<< I Santi Patroni costituiscono una rete di riferimento spirituale, culturale e sociale appartenente al DNA irrinunciabile della Nazione italiana. I Santi Patroni, infatti intersecano i bisogni più veri e profondi dei singoli e delle collettività civiche e nazionali. In particolare, i Santi Vescovi incarnarono la figura del “defensor civitatis”, dopo la caduta dell’Impero d’Occidente e la loro figura è penetrata in profondità nell’immaginario popolare e nella cultura civile, specialmente al fiorire della vita comunale. La festa del Santo Patrono, allora, e il culto delle sue reliquie (custodite nelle cattedrali o nei santuari a loro dedicati) diventano un elemento centrale dell’identità comunitaria, un fattore primario della nascita di una coscienza civile urbana. In tale prospettiva, i Patroni (la Madonna o i Santi) entrano nella trama viva della storia di un popolo, per il quale la religiosità diviene al tempo stesso principio territoriale e politico-sociale, ma anche orientamento delle coscienze. Inoltre, ogni Patrono si configura come campione della collettività e diviene emblema civico, che incarna i caratteri della città e ne diviene come il logo trascendente. San Valentino (sec. III), primo Vescovo di Terni e Patrono principale della Città e della Diocesi, con il suo martirio ha testimoniato le meraviglie dell’amore del Signore.
La sua figura e la sua devozione è giunta in ogni parte del mondo, come patrono dell’amore sponsale, oggi più che mai necessario per restituire consistenza alla società frantumata. Pertanto il recupero della famiglia cristiana, fondata sul sacramento del matrimonio, si presenta come l’urgenza primaria per la Chiesa e per la società civile, se si vuole recuperare un serbatoio di risorse spirituali e sociali indispensabili. In tale prospettiva (dopo tante esperienze, anche di rilievo) è necessario fare il punto della situazione, per non disperdere il patrimonio spirituale e civico, che la Provvidenza ha alimentato attorno alla figura di San Valentino. Pertanto, auspico una sempre maggiore sinergia e collaborazione tra le istituzioni interessate (religiose, civili e culturali) perché questa preziosa gemma del nostro tesoro di famiglia, non sia svenduta per un piatto di lenticchie. Si tratta, allora, di prendere atto delle esperienze positive del passato per reinvestirle in una proposta che tenga conto di tutti gli aspetti del patronato di San Valentino. In particolare: 1) la dimensione diocesana del Patrono; 2) la primaria valenza pastorale in ordine all’evangelizzazione del matrimonio e della famiglia; 3) lo spessore civico e promozionale del patronato valentiniano; 4) i risvolti nazionali e internazionali in ordine al recupero a livello planetario dell’amore sponsale come espressione dell’amore divino; 5) l’identità valentiniana come antidoto alla globalizzazione dell’indifferenza e la cultura dello scarto (Papa Francesco) >>.