Riceviamo e pubblichiamo integralmente una nota di Giovanni LUDOVISI, Consigliere comunale del gruppo “Mettici del Tuo”:
<< In questi giorni la città di Rieti è attraversata da tensioni che mettono in evidenza la precarietà dell’equilibrio su cui poggia lo stare insieme del nostro tessuto sociale. La crisi economica e la mancanza di risorse degli Enti locali non lasciano respiro agli uomini e alle donne che, soli, sostengono tutto il peso di una stringente quotidianità fatta di impegni economici. Rimbombano le notizie di vertenze, di licenziamenti, di indebolimento della piccola impresa, delle difficoltà del mondo dei liberi professionisti anche loro sorpresi a tirare la cinghia. I nostri sguardi, e non solo, hanno persino subito attoniti lo spettacolo amaro di una Sala consiliare costretta ad accogliere, inerme, l’urlo dei lavoratori della Ritel, della Solsonica e della Schneider, la disperazione delle borse lavoro per anni lasciate ad agonizzare nell’illegittimità, la tristezza di chi invece di ipotizzare risposte cavalca la protesta fino al limite del disordine pubblico. Il tessuto sociale e umano di Rieti appare minato a tal punto da rendere labili anche i rapporti più intimi degli equilibri familiari, che purtroppo, ma oramai spesso, mostrano il volto osceno della povertà. Il problema, che si riassume nella mancanza di lavoro nel territorio, è grande, è inutile negarlo, e con la sola responsabilità va affrontato. La retorica è bandita per chi ha a cuore il destino di quel “tutto” in cui siamo immersi. Le risposte vanno cercate nella certezza e nella condivisione degli oneri e dei diritti reali, della legalità, dell’umiltà con cui mettersi a disposizione ognuno per le proprie competenze.
Anche il clima elettorale non sembra riuscire a ridare luce agli occhi opachi di chi sta perdendo la fiducia, la speranza e la gioia. E sarebbe bene riflettere. Occhi a cui purtroppo sembra negato anche lo sguardo rivolto ad un altrove sia prossimo che lontano. Dalla vicina L’Aquila, che la cantilena berlusconiana ipotizzava essere il più grande cantiere d’Europa, giungono notizie cupe e da Avezzano ci chiedono aiuto per sostenere i 1.700 lavoratori della Micron in difficoltà. La stampa nel frattempo definisce i contorni di una illegalità diffusa, mostra i numeri di un servizio sanitario al collasso, chiarisce la debolezza del piccolo Paese Italia di fronte alla sfacciataggine dell’alta finanza che allegra naviga nei profitti di un mare senza legge. Questo è il quadro a cui ognuno è chiamato a rispondere, con il proprio impegno e la propria vita; teniamolo a mente, soprattutto noi che abbiamo un ruolo nelle amministrazioni locali. E’ sconfortante - e chiedo scusa a tutti se mi lascio scivolare in una polemica inutile e forse anche dannosa - registrare però in questo clima e orizzonte, la voce di qualche cittadino che vantando un trascorso impegno politico, non mostrando comprensione alcuna della portata degli scenari proposti, snocciola cifre improbabili di un sogno edilizio fatto di cemento e milioni di euro, da raccogliere al volo oltretutto, come fosse gratuito. Mi permetto di dire, nel piccolo della mia esperienza, che le parole usate dal sogno palazzinaro già sono trascorse nella nostra storia più recente e, dopo aver librato nell’aere nei momenti di crisi, sono purtroppo ricadute a terra sotto forma di cubi di cemento che per i secoli futuri sarà difficile rimuovere, lasciando, come unica conseguenza, il moltiplicarsi della rendita di pochi a danno e disagio dei più. Non è questo né il percorso possibile né quello necessario, lo hanno capito anche i cittadini più poveri i cui figli hanno bisogno di altro >>.