di Gianfranco PARIS
Il dibattito sull'uso conveniente per la città di Rieti della Piana reatina, scatenato in questo 2010 dal tentativo di installarvi impianti del fotovoltaico ed ora di un grosso complesso ospedaliero per la cura delle malattie mentali, ha portato finalmente ad un approccio politico più corretto della materia che potremmo definire la più importante dell'attività di un ente locale come il comune. Non è un caso che le città che hanno avuto uno sviluppo più marcato in questo dopoguerra sono quelle che hanno saputo programmare l'uso del proprio territorio con una conveniente programmazione urbanistica. Le altre, e tra queste la città di Rieti, si sono sviluppate purtroppo solo andando dietro agli interessi speculativi dei privati ed i risultati sono sotto gli occhi di tutti. La legge sui suoli, la cosiddetta Bucalossi che è del 1970 e che prese il nome dal Ministro repubblicano Bucalossi designato a quell'incarico dal PRI di Ugo La Malfa, aveva buttato sul piatto della politica uno strumento fondamentale perché i comuni potessero finalmente programmare e controllare secondo le esigenze della collettività l'uso del proprio territorio. Essa presupponeva che i comuni avessero degli strumenti urbanistici ben fatti ed la volontà politica di applicarli correttamente al fine di correggere le storture poste in essere dagli speculatori che non tenevano in alcun conto gli interessi della collettività. Ma quelle linee di tendenza non hanno avuto applicazione che in pochissimi comuni italiani, men che meno a Rieti, uno dei pochi comuni capoluogo di provincia che in quegli anni aveva un sindaco repubblicano, mi pare che il secondo fosse quello di Ancona.
A quell'epoca fui nominato Presidente della Commissione urbanistica del comune reatino e svolsi questo compito fino alla fine della legislatura prevista per il 1980. Assessore all'urbanistica era l'architetto Cantatore, il sindaco Saletti presiedeva una Giunta di centro sinistra con la partecipazione organica del PCI, la prima in Italia in capoluogo di provincia. Cantatore era stato indicato dal PCI. Era un ottimo amministratore, anche lui convinto come ancora molti nel PCI dell'epoca che bisognasse togliere ai privati il potere di “sgovernare” il territorio asservendolo solo al proprio interesse. A lavoro iniziato, dopo circa due anni, una improvvisa decisione portò al ritorno dell'architetto Cantatore a Roma ed alla sua sostituzione con Andrea Ferroni alla guida dellassessorato diretto dallo arch. Trilli. Da quel momento addio politica urbanistica della legge sui suoli e lotta ad oltranza per non consentire l'applicazione di quegli strumenti urbanistici che avrebbero potuto far sviluppare Rieti in modo molto diverso da quello che vediamo sotto i nostri occhi. La più grande delle scellerataggini fu l'annullamento dello incarico dato all'architetto Lugli per la redazione del Piano particolareggiato del centro storico la cui mancanza produce i suoi effetti deleteri ancora oggi a beneficio dei soli palazzinari ai quali sono stati approvati i piani di recupero sempre da loro indicati. La politica che prese il sopravvento fu quella non di programmare nello interesse di tutti, ma di concedere lottizzazioni e concessioni urbanistiche solo su richiesta dei privati con varianti in deroga del piano regolatore vigente. Ovviamente in questo gioco alla rincorsa degli utili ad ogni costo i più forti economicamente e coloro che erano più ammanigliati hanno avuto buon gioco, quando non è accaduto che gli stessi edili siano diventati addirittura soci di qualche amministratore. Tutta la periferia reatina è nata da questo perverso meccanismo protetto da commissioni edilizie nelle quali sedevano uomini di fiducia degli edili e da sindaci compiacenti. Anzi è accaduto anche di più. Durante i “sindacati” dei socialisti Augusto Giovannelli e Bruno Vella si consentì ai privati di realizzare il centro Futura dove invece avevamo programmato si realizzasse