Riceviamo e pubblichiamo integralmente una nota di Loretta SCANNAVINI, del Coordinamento provinciale di SEL Rieti:
<< La fine della scuola come istituzione sociale era già nell'aria dall'inizio della Riforma GELMINI, ma con la chiusura dei corsi serali della scuola secondaria la sua morte è definitivamente sancita. Nelle maglie degli ultimi tagli all'istruzione ne è prevista la progressiva soppressione già dall'anno scolastico 2011/2012 che vedrà scomparire il biennio e alcune terze e quarte della scuola serale per il conseguimento del diploma superiore. Si uccide a questo modo una delle conquiste più importanti degli anni '70 di diritto allo studio che permetteva a lavoratori, stranieri, ceti sociali deboli e a chiunque per vari motivi non avesse conseguito il diploma superiore nell'ambito di canali regolari, di poter recuperare il gap tramite una frequentazione scolastica serale e agevolata senza dover passare per costosissimi istituti privati famosi per la loro vendita a caro prezzo di titoli di studio. Viene sancito in maniera definitiva il principio che i poveri e i disagiati non debbano neppure illudersi di poter aspirare ad un miglioramento sociale e culturale e nel caso degli stranieri salta qualsiasi meccanismo di integrazione reale ribadendo che il loro ruolo nella nostra società è quello di paria se non, addirittura, di schiavi. Tutto questo avviene ovviamente in una società in profonda crisi non solo economica, ma di valori che richiederebbe, invece, specializzazioni sempre più alte da utilizzare per un recupero di modelli economici avanzati e diversi.
Basta riflettere sul valore aggiunto costituito da lavoratori già inseriti nel mondo del lavoro che decidano di alzare il loro know out culturale offrendo alla società quella preziosa unione esperienza/cultura, che farebbe la differenza per molte aziende o a tutti i giovani migranti che potrebbero rappresentare una risorsa inedita in molti campi della nostra economia (va ricordato che a questo si unisce il definanziamento dei fondi alle Province per l'integrazione scolastica dei minori) e tutto questo senza considerare quale grande strumento di recupero sociale per giovani “problematici” rappresentasse questo ordine di istruzione. Per ora, la decisione su tutto questo viene, ambiguamente, lasciata agli Uffici Scolastici Regionali che decideranno quali corsi tenere in piedi in base alle disponibilità finanziarie, apportando un'ulteriore divisione dell'Italia povera da quella ricca. Questo apre, però, lo spazio per una battaglia da parte degli enti più sensibili affinché questo massacro non diventi totale tramite lo studio di percorsi alternativi e, per esempio, l'utilizzo di Istituti Formativi, già esistenti in molte forme partecipate da Comuni e Province, per riempire questo vuoto che minaccia di annientare completamente il diritto allo studio. Come può una società civile sancire l'obbligo scolastico abolendo tutti i meccanismi di diritto allo studio? Come si può parlare di istruzione pubblica aperta a tutti quando non gli si affiancano meccanismi che la rendono veramente alla portata anche dei più disagiati? Nell'istruzione ormai siamo tornati a livelli pre '68 e quella che ci aspetta è una battaglia non solo di resistenza, ma di vera e propria riconquista di quei diritti democratici che rendono una società degna di essere chiamata civile. Il diritto all'istruzione è una battaglia che va combattuta a tutti i livelli e sicuramente le scuole serali ne sono un fulcro imprescindibile. Per questo invitiamo tutti a promuovere mobilitazioni e dibattiti affinché la scuola ritorni ad essere patrimonio anche degli ultimi della società >>.