di Gianfranco PARIS
Passato il momento della cronaca è opportuno fare qualche riflessione seria sulla celebrazione del 130° anniversario della ferrovia Terni-Rieti-Antrodoco-L'Aquila. Costruita alla fine del secolo diciannovesimo allo scopo di far uscire dall'isolamento la zona centrale subappenninica priva di infrastrutture di comunicazione, ha assolto al suo compito egregiamente per un secolo. Attraverso i suoi binari è stato possibile inserire zone completamente isolate nel contesto dello sviluppo economico e sociale dell'Italia nata dal Risorgimento, ha consentito ai giovani di frequentare istituti scolastici non presenti nella luoghi di residenza, ha permesso a tanta gente di andare a lavorare pur rimanendo nei luoghi d'origine, ecc. Ha assolto egregiamente allo scopo per il quale era stata costruita. Ha lasciato un segno indelebile sulla comunità di alcuni centri, come Antrodoco, che nel pieno del suo funzionamento contava decine di famiglie di ferrovieri, asse portante della economia cittadina. E' stata l'idea indovinata della società di un'epoca, quella che va dalla fine dell'ottocento alla fine del novecento, ideata e realizzata da una classe politica degna di questo nome.
Le cose sono cambiate con il cambiare della struttura economica e sociale del Paese. Dopo la seconda guerra mondiale è iniziata una fase di integrale trasformazione dell'Italia alla quale purtroppo non è seguito di pari passo un adeguato aggiustamento delle strutture esistenti. La fascia pedemontana di territorio che lega le quattro città della Ferrovia non è stata messa in condizione di seguire il passo dello sviluppo nazionale. Quelle poche iniziative che avevano preso il via negli anni '60 ben presto sono perite miseramente per mancanza di una politica seria delle infrastrutture. La ferrovia avrebbe dovuto essere potenziata e aggiornata alle nuove esigenze dei tempi. Se ad esempio si fosse realizzata una direttissima Roma-Porto d'Ascoli, che pure venticinque anni fa fu pensata e dibattuta, che avrebbe collegato il Tirreno e l'Adriatico mettendo in rapida comunicazione i due porti di Civitavecchia e Napoli con quelli di Ancona e Pescara, la tratta Terni-Rieti-Antrodoco-L'Aquila non avrebbe perduto la sua importanza così come è accaduto. Essa avrebbe assolto egregiamente la funzione di supporto ad un asse di trasferimento veloce che avrebbe inserito l'Italia centrale in pieno nello sviluppo economico del paese. Si è preferito baloccarsi con l'ammodernamento della Salaria e la grande promessa della dorsale appenninica, che dopo quaranta anni debbono essere ancora realizzate. Le conseguenze negative sono sotto gli occhi di tutti. Di ammodernamento e potenziamento della tratta in questione si parla da oltre quarant'anni. Fino ad oggi si sono fate solo chiacchiere. E mentre le Ferrovie spendevano soldi per ristrutturare le stazioni, nessun programma era riservato ai binari. Così appena finiti i lavori sulle stazioni, anziché utilizzarle sono state abbandonate ed il personale è stato trasferito nelle sedi più importanti. Se racconti una cosa di questo genere in giro per l'Europa, ti sbottano a ridere in faccia! Ora un gruppo di ex ferrovieri di Antrodoco ha pensato di installare davanti alla stazione un monumento alla ferrovia. L'idea è stata raccolta e sviluppata dalla CCIAA di Rieti, così è nata la celebrazione del 130° anniversario che ha visto partire da Terni un convoglio di vetture storiche che ha ripercorso tutta la tratta per sottolinearne l'importanza e rilanciare l'idea di non farla morire definitivamente. Alla manifestazione hanno partecipato, oltre alla Prefetto di Rieti Chiara MAROLLA, i quattro sindaci delle stazioni principali più quello di Cittaducale e le Camere di Commercio di Terni, Rieti e L'Aquila. I nostri deputati brillantemente assenti. Il consigliere regionale arrivato solo all'ultimo minuto al convegno di Antrodoco. Durante il convegno mi è sembrato di percepire che questa volta forse potrebbe succedere qualcosa. I presupposti ci sono. I 4 sindaci (schierati nella foto al momento dell'inaugurazione del monumento di Antrodoco insieme con il Prefetto di Rieti) e le Camere di Commercio delle tre province, se vorranno fare sul serio, hanno la possibilità di farlo. Occorre però una forte volontà e l'appoggio deciso della intera comunità civile. Ma intanto l'iniziativa dovrebbe essere presa dai quattro sindaci. Vedremo se manterranno la promessa fatta ad Antrodoco.