A cura dell'Avv. Gianfranco PARIS, Direttore responsabile del mensile MONDO SABINO:
Solo il metodo della non violenza avrebbe potuto salvare l'Italia da una brutta figura epocale.
<< Il mondo è malato. Quello che sta accadendo con Gheddafi ne è la riprova più eclatante. Mosè dovette distruggere il vitello d'oro. Oggi bisognerebbe distruggere il petrolio, il vitello d'oro dei nostri tempi. Ma non solo non si fa, lo si rende sempre più pingue nutrendolo con succulenti profitti. A nulla vale la ragione. E la cosa più scandalosa è che il tutto si copre dicendo che la guerra è necessaria per motivi umanitari e per esportare la democrazia nei paesi governati dai dittatori. Allora sarà bene ricordare agli immemori che quei dittatori contestati dal popolo in questi primi mesi del 2011 sono riusciti ad essere dittatori, e nelle forme più violente, per decine di anni per volontà del mondo occidentale e a causa della sua protezione. I dittatori sono serviti a sostituire il potere coloniale sopravvissuto fino alla fine delle seconda guerra mondiale con una seconda forma di potere coloniale. Prima i paesi europei per mantenere il potere coloniale erano costretti a tenere in efficienza costosi eserciti e pagare un prezzo continuo in giovani vite umane della madre patria, poi hanno ritenuto più conveniente appoggiare e finanziare la installazione di dittatori.
Con ciò facendo si sono esonerati dal mantenere sul posto costose macchine amministrative e costosi eserciti, affidando lo stesso compito ai dittatori e chiudendo gli occhi sulle rapine che questi effettuavano a danno delle loro popolazioni. Un metodo mercantile ancor più vantaggioso per mantenere i vantaggi del primo colonialismo. La cosa ha funzionato finché le popolazioni, sempre più angariate dai dittatori, hanno trovato la forza di ribellarsi. Il caso Libia va inquadrato in questo quadro di riferimento. Gheddafi, dopo un primo periodo di diffidenza generato dal suo rifiuto iniziale di adeguarsi alle regole di questo sporco gioco, e dopo aver consolidato il suo potere interno, ha ritenuto di cambiar politica e, pur mantenendo una certa libertà di movimento, è sceso a patti con l'odiato occidente per espandere il suo potere. Di questa nuova situazione ha saputo avvantaggiarsi sempre di più l'Italia che con l'ENI è diventata il partner energetico più importante per la Libia. Il processo è avvenuto lentamente attraverso una politica estera italiana morbida che risale ai tempi della prima democrazia cristiana e che ha sfociato recentemente in un accordo suggellato dal baciamano di Berlusconi a Gheddafi. E' appena il caso di ricordare che il baciamano è il rito con il quale il capo mafia celebra il suo primaziato sulla intera cosca. Ma Berlusconi, quando ha baciato la mano di Gheddafi non poteva immaginare nemmeno per scherzo che di lì a pochi giorni quelli della Cirenaica si sarebbero ribellati al loro rais. Inoltre, la Libia era stata quieta durante tutto il periodo dell'incendio tunisino, egiziano e algerino. Sembrava quindi che la nostra politica internazionale fosse stata saggia e fruttifera, anche se estranea al sostegno dei diritti della democrazia dei quali tutti si riempiono la bocca a piena voce. Ma la storia ha voluto altrimenti. Durante le rivoluzioni tunisina ed egiziana il popolo ha fatto da se. La guerra civile non è stata necessaria. Ci sono stati sì dei morti, ma essi rientrano nella fisiologia delle rivoluzioni, anche le più pacifiche. E gli europei sono stati a guardare garantendosi il controllo della situazione per il futuro. Nel caso della Libia le cose sono andate diversamente. E qui gli europei, ed il loro mèntore Obama, avrebbero potuto dimostrare coerenza tra il loro dire ed il loro fare. Gheddafi all'inizio della crisi sembrava spacciato. Sarebbe bastato un intervento deciso e concreto dell'occidente per indurlo alla uscita di scena, magari anche con l'esilio. Ma questo è qualcosa che né gli europei né gli USA vogliono, lo avrebbero potuto fare con Saddam Hussein quando quest'ultimo fece capire che avrebbe accettato di lasciare il potere come sostiene Pannella e come sospettano gli inglesi che su questo punto stanno mettendo sotto torchio Tony Blair, a loro interessa la guerra per due motivi. Primo perché facendo la guerra rendono necessario il mantenere in piedi la macchina bellica a vantaggio delle lobby degli armamenti che lucrano forti rendite a vantaggio di pochissimi e contro gli interessi della collettività che vede ridotte le possibilità di sviluppo dell'economia in settori diversi. Secondo perché facendo la guerra vanno a sostenere gli interessi di una parte alla quale poi presenteranno il conto mantenendo in piedi i vantaggi del sistema coloniale a danno della posizione privilegiata dell'Italia. Così ora siamo in guerra anche contro la Libia, è bene ricordare che dal 1990 in poi l'Italia con la scusa di esportare la democrazia e proteggere i diritti umani è diventato un paese guerrafondaio. Le nostre truppe sono presenti in tutti i paesi nei quali gli interessi del petrolio hanno indotto l'occidente ad applicare i criteri appena descritti. Quella libica è una guerra che ci riguarda molto da vicino e dalla quale non c'è da aspettarsi niente di buono primo per i pericoli della vicinanza al confine libico, secondo perché l'Italia era il partner privilegiato della Libia di Gheddafi e nessuna vittoria restituirà questo privilegio agli italiani dei quali non si fiderà più nessuno, nemmeno i vincitori del conflitto, dopo il tradimento di Berlusconi che, pochi giorni dopo aver baciato la mano del rais, lo ha pugnalato alle spalle senza nemmeno denunciare la cessazione della validità del recente accordo e dichiarandogli guerra. Più o meno l'equivalente della dichiarazione di guerra di Mussolini alla Francia nell'ultimo conflitto mondiale. Il nostro ministro degli esteri e quello della guerra hanno detto che non c'era bisogno di denunciare la cessazione del trattato! Volevano tenere il piede in due staffe. Questa è la triste realtà. Ben altro risultato si sarebbe potuto ottenere invece se l'Italia, anziché aspettare che le potenze mondiali si pronunciassero per l'intervento consentendo a Gheddafi di consolidarsi ed uccidere molti suoi avversari senza distinzione tra combattenti e civili, avesse sposato la proposta radicale della non violenza e si fosse battuta per l'esilio di Gheddafi. Sarebbe stata vista dagli insorti come il paese che l'aveva aiutata a vincere senza spargimento di sangue e non avrebbe fatto la figura del traditore a causa del bacio di Giuda. Per essere così lungimiranti in politica però ci vogliono degli statisti, e quelli di oggi non solo sono degli incompetenti, ma soprattutto sono degli arrogantelli come i bulli del quartiere, tra l'altro asserviti agli interessi del capo che li mantiene in vita >>.