un parco cittadino e si interruppero i lavori iniziati del nuovo carcere con grave danno per le casse comunali allo scopo di non diminuire le potenzialità urbanistiche di Colle Aluffi, dove oggi troneggia una struttura della ristorazione. Questa solfa durò fino al 1994 con la “feroce” opposizione del MSI che a quei tempi era l'unico partito di opposizione capeggiato da Cicchetti, Rositani ecc. All'arrivo del sindaco Cicchetti si pensava che le cose fossero ricondotte nell'alveo della legalità e che finalmente si pensasse a Rieti in termini di prevalente interesse della collettività. E ciò si era autorizzati a pensare per tutti i discorsi che Cicchetti aveva fatto dal 1970 in poi quando era all'opposizione. Ma così non è stato. Fu proprio Cicchetti a rilasciare la licenza a costruire al centro Futura, lo stesso Cicchetti che aveva partecipato alla raccolta delle 5.000 firme perché la zona fosse mantenuta a parco cittadino. E la politica urbanistica è stata appaltata alla componente forzaitaliana che per molti anni fece nominare assessore l'arch. Alunni, figlio della politica affaristica del club socialista di via Cappelletti che aveva avuto il suo momento d'oro con le giunte presiedute da Giovannelli e da Vella, e che dopo fece nominare l'imprenditore edile, si fa per dire, Marzio Leoncini per il quale la politica è servita, sull'esempio di Berlusconi, per trasformare la sua magra attività da precaria a florida. Entrambi hanno portato alle estreme conseguenze quanto concepito dal club socialista di via Cappelletti con la politica delle lottizzazioni in deroga e con i piani di recupero solo là dove la speculazione pensava di poter meglio guadagnare a spese del territorio. E tutto ciò nella più totale indifferenza della opinione pubblica che da sedici anni accorda fiducia pur avendo sotto gli occhi gli scempi più eclatanti e sopportandone le conseguenze con i prezzi degli immobili alle stelle e con una penosa tipologia edilizia delle case. Ora hanno consentito addirittura l'invasione della sfera della edilizia economica e popolare della 167 rilasciando licenze a finte cooperative che hanno il solo scopo di mantenere alti i prezzi delle case. La novità di questo ultimo anno è la sostituzione operata dal sindaco Emili dello assessore all'urbanistica Marzio Leoncini con il dott. Chicco Costini. La gestione Leoncini era diventata troppo indecente e bisognava dare una riverniciata. Costini ha voluto cominciare dando i segni di volersi distaccare dall'andazzo di questi ultimi sedici anni. Ha subito dovuto esporsi per rispondere al tentativo posto in essere da Gerbino & C. di regalare la piana reatina alla speculazione del fotovoltaico a causa della pressione della opinione pubblica. Ha dovuto render conto della applicazione della legge 167 ed ora è arrivata la questione della clinica privata da localizzare sotto a Monticchio, richiesta da quel Carlino fratello di colui che fu candidato dell'UDC durante le ultime regionali e che imbrattò di manifesti la città di Roma. Per verità la Piana reatina è sotto attacco fin dalla prima Giunta Cicchetti, quella dal 1994 al 1999, quando l'allora assessore Maurizio Turina vagheggiava un circuito di Formula 1, proposta per la quale si guadagnò l'epiteto di “Quello degli aseni che volanu!”. Anche questa volta la tecnica è quella di sempre, iniziata dal centro sinistra e perfezionata dal centro destra. I privati scelgono il posto dove la speculazione è più vantaggiosa e poi, d'accordo con gli amministratori, ottengono le autorizzazioni a costruire. Carlino ha fatto come la società milanese del fotovoltaico a Piani di Sant'Elia, ha fatto una buona offerta per l'eventuale acquisto dei terreni e sottoscritto, con quelli che erano d'accordo, un preliminare vincolato al rilascio delle licenze edilizie. L'offerta d'acquisto e la quantità dei terreni richiesta, che è facile determinare dalla quantità di lettere di offerta che sono state inviate, è notevole. Ciò vuol dire che l'immobiliarista Carlino sa bene quel che vuole realizzare sotto Monticchio una vera e propria città nella quale con la scusa di una casa di cura ci sarà di tutto come ha rivelato Fabrizio Colarieti su Il Messaggero. Evidentemente la clinica, o ospedale che dir si voglia, non è altro che la scusa per urbanizzare tutta quella zona che oggi è agricola, ed una delle più pregiate per le caratteristiche geografiche. Chi ha deciso di voler urbanizzare quella zona non è stato quindi il Comune di Rieti attraverso gli strumenti previsti dalla legge, ma ancora una volta il solito privato secondo i propri interessi. E la cosa più inquietante è che tutto questo lavorio, che certo a Rieti non può essere avvenuto tanto in segreto c'è stato questa estate, proprio dopo alcune interessanti dichiarazioni diffuse dal nuovo assessore all'urbanistica Costini che lasciavano presupporre una inversione di tendenza. Per ora Costini dice di non saperne niente, anche se Carlino ha parlato della cosa al sindaco di Rieti e al presidente della amministrazione provinciale Melilli. Ciò fa presupporre che, se Costini non ne sa niente, vuol dire che il suo assessorato non conta niente! Ma il vero problema non è questo, che riguarda solo la gestione interna della maggioranza. Il vero problema è che manca a Rieti la consapevolezza dell'uso del proprio territorio. I linea di principio può anche andar bene che in quella zona si costruisca un ospedale, ma chi lo deve decidere è il consiglio comunale nella sua sovranità o addirittura tutta la popolazione con un referendum come è avvenuto in molti comuni d'Italia quando la scelta era di notevole importanza. E certo l'uso della Piana reatina, uno dei biotopi più importanti dell'Italia centrale, non è cosa di secondaria importanza. Chicco Costini allora, se vuole dimostrare di voler invertire la tendenza sul serio, deve partire dalle fondamenta, deve cioè fare in modo che qualsiasi decisione urbanistica si debba prendere per la Piana reatina sia presa dopo che ci sia stata una decisione trasparente sulla destinazione della stessa coinvolgendo tutte le componenti cella vita politica reatina e non solo e con varianti in deroga a Piano Regolatore Generale vigente. La prima cosa che io farei al suo posto è quella di concordare con il sindaco la convocazione di un consiglio comunale per verificare quali orientamenti ci sono tra le forze politiche non sulla autorizzazione da rilasciare al Carlino, ma sul futuro di tutta la Piana reatina. Verificare poi l'orientamento di una eventuale maggioranza con un referendum popolare, e solo dopo, una volta trasformata la volontà di tutta la cittadinanza in strumenti urbanistici, passare al rilascio delle licenze consentite. Questo si chiama, a mio sommesso avviso, buona e saggia amministrazione. Invece anche l'opposizione non mostra di avere le idee chiare, non si va al di là di un generico no, o nel peggiore dei casi si avalla con la scusa dei posti di lavoro. Un ritornello che ci angoscia ormai da molti anni perché non una sola volta i posti di lavoro promessi da chi chiedeva favori alla pubblica amministrazione si sono concretizzati nella realtà. E francamente con grande stupore ho letto ieri che Paolo Tigli, che fu il primo e unico sindaco comunista di Rieti alla fine degli anni ottanta, oggi riciclatosi tra i democristiani o giù di lì, ha rilasciato una dichiarazione nella quale esorta a non farsi scappare ancora i posti di lavoro promessi. Il lupo perde il pelo ma non il vizio! Prima delle vacanze estive esortai l'assessore Costini a non mollare, lo feci perchè avevo rilevato nelle sue dichiarazioni una volontà di portare la politica urbanistica del comune di Rieti nel giusto solco. Ora dopo le vacanze, e dopo aver appreso le ultime novità, gli invio l'esortazione a non deludermi e soprattutto a non deludere le aspettative della cittadinanza perché l'urbanistica è lo strumento principale dello sviluppo della nostra città.