A cura dell'Avv. Gianfranco PARIS, Direttore responsabile del mensile MONDO SABINO:
<< Alberto De Angelis ha dedicato dal 1964 ad oggi le sue attenzioni alla terra natale, il segmento di territorio situato alle pendici ovest del massiccio del Monti Reatini che comprende i comuni di Morro Reatino (nella foto), suo paese di nascita, Labro e Rivodutri. Essi si presentano al viandante come un balcone dal quale si può ammirare da nord tutta la meravigliosa piana reatina punteggiata dalle macchie tremule del lago di Ripasottile e del Lago Lungo, residui dell'antico Lacus Velinus con sullo sfondo la città di Rieti che dipinge il quadro d'insieme come la scenografia di uno spettacolo teatrale. Su queste pendici passò di certo nel XIII secolo il poverello d'Assisi quando si recava allo speco di Poggio Bustone per le sue meditazioni spirituali. Credo che da allora ad oggi poco sia cambiato nel paesaggio di questa zona. Magari solo le brutture urbanistiche di quest'ultimo dopoguerra, quando la cosiddetta civiltà contemporanea ha cominciato a far capolino anche da queste parti. Alberto, la cui famiglia si era trasferita a Roma quando era ancora ragazzo, vi è tornato a vivere dal 1994. E da allora attraverso l'impegno giornalistico con Mondo Sabino ha cominciato ad occuparsi della diffusione della sua immagine al di fuori del ristretto orizzonte della vista umana. Intanto continuava a scrivere poesie che erano la sua passione. Le migliori sono contenute nella raccolta “Emozioni in uno sguardo”. Poi una “Raccolta di Liriche” in sei volumetti, il romanzo d'amore “Gli occhi che sorrisero” e “Ricordando il Borgo di Don Bosco” di Roma.
Dopo aver scritto molti articoli su Labro, Morro e dintorni, cominciò a scrivere anche libri sullo stesso argomento. Cominciò con “Le miniere di Buonacquisto e di Vicchiagnone, che erano una testimonianza recente della vita reale di quella zona, poi ha proseguito con “Labro paese di pietra” ed ora con “Morro Reatino - Sentinella del Fuscello”. Con questo libro Alberto fa un compendio della storia e della vita del suo paese natale partendo dalle origini fino ai nostri tempi. Così facendo fornisce ai suoi “paesani” l'occasione per conoscere meglio il luogo e la storia dei loro avi, e realizza un altro tassello del grande mosaico della conoscenza della Sabina. Egli parla di tutto, di storia, di economia, di costume sociale, di folklore, dei luoghi del sacro, dei miti e delle leggende, dei tempi del Risorgimento nel quale Morro registrò la presenza di Garibaldi, quando l'eroe dei due mondi venne a Rieti per i fatti della Repubblica Romana, e fece visita a Bernardino Blasi che lo ospitò, e che dopo lo aiutò nella formazione della I Legione Italiana facendo deliberare dal comune un contributo per il mantenimento dei Legionari, mentre vigilava i confini con il regno delle due Sicilie. Poi riferisce del Brigantaggio che fu particolarmente attivo subito dopo l'Unità del 1861, alimentato dai fautori dei Borboni del confinante regno delle due Sicilie. E parla anche dei fatti dell'immediato ultimo dopoguerra, dei quali è stato testimone diretto perché all'epoca era già adolescente ed in grado di registrare nella memoria ciò che accadeva. Così si parla di Noè Lattanzi, promotore della rinascita di Morro, e di Angelo Renzi. E conclude questa parte con un capitolo dedicato ai “Momenti del terrore del 1944”. Fu questo uno dei momenti più angosciosi della vita dei morresi, prima e dopo la liberazione di Rieti da parte degli Alleati. Prima perché i repubblichini di Salò consumarono varie prepotenze nei confronti della popolazione accusata di proteggere i partigiani, dopo perché alcuni facinorosi, anziché affidarsi alla legge per ottenere giustizia per i torti ricevuti, si abbandonarono a vendette personali. Mentre ci furono casi di rappresaglie a scopo di rapina che nulla avevano a che fare con le vicende politiche dell'epoca. Alberto visse in diretta la morte dello zio Di Lorenzo Pietro detto Peppino, di anni 36 con tre figli a carico, che fu catturato dai repubblichini nella Valle Avanzana mentre andava a caccia, come era sua abitudine, scambiato per partigiano, spogliato e fatto morire con lo scoppio di una bomba a mano nelle vicinanze di un casaletto ancora esistente nella valle. Fu un'epoca quella con la quale non abbiamo ancora fato i conti. Si preferisce non parlarne. Ciò però fa covare negli animi un sordo rancore che alimenta un sentimento costante contrario alla pacificazione sociale. Bene ha fatto quindi Alberto a trattare l'argomento perché questi sono fatti che fanno parte della carne ancora viva di Morro Reatino ed è bene che se ne parli pubblicamente per esorcizzarli. Il libro termina con un capitolo dedicato a “Spigolature, racconti, proverbi, aneddoti” con ciò fornendo proprio un quadro completo della vita e del paese di Morro Reatino >>.