di Gianfranco PARIS
La minaccia di morte ha fatto effetto all'italiana. Questa volta si sono mobilitati tutti, anche se la proposta concreta è venuta fuori dal centro destra. E' stata ridotta la quantità di abitanti necessaria per la sopravvivenza, ancorandola alla superficie montana. Come dire: se la metà della provincia è costituita da montagne, non si può pretendere che ci abiti una quantità di persone pari ad un territorio sito in pianura. Così i 220.000 previsti nella prima bozza della finanziaria sono diventati prima 200.000 e poi, per chi vive in montagna, 150.000. E voilà il gioco è fatto.
Ma si è trattato di un marchingegno, tra l'altro teso a rendere la finanziaria una barzelletta perché delle 10 province iniziali ormai sono rimaste in 4 e non si vede quale beneficio possano trarne le malandate casse del malandato stato italiano!
Ma tant'è. Per ora siamo salvi. E così W Cicolani, Cicchetti, Emili ecc ... W Melilli ecc ... anche se Melilli si è limitato solo a protestare.
Ma il problema rimane.Vale la pena che una provincia come quella di Reti rimanga i piedi così com'è? Io me lo domando da 20 anni, cioè da quando uscì la legge 142 del 1990 sul riordino degli enti locali. Quella legge prevedeva la istituzione in Italia delle aree metropolitane per le grandi città ed una ristrutturazione totale degli enti locali presenti su tutto il territorio nazionale.
Da allora ad oggi si è fatto un gran parlare, ma quella legge non ha partorito nemmeno un topolino. Solo in qualche parte d'Italia sono nate le cosiddette Unioni di Comuni per qualche servizio come quello della Polizia locale, con le quali si è propagandato di aver fatto qualcosa, anche se sono estranee al contenuto di quella legge.
E' ormai evidente che l'organizzazione della gestione amministrativa del territorio nazionale non può più essere quella che fu concepita in tempi ormai remoti, quando lo stato era retto da forme di governo non democratiche. Ci si era illusi che l'inserimento dell'Ente Regione, istituito nel 1970, bastasse a dare alla nostra organizzazione del territorio una maggiore aderenza ai bisogni dei cittadini. Ma non è stato così, la struttura regionale è ben presto diventata una sovrastruttura dello stato e soprattutto non sono state abolite le province per creare un legame diretto e nuovo tra ente intermedio e comunità locali.
Invece ora, mentre tutti parlano di abolire le province fin dal 1970, ne nascono continuamente altre aggravando continuamente il bilancio dello stato con continui salassi per le tasche dei cittadini. Vedasi la finanziaria in gestazione.
Ora è anche chiaro che le province non saranno mai abolite perché servono al ceto politico per mantenersi in piedi, ad allora vediamo cosa si può fare in concreto per cercare di rendere la Provincia di Rieti degna di questo nome.
La destra ha sposato la mia proposta avanzata per la prima volta al convegno di Passo Corese organizzato da Mondo Sabino nel 1970, appena uscita la legge 142/90.
Il senatore Cicolani e tutti gli altri della cordata affermano che aver salvata la provincia di Rieti con il marchingegno sopra detto non può ritenerci soddisfatti, né alieni da ulteriori pericoli sempre in agguato. Così afferma che bisogna battersi perché il Parlamento istituisca le Aree metropolitane e nel contempo abolisca le rispettive Province. Nel nostro caso: istituisca l'Area metropolitana di Roma e abolisca la Provincia di Roma, lasciando tutto il territorio periferico a Roma capitale a beneficio delle quattro province confinanti che così vedrebbero accrescere il loro territorio ed il loro peso economico e sociale. E' in sintesi quello che io vado sostenendo da vent'anni.
Evidentemente il mio libro “Almanacco di fine millennio”, che si può trovare anche in internet nel sito mondosabino.it, non è stato una spesa vana, anche perché è stato consegnato a tutti coloro che hanno fatto e fanno politica dal 2006 ad oggi. Comunque gli articoli in esso contenuti erano stati scritti tutti su Mondo Sabino negli anni novanta.
Una tale proposta non ha bisogno di un particolare impegno per essere applicata in concreto. Perché esiste già la legge per Roma capitale, voluta di recente in sostituzione della 142/90 dal Governo di Berlusconi. Ci vuole soltanto la volontà politica di applicarla veramente. Mentre, se ci si imbarcasse nella abolizione delle province, non si arriverebbe da nessuna parte.
Inoltre sono convinto che una tale ipotesi non potrebbe che essere sostenuta che bypartisan perché tutti hanno interesse mantenere in piedi la struttura Provincia, ancor di più Fabio Melilli che presiede l'ente che raggruppa tutte quelle guidate dal centro sinistra in Italia, e che costituisce il suo vero interesse dell'oggi.
E' inoltre altrettanto chiaro che la soluzione di questo problema non può essere lasciata alla sensibilità degli amministratoti locali e ai parlamentari dei vari collegi elettorali. La questione interessa più di tutti il consiglio regionale nel suo complesso.
Infatti oggi il Consiglio regionale del Lazio, a causa della presenza della megalopoli romana, è più un consiglio di un'area metropolitana che di una regione in senso proprio. Esiste troppa sperequazione di rappresentanza e di interessi economici e sociali che relega gli interessi delle quattro province ai margini dell'attività dell'Ente, con gravi conseguenze per tutto il resto del territorio.
Governare una tale situazione è veramente arduo, lo testimoniano le continue diatribe di carenza di rappresentanza nella Giunta regionale di assessori provenenti dalle quattro province periferiche. Ma la cosa più grave è che i problemi della periferia soffrono una grave emarginazione di fronte ai problemi della megalopoli!
Quindi dovrebbe essere interesse di tutti i consiglieri regionali cercare di operare un riequilibrio di questa situazione. E' in Regione che i partiti, quelli di destra e quelli di sinistra, dovrebbero affrontare con energia il problema perché l'istituzione di Roma capitale passa attraverso una ristrutturazione organica di tutta la Regione Lazio.
Ora si da il caso che in Regione c'è una Giunta di destra, eletta sia pure per un soffio per l'impegno massiccio di Berlusconi che si è appropriato illegalmente gli ultimi giorni degli schermi televisivi. E' lì che Cicolani & C. debbono fare pressioni perché si creino le condizioni perché la sua proposta venga accolta, se veramente Cicolani ci crede e con lui ci credono Cicchetti, Emili, Costini ecc..
Ho partecipato di recente ad una riunione di radicali della regione Lazio durante la quale i due consiglieri eletti nella lista Bonino/Pannella Giuseppe Rossodivita e Rocco Berardo hanno manifestato sensibilità verso una tale proposta.
Che ne pensa il consigliere Perilli eletto nella lista del PD? Che ne pensano i consiglieri della destra che sostengono la Polverini?
E' qui che si misura la volontà vera di fare gli interessi del nostro territorio, non su una mera salvezza di un ente provincia che di fatto è come se non esistesse perché non produce un bel niente a beneficio del territorio, ma per risolvere una volta per tutte il problema e dare alla stesso un senso compiuto e giustificarne la spesa per il pubblico erario.
L'ordine del giorno approvato questa mattina dal consiglio provinciale, al quale hanno partecipato anche il sen. Cicolani, il consigliere regionale Perilli e i sindaci di molti comuni della Provincia di Rieti, ha dato mandato a tutti coloro che hanno poteri nella materia di attivarsi per accelerare la realizzazione della legge per Roma capitale con la conseguente abolizione della Provincia di Roma lasciando la porta aperta ai comuni periferici di essere trasferiti nelle altre quattro province del Lazio. Ma tutti sappiamo che gli ordini del giorno servono quasi sempre per auto assolversi dalle troppe colpevoli manchevolezze. Sarà anche questa volta così? O finalmente è arrivato il momento di passare dalle parole ai fatti?
Senatore Cicolani, assessore Cicchetti, consigliere regionale Perilli, dirigenti dei partiti tutti, la popolazione della provincia di Rieti vi attende ai fatti!