Umbria terra di trote. E’ il cuore verde d’Italia a garantire una significativa fetta di produzione ittica d’acqua dolce, rappresentata appunto dalla trota. Il 7% della produzione nazionale (pari a circa 2.800 tonnellate di prodotto annuo) giunge dalla nostra Regione, grazie ai dieci impianti presenti sul territorio. Gran parte di essi sorgono a monte della derivazione idrica chiamata Medio Nera che adduce acqua al lago di Piediluco. Preci e Norcia sono le località vocate, ma si incontrano impianti anche a Campello sul Clitunno, a Cerreto di Spoleto, a Vallo di Nera e a Sellano. Un’area di grande interesse naturalistico, i cui fiumi esercitano una notevole attrattiva anche per la pesca sportiva, cosicché ormai l’acquicoltura in generale vanta un forte legame con il territorio. << Un legame - sono le parole di Marco Vinicio GUASTICCHI, Presidente dell’Amministrazione provinciale di Perugia - che il nostro Ente da sempre incoraggia attraverso un’attenta politica faunistica, rispettosa del ricco patrimonio ambientale, che non si risolve in una semplice tutela della biodiversità, ma che si esprime in progetti e azioni concrete di grande valore come è l’impegno messo in campo dal nostro personale qualificato che da anni gestisce l’impianto ittiogenico di Borgo Cerreto (nella foto) >>. Ed è proprio la Valnerina ad immettere sul mercato nazionale la migliore trota “iridea” attualmente in circolazione. Nonostante la provenienza estera (questo tipo di trota è originaria degli Stati Uniti e viene acquistata dagli allevatori regionali nel nord Italia), è in Umbria che ha trovato il suo habitat migliore.
Rispetto alla “fario”, specie autoctona, ma poco adatta ad essere allevata in forma intensiva e quindi destinata al ripopolamento dei corsi d’acqua, l’iridea è un tipo di trota più adattabile, tale da sopportare densità maggiormente elevate. Ma a renderla veramente pregiata e a distinguerla dalle sorelle del nord Italia, come spiega l’espero ittiologo della Provincia di Perugia, Mauro NATALI, è l’ambiente in cui viene prodotta, caratterizzato da acque dalla temperatura costante perché provenienti dal sottosuolo e poco influenzate dai fattori esterni. Le oscillazioni di temperatura stagionali, che si attestano sugli appena 5-6 gradi, e quindi sensibilmente inferiori a quelle che si registrano altrove, fanno sì che nella nostra regione l’iridea conosca un accrescimento costante durante tutto l’anno. Ne risulta un prodotto alimentare dalle qualità elevate, alla cui unicità contribuiscono anche altri fattori. Primo tra tutti la tradizione e l’esperienza degli allevatori umbri, riconosciuti a livello nazionale ed europeo tra quelli con la maggiore professionalità, sia in termini di esperienza che di quantitativi prodotti. C’è poi da tener conto del rispetto ambientale che contraddistingue questa attività: risulta infatti che la troticoltura della Valnerina sia contraddistinta da un’alta sostenibilità ambientale. Molti allevamenti vantano una serie di certificazioni specifiche in grado di valorizzare le qualità specifiche del prodotto. Ma alta qualità, professionalità, buon livello tecnologico e creazione di processi di certificazione sembrano ancora non bastare per un’adeguata affermazione del prodotto sulle tavole degli umbri. E questo si va ad aggiungere alla crisi che in Europa sta attraversando la produzione di trote dovuta a molteplici fattori: la concorrenza di altre specie a carne bianca come il pangasio, a prezzi decisamente inferiori, e l’innalzamento dei costi delle materie prime. << L’elevata qualità delle nostre produzioni - sono le parole di Mario TRANQUILLI, uno dei maggiori allevatori della Valnerina - ha garantito una certa tenuta anche in questi anni di forte crisi economica, ma il nostro settore necessita di un’adeguata operazione di promozione per una corretta conoscenza del prodotto, sulla cui sicurezza non vi è ombra di dubbio. Se è vero che la sicurezza alimentare passa attraverso l’integrità degli animali, nel caso delle trote il consumatore può sentirsi tranquillo al cento per cento >>. Ma sul mondo della troticoltura umbro pesa anche il fatto che non sia stato ancora creato un centro di ricerca sulle problematiche sanitarie relative a questa specie, così da costringere gli allevatori a consultare strutture fuori regione. Altra problematica dei corsi e specchi d’acqua umbri, nei confronti della quale gli esperti rivolgono raccomandazioni alla popolazione, è quella dell’immissione di specie non autoctone che possono creare alterazioni all’ecosistema. A tal proposito si ricorda che i trasgressori vanno incontro a pesanti sanzioni.