di Gianfranco PARIS
Da decenni ricorre in terra Sabina il detto che bisogna fare qualcosa per dare a questa terra nuovo impulso. Ci provò per la prima volta nei primi decenni del dopoguerra il centrosinistra che prese il potere locale negli anni '60 con la nascita del Nucleo Industriale Rieti-Cittaducale. L'origine per verità risaliva alla fine degli anni ‘50 quando il democristiano Marzio BERNARDINETTI riuscì con uno stratagemma di natura storica a far inserire l'ex territorio del Regno delle Due Sicilie, compreso un pezzo del Comune di Rieti, nella zona di competenza della Cassa per il Mezzogