A cura dell'Avv. Gianfranco PARIS, Direttore responsabile del mensile MONDO SABINO:
<< Franco Marini è un politico di lungo corso. E' partito dal sindacato ed è approdato alla politica, come tanti nel nostro “amato” Paese. Lo conosco da quando fu inviato dalla CISL di Rieti a Ortisei ad uno dei primi campi scuola della CISL, da poco costituita, per la formazione dei suoi quadri sindacali.
C'ero anch'io a quel corso insieme anche a Mimmo De Acutis, ma capì subito che il sindacato non era pane per miei denti. Franco è sempre stato democristiano ed io, che ero repubblicano seguace di Ugo La Malfa, non sono stato quasi mai in sintonia con le sue idee politiche, anche se non in contrapposizione.
In questi ultimi giorni alcune sue dichiarazioni mi trovano concorde con la sua visione del PD, del quale Egli è stato uno dei fondatori e del quale da poco ho chiesto la tessera perché i Radicali, ai quali sono già iscritto da gennaio scorso, mi consentono la doppia tessera.
Sostiene Franco Marini che il PD di oggi ha poco futuro perché in esso prevale una visione culturale comunistocentrica che tende ad emarginare la componente dei cattolici popolari, alla quale appartiene Franco, e si rifiuta di integrare nel suo corpo la componente liberaldemocratica che invece fu molto vicina a De Gasperi negli anni dello immediato dopoguerra.
Anzi Franco ricorda che De Gasperi, che poteva governare da solo, da politico lungimirante qual'era, preferì invece governare insieme a PSDI, PRI e PLI che all'epoca rappresentavano l'anima liberaldemocratica del paese.
Questa cultura politica di Franco Marini discende penso anche dalla sua personale esperienza vissuta agli esordi della sua vita pubblica. Non bisogna dimenticare che Franco fu iniziato al sindacato dalla Cisl di Rieti guidata da Alberto Alunni, noto democristiano del dopoguerra, e da Giorgio Rossi, noto esponente repubblicano di quegli stessi tempi, entrambi per anni in consiglio comunale con i rispettivi partiti, che nella CISL reatina, appena costituita dopo la rottura del mondo cattolico e laico con la CGIL, realizzarono una fattiva collaborazione fra laici e cattolici nel mondo sindacale. All'epoca a Rieti erano migliaia gli operai che lavoravano alla Viscosa, alla Montecatini e allo zuccherificio e la CISL fu seguita subito da molti di loro.
Che il PD oggi sia monopolizzato o quasi dalla componente degli ex comunisti di via delle botteghe oscure è una grande verità e che la sua linea politica tenda a replicare nella vita politica italiana la presenza della loro azione politica risulta da vari fatti.
A Rieti, dove la componente ex democristiana è sempre stata forte perché erede del monopolio quarantennale durato fino al 1994, i maggiorenti del PD hanno raggiunto un punto di equilibrio con un accordo di potere tra Melilli (ex DC) e Ferroni (ex PCI) i quali controllano gli uomini importanti dal punto di vista elettorale con incarichi di potere e hanno consolidato la loro posizione con un accordo trasversale con gli avversari politici garantendo il loro appoggio ad alcune operazioni di grande peso economico e garantendo che il sindaco di Rieti sarà sempre della destra non consentendo la presentazione di candidati di spessore.
Chiunque osi minacciare questa situazione viene subito emarginato o costretto ad andarsene. Ogni tanto compaiono sui muri della provincia di Rieti manifesti che invitano ad iscriversi al PD, partito democratico all'americana che intende portare il nuovo nella vita politica italiana attraverso il dialogo tra tutte le forze che si ispirano alla democrazia. Se però qualcuno si prova a chiedere la tessera come il sottoscritto, allora non si risponde nemmeno. Per verità il mio caso ha quasi del comico perché io non ho chiesto la tessera perché ho letto un manifesto, ma perché sono stato invitato dalla segretaria provinciale del PD a partecipare alle loro riunioni dopo che avevo scritto in un mio articolo che il PD di Rieti è al servizio delle persone. Quindi per parteciparvi legittimamente ho chiesto la tessera, ma ancora non ricevo risposta.
La verità è che agli attuali dirigenti reatini del PD sta bene così. Ora, dopo le dimissioni di Giuseppe Rinaldi, si ritrovano senza segretario provinciale. Da mesi dicono che ne faranno un altro. Melilli proclama che ciò accadrà dopo un dibattito aperto che coinvolgerà tutti, comprese forze nuove. Ma continuano ad annaspare nel buio perché i maggiorenti non si mettono d'accordo nello individuare uno che garantisca i loro personali interessi. Vedrete cha all'improvviso salterà fuori un nome senza alcun dibattito, se non quello fra i pochissimi burattinai di sempre.
Ora non è chi non veda che una tale situazione condanni il PD ad essere sempre minoranza nel nostro paese perché tutto questo non porterà nessuna nuova energia alla vita di questo partito. Anzi ...
Franco Marini invece è sintonizzato su onde diverse. Egli ha capito che se il PD vuole vincere le elezioni prima e dopo Berlusconi, bisogna dare vita a quel partito che era stato vagheggiato da Prodi. Bisogna che le due componenti oggi presenti, sia pure in modo squilibrato, dell'ex PCI e dei cattolici Popolari, si spoglino della loro cultura di provenienza e si integrino con una terza componente liberal democratica che oggi è appena presente nel PD con singole persone che non contano niente.
Marini per farsi capire meglio ha scomodato l'esempio di De Gasperi. Ma i dirigenti del PD di Rieti di oggi appena conoscono il nome dell'uomo che seppe guidare l'Italia con spirito laico nel momento più critico del dopoguerra dopo la disastrosa sconfitta, e per questo fu punito perfino da Pio XII pur essendo un fervente cattolico!
Egli dice anche, nel più perfetto stile democristiano, che ormai la sua età lo sconsiglierebbe dallo buttarsi ancora nella mischia, ma che comunque, se sarà chiamato, è pronto al sacrificio.
Veltroni, per non scontentare Binetti & C., alle ultime elezioni mise il veto ad una alleanza con i Radicali italiani e li costrinse a presentarsi anonimamente nella lista del PD, mentre concesse la patente di alleato all'IDV di Pietro. Non appena il PD ha cercato di mettere in pratica un minimo di politica di integrazione della componente liberaldemocratica, Binetti & C. lo hanno ripagato fuggendo dal PD per lidi più supini al Vaticano, e Di Pietro è diventato di fatto un concorrente ed un avversario.
Bersani ripete a chiacchiere di essere fedele al modello di PD all'americana, ma nei fatti poco si vede in questa direzione. Qui da noi poi si sta lontani svariate miglia.
Ma la direzione è e rimane sempre quella che Prodi indicò fin dall'inizio quando viaggiava l'Italia in camper e vinse le elezioni. Prodi è stata ucciso dalla cultura prevalente cattocomunista del PD, i maggiori killer di Prodi provengono dalle fila degli ex PCI, ma quell'idea non deve morire perché è l'unica via possibile per dare all'Italia finalmente un governo rispettoso delle idee di tutte le sue componenti di sinistra. E finché tutto questo non si realizza la destra è destinata a sgovernarci fino a creare le condizioni di pericolose avventure.
Così ben venga il ritorno, se di ritorno si può parlare, di Franco Marini alla milizia attiva nel PD, sarà l'ultimo tentativo di ridare vigore al progetto di un Partito Democratico all'americana e di dare dignità alla presenza della sinistra nella politica italiana >>.