si è perpetuato fino all'ultima guerra mondiale con la partecipazione dei fanti labresi della Divisione Venezia che aderirono militari con le stellette alla Divisione partigiana Garibaldi di Montenegro combattendo con grandi sacrifici contro i nazisti e gli ustascia di Croazia, coprendosi di onore con un grande tributo di sangue.
L'ultimo superstite di questa epopea il tenente Giuseppe Virili, che è stato vice sindaco di Labro per lungo tempo, deceduto l'anno scorso a ferragosto, che sono stato onorato di ricordare a margine della toccante cerimonia religiosa officiata da Don Settimio, un'altra delle “istituzioni” del paese. Personaggio con il quale sono entrato a contatto per merito di Alberto de Angelis che era alla ricerca di tracce garibaldine in Sabina per un servizio su Mondo Sabino.
Tutto questo vaga nella mente del lettore del libro di Alberto de Angelis, suscitato da tutte le notizie che egli fornisce e che inquadra con sapienza nelle pagine della storia.
Ne viene fuori una lettura pregna di interesse che stimola una continua ricerca di ulteriore conoscenza. E' come mangiare le ciliege: “l'una tira l'altra”!
Ma Alberto non si ferma alla parte storica. Approfondisce alcuni aspetti particolari di ciò che l'oggetto del libro offre.
Parla dei mulini ad acqua della Valle Avanzana, della storia della Famiglia Vitelleschi, di Don Settimio Liberali, parroco di Labro dal 1938, delle visite pastorali dei vescovi della diocesi, del culto dei defunti, del come si divertivano i labresi e conclude con racconti e leggende sulle streghe e droghe.
Fornisce un ampio spaccato della vita locale, stimola amore e considerazione per tutto ciò che c'è di utile e di bello, spinge a cercar di capire perché se non si comprende non si può nemmeno apprezzare. E oggi un processo di questo tipo, stanti i tempi che corrono, è ancor più necessario.
Il libro di pag. 280 e con foto a colori può essere acquistato presso la libreria Centrale di Rieti, sita in via Garibaldi, e presso il Bar Procoli di Moro Reatino. Prezzo euro 22,00.