<< Anche in Umbria è molto diffusa l’esigenza di una nuova normativa nazionale che sia in grado di regolamentare l’intero settore della tartuficoltura >>. Questa la dichiarazione di Fernanda CECCHINI (nella foto), Assessore regionale alle Politiche Agricole, intervenendo a Norcia, nell’ambito della 49^ edizione di Nero Norcia, al convegno “Il tartufo: prodotto di sviluppo del territorio. Esperienze a confronto”, al quale hanno preso parte il Presidente dell’Associazione Nazionale “Città del Tartufo”, Giancarlo PICCHIARELLI, oltre a numerosi parlamentari e consiglieri regionali. Infatti, dal novembre scorso, la Commissione Agricoltura ha iniziato l’esame di due proposte di legge in materia di raccolta, coltivazione e commercio dei tartufi. << Entrambe mirano - ha proseguito la CECCHINI - anche mediante una più adeguata ripartizione delle competenze tra Stato e Regioni, ad obiettivi, senz’altro condivisibili. In particolare tutelare la produzione nazionale e la tipicità dei prodotti locali assicurando la salvaguardia degli ecosistemi e la tracciabilità dei tartufi raccolti e commercializzati; fornire maggiori garanzie di qualità e sanitarie ai consumatori di tartufi o prodotti conservati a base di tartufo o aromi sintetici; incentivare la emersione dei dati sulle quantità raccolte e sui relativi redditi, anche dei raccoglitori e garantire ai raccoglitori spazi idonei per praticare la raccolta limitando l’estensione delle zone riservate. Fra le questioni più importanti, la tracciabilità dei tartufi è affrontata nella proposta di legge nazionale (come già nel tentativo sostanzialmente fallito fatto con la finanziaria del 2005) mediante modifiche della disciplina dell’IVA e che prevedono l’inclusione dei tartufi nel regime speciale previsto per i prodotti agricoli. Sono tuttavia da considerare attentamente i possibili riflessi che ciò potrebbe avere sulla libera raccolta dei tartufi >>.
Venendo ad aspetti di più stretta competenza regionale, l’assessore ha evidenziato come << … le proposte di legge in discussione, pongono in capo alle Regioni ampie competenze in tema di tutela degli ambienti tartufigeni naturali >>. Su questo tema, l’Umbria, fin dal 2001, ha prescritto la certificazione obbligatoria delle piantine micorizzate prodotte e commercializzate sul proprio territorio. Dal 2007 tali certificazioni sono valide solo se rilasciate da istituti universitari od altri organismi pubblici specializzati. << La nostra normativa regionale - ha aggiunto l’Assessore - appare in linea con le proposte in Parlamento anche per quanto riguarda la disciplina del riconoscimento delle tartufaie controllate, per la quale sono da tempo previsto precisi requisiti e criteri oggettivi, sia per il rilascio delle attestazione che per i successivi controlli >>. E’ noto inoltre come la Regione Umbria, al fine di assicurare margini di attività adeguati ai raccoglitori, abbia dal 2004 stabilito limitazioni alla tabellazione delle tartufaie controllate (ciascuna delle quali non può superare i tre ettari di superficie, ovvero i 15 ettari se intestata ad un consorzio). Al riguardo la proposta parlamentare di stabilire da parte delle Regioni un limite massimo provinciale del territorio da destinare alla raccolta riservata, potrebbe rappresentare per la nostra Regione una valida alternativa alle limitazioni vigenti che tutt’ora incontrano notevoli problemi attuativi. Attualmente gli aiuti alla tartuficoltura sono previsti dal Programma di Sviluppo Rurale 2007/2013 (in particolare misura 221 “Imboschimento di terreni agricoli” e Misura 223 “Imboschimenti di superfici non agricole”). Attualmente è aperto il nuovo bando per l’accesso ai contributi, con scadenza di presentazione delle domande prorogata alla fine di marzo 2012. Infine, l’Assessore CECCHINI ha ricordato, soprattutto ai parlamentari presenti, che, in sede di conversione del Decreto Legge sulla semplificazione al fine di favorire lo sviluppo della tartuficoltura sarebbe quanto mai opportuno proporre un emendamento per considerare le tartufaie coltivate “non bosco” o assimilabili a “impianti di arboricoltura da legno”. Attualmente infatti, le tartufaie coltivate, restano assoggettate ai vincoli gravanti sulle superfici boscate, con conseguenti veri o presunti ostacoli alla coltivazione delle tartufaie e con esclusione dell’ipotesi, prospettata da settori della ricerca, di reimpianto alla fine del ciclo produttivo. A conclusione del suo intervento, la CECCHINI ha posto l’accento sul fatto che la tartuficoltura e la raccolta dei tartufi rappresentano un’ importante attività economica per l’Umbria, sia a livello di produzione che di trasformazione, distribuzione e commercializzazione, oltre a rivestire un ruolo rilevante dai punti di vista della tutela e della promozione turistica del territorio e dell’ambiente naturale. In Umbria sono presenti tutte le nove specie di tartufi commestibili riconosciute dalla legge italiana: la produzione regionale ufficiale di tartufi rilevata da ISTAT nel decennio 1998/2007 è stata in media di 25.000 kg/anno. Rispetto a questo dato, riportato nel Piano Forestale Regionale, le rilevazioni ISTAT del biennio 2010 e 2011 registrano un aumento medio di circa 5.000 kg annui per un totale di quasi 60.000 kg e per un valore commerciale di poco più di 9 milioni di euro. In termini quantitativi la produzione del biennio 2010/2011 è per quasi il 90% costituita da tartufi neri, per il 70% rappresentati dallo scorsone estivo (Tuber aestivum) e per il 30% dai tartufi raccolti nel periodo invernale. Fra questi il tartufo nero pregiato (Tuber melanosporum) tipico della Valnerina e del comprensorio Spoletino. La raccolta delle varie specie è consentita nel corso di tutto l’anno, tranne che nei mesi di maggio e settembre.