di Gianfranco PARIS
Un anno fa, subito dopo la nascita della Giunta PETRANGELI, scrissi che il giovane nuovo Sindaco (nella foto), prima di essere giudicato, aveva il diritto ad un tempo di prova. E ciò era ancor più giusto perché la sua ascesa al potere era stata così improvvisa e inaspettata che necessitava di opportuna maturazione. La canicola estiva di questi giorni ha fatto esplodere una crisi che ci fornisce la cartina di tornasole della analisi che questa testata fa da oltre un decennio degli eventi politici del Comune di Rieti. Nessuno, prima delle elezioni, avrebbe pensato seriamente che Simone PETRANGELI sarebbe diventato Sindaco del capoluogo della Sabina e nessun partitante locale lo avrebbe né auspicato né voluto. Quelli di destra per ovvii motivi, quelli di sinistra per motivi opposti, ma non necessariamente contrari. I due schieramenti durante il “secondo ventennio” hanno fatto finta di combattersi, mentre sotto sotto, in combutta con la mano nera, si sono spartita la gestione del territorio realizzando grasse rendite personali di posizione dei singoli esponenti di destra e di sinistra, in particolare di quelli del PD che in alcuni casi hanno goduto di laute retribuzioni per incarichi ottenuti con l'appoggio dei voti della destra ed in altri di sostanziose promozioni.
La vincita da parte di Simone PETRANGELI delle primarie prima e della battaglia elettorale dopo non poteva bastare da sola a rimettere a posto i birilli di un piano di biliardo falsato dai trucchi del sottobanco. Il motivo principale che mi aveva spinto a sottoporre il giudizio sul nuovo corso ad una prova dei fatti risiedeva nella convinzione che ben presto la mano nera si sarebbe rifatta viva e quanto meno avrebbe cercato di bloccare qualsiasi novità. Già durante il corso dell'inverno e della primavera appena trascorsi alcuni fatti avevano preannunciato i segni della tempesta. Così gli assessori del PD non hanno tardato ad aprire le ostilità, a cominciare dal Vice Sindaco PARIBONI che ha subito fatto capire senza mezzi termini che il PD non avrebbe gradito alcuna inversione di tendenza nella politica urbanistica. Si da il caso che l'Assessore CECILIA non aveva fatto mistero di aver l'intenzione di non applicare la politica che COSTINI ed EMILI avevano lasciato in eredità con l'avallo dei consiglieri di una opposizione fasulla. Più di recente la questione della chiusura al traffico del centro storico, un problema che si trascina da decenni e che è rimasto sempre bloccato per la cecità dei commercianti e per l'egoismo dei pochi abitanti rimasti entro le mura che pensano di essere i soli proprietari della vie cittadine a scapito degli interessi più generali della città. UBERTINI questa volta ce l'ha messa tutta, mai alcun assessore ha fatto sul serio come lui, assumendosi anche in prima persona le sue responsabilità e resistendo alle ingiurie. In questo caso si è detto che è mancata la consultazione. Mi viene da ridere, ma la consultazione di chi? Come si può contare sul buon senso di chi ritiene di essere il padrone e di poter disporre a suo piacimento, quando non è nemmeno in grado di guardarsi intorno e di capire il meglio da farsi? O ancor peggio non vuole? Se la città di Rieti in questi ultimi quaranta anni è peggiorata, anziché progredire, lo si deve in primo luogo alla mancanza di una partecipazione consapevole della cittadinanza alla risoluzione dei problemi. I cosiddetti uomini politici locali si limitano a correre dietro alle richieste dei gruppi più forti e di coloro che controllano voti, e soprattutto sono in combutta con gli speculatori dell'edilizia, il vero più grave male della città. La cartina di tornasole di quanto vado asserendo me la forniscono i due comunicati che sono stati subito diffusi per celebrare affrettatamente un presunto de profundis della Giunta PETRANGELI. Il primo diffuso dal PD di Rieti, quel PD che, dopo aver fatto finta opposizione per diciotto anni, rappresenta solo una parte della maggioranza che sostiene Simone, ma che pretende di essere il padrone e di imporre il mantenimento della politica di sempre, sopratutto nel campo dell'edilizia. Comunicato che non propone niente di concreto, lancia solo avvertimenti e si nasconde dietro affermazioni generiche senza alcuna concretezza. In sostanza manda messaggi che hanno il solo scopo di chiedere la sostituzione di quegli assessori che non sono graditi al PD. Il secondo è quello diffuso dall'Associazione AREA di Rieti a fIrma di Chicco COSTINI, l'unico politico della destra rimasto su piazza, gli altri, dopo essersi abbuffati, si sono squagliati come neve al sole, il quale si schiera apertamente a favore delle argomentazioni sostenute nel comunicato del PD definendo cattivi quei sinistri che sostengono Simone, e buoni quelli del PD che egli definisce animati da un sano pragmatismo riformista di sinistra. Ove per sano pragmatismo di sinistra riformista dovrebbe intendersi combutta con la mano nera che specula da quaranta anni sul nostro territorio. E' una cosa talmente sfacciata che dovrebbe far arrossire ogni iscritto al PD reatino! E per essere ancora più esplicito, COSTINI se la prende con l'Assessore alle Culture DI PAOLO, reo di aver appaltato la cultura alla Fondazione della Cassa di Risparmio, che terrebbe solo conto degli intellettuali snob di matrice vendoliana e che ha visto preferire piazzetta San Giorgio al teatro VESPASIANO, a musei e biblioteche, il teatro intellettuale a quello dialettale e così via. Ma il riferimento a DI PAOLO è il pretesto per prendersela con la Fondazione Cassa di Risparmio allo scopo di colpire il vero obbiettivo di Chicco: l'Assessore all'Urbanistica CECILIA, reo di aver bloccato la scriteriata espansione urbanistica pianificata da COSTINI ed EMILI poco prima di essere mandati a casa, in particolare le delibere sui piani integrati, tutt'ora sub iudice presso il TAR del Lazio. Tutti sanno che Cecilia è il genero del direttore della Fondazione con tutti gli ammennicoli che questa situazione parentale comporta. Così ora PETRANGELI si trova nella scomoda posizione di dimostrare se la sua elezione è servita solo a coprire i maneggi del PD reatino oppure è vero, almeno in parte, tutto quello che egli ha scritto nel suo programma elettorale di cui conservo gelosamente una copia. In gergo da osteria oserei direi “… mo' bedemo Simo', se té le palle!”.