Riceviamo e pubblichiamo integralmente il messaggio per il Natale e Capodanno di Mons. Delio LUCARELLI (nella foto), Vescovo della Diocesi di Rieti:

<< Nei prossimi giorni l'attesa dei credenti si farà più intensa e i preparativi per vivere in famiglia la natività del Signore più impegnativi e addirittura frenetici. Ogni Natale porta con sé speranze e amarezze, e queste speranze e amarezze sono anche quelle del Vescovo che incontra ogni giorno in diverse circostanze la sua gente. Il momento è particolarmente delicato per tante famiglie: per molte la mancanza di lavoro e di sostentamento è diventata quasi un incubo, perché comporta una significativa diminuzione della possibilità di vivere una vita dignitosa, per altre ancora la presa d'atto del fallimento del progetto di vita che si era fatto in due, magari molti anni fa, porta con sé tanta delusione. Nella notte di Natale, mentre spezzerò il pane eucaristico, penserò a queste due tipologie di famiglia: quelle in difficoltà economiche e quelle in difficoltà relazionali. L'anno pastorale che abbiamo intenzione di dedicare alla famiglia dovrà portare le parrocchie ad essere vicine a queste due tipologie di famiglia. Ho pensato di associare questi due ordini di difficoltà alla famiglia di Nazaret: non era una famiglia povera, anzi secondo gli studi più recenti era una famiglia di un giovane artigiano benestante, anche se il concetto va rapportato ai tempi e alla ricchezza come concepita circa duemila anni fa; comunque una famiglia semplice e con mezzi adeguati ma limitati, che viveva del lavoro esterno di Giuseppe e di quello domestico di Maria.

Era anche una famiglia le cui relazioni iniziali forse non furono del tutto buone, proprio perché Giuseppe sospettò della infedeltà di Maria, ma l'ascolto, la condivisione, il dialogo, l'accoglienza, il rispetto, la donazione, la serenità, la schiettezza e la chiarezza nelle relazioni contribuirono a rendere meno penoso un nodo difficile da sciogliere. Penso a queste due direttrici, cari amici della Chiesa reatina: la semplicità di vita e la bontà delle relazioni di cui la Santa Famiglia di Nazaret è esempio e modello. Non è una famiglia ideale e difficile da imitare, troppo esigente ed elevata da non consentire neppure di provare ad osservarne le mosse. È paradossalmente una famiglia come tante altre, anche se speciale e unica, in cui anzitutto si accolse la vita, si dette peso alle parole che annunciavano la Parola, si capì che la fede ebraica non era irrilevante per la vita della famiglia, ma in essa vi erano tutti i presupposti per capire l'altro che ci è davanti nelle relazioni domestiche come veicolo per capire l'Altro, Dio. In questo senso guardo alla figura paterna e dimessa, ma anche di straordinaria levatura umana e religiosa di Giuseppe, il cui nome Papa Francesco nei mesi scorsi ha voluto fosse inserito nelle preghiere eucaristiche accanto a quello di Maria. Giuseppe non impreca, non adotta soluzioni affrettate, non urla, non picchia, non intimorisce, non umilia: vuole solo rimandare Maria a casa sua in segreto. Giuseppe è l'esempio di uomo che non si scandalizza, che mette in conto pure di essere tradito dalla giovane sposa, poco più che bambina, che guarda il mondo non con ingenuità ma con realismo, con i nervi saldi, col cuore che batte forte, ma con una fede matura e una grande serenità d'animo. Pochi tratti quelli dei Vangeli, come pennellate frettolose, ma sufficienti per farne un modello di spessore. Purtroppo dobbiamo rilevare che nelle nostre famiglie un uomo come Giuseppe verrebbe considerato perdente e debole da molti uomini anche credenti; eppure se vogliamo recuperare la serenità delle nostre famiglie dobbiamo ricominciare a guardare lui. Troppi uomini trattano male le loro mogli e compagne, troppa violenza ancora anche qui nella nostra città e diocesi, troppe umiliazioni e troppo dolore di tante donne e tanti ragazzi. Questo Natale, sì proprio questo, e il prossimo anno 2014, devono essere l'inizio di un modo diverso di affrontare le difficoltà e anche le delusioni che pure possono affacciarsi nel corso della vita. Un augurio sincero a tutti e a ciascuno, con la mia benedizione densa di affetto e di paterna apprensione >>.