Mercoledì 9 ottobre, la Giostra dell’Arme onorerà uno dei suoi momenti più salienti: le celebrazioni per il patrono Santo Gemine (o Gemino), il monaco venuto dalla Siria che tanto bene ebbe a fare nell’antica città romana di “Casventum”. Infatti, così si chiamava in origine San Gemini che cambiò nome proprio quale segno di tributo e gratitudine verso quel forestiero giunto dal lontano Oriente. E’ San Gregorio Magno a parlare di un’eremita Isacco venuto dalla Siria e morto a Spoleto nel 550. All’epoca cui fa riferimento San Gregorio era frequente che eremiti pellegrini, provenienti dall’Oriente, finissero i loro giorni nell’Italia centrale. E così pare essere stato per Gemino. Ma in seguito alla grande venerazione popolare che gli venne tributata, un anonimo autore, riempì i vuoti della documentazione storiografica con un racconto leggendario, in parte sicuramente reale ma in parte interpretato rifacendosi ad analoghe biografie. Secondo questo autore Gemino nacque in Siria nella seconda metà del secolo VIII, dal padre pagano Milisieno e da Belliade; si convertì al Cristianesimo e dopo aver esercitato, come il padre, il mestiere delle armi, decise di dedicarsi in Siria, alla vita eremitica, rinunciando ad una sicura carriera nella pubblica amministrazione.
Come i pellegrini eremitici di allora, prese a girare per vari luoghi, finché si trasferì definitivamente in Italia. Sbarcato sulle coste marchigiane, dimorò per un certo periodo nella zona di Fano (nel monastero di San Paterniano); poi si addentrò all’interno, giungendo verso Spoleto, ed infine arrivò nell’umbra “Casventum”, in Provincia di Terni. Qui condusse vita eremitica e penitente, suscitando la grande ammirazione del popolo che a lui accorreva per i suoi consigli. “Casventum” venne poi distrutta da un attacco saraceno e quando fu ricostruita cambiò il nome in San Gemini, in onore del santo anacoreta poi eletto a suo patrono. Negli ultimi anni della sua vita Gemino, entrò in un monastero benedettino. Morì, centenario, a Ferento, cittadina etrusca in provincia di Viterbo, il 9 ottobre 915 E’ venerato oltre che a San Gemini, anche a Narni e Viterbo, dove sono conservate alcune sue reliquie. La novità della festa è quella della presenza dei cortei storici delle città amiche Narni, Amelia, Acquasparta, Calvi e Otricoli che, in occasione dei 40 anni della Giostra dell’Arme, saranno a San Gemini proprio per onorare il Santo con un mega-corteo storico che muovendosi da Via Casventino (Rione Rocca) arriverà al Duomo di San Gemini (Rione Piazza) per l’omaggio al Santo. Invece, il resto del programma osserverà gli orari delle precedenti edizioni. Alle ore 11.30, Solenne celebrazione eucaristica; alle ore 16.30, Processione per le vie del paese; alle ore 21.30, concerto in Piazza San Francesco della Banda Musicale “Città di San Gemini”. Alle ore 23.00, tradizionale spettacolo di fuochi d’artificio tra i più importanti, per intensità e durata, delle feste popolari dell’Umbria. Intanto, cresce la febbre per la Giostra di domenica 13 ottobre: 3 cavalieri della Rocca sfidano 3 cavalieri della Piazza all’anello e all’arme. In palio c’è il 40esimo scudo d’argento !!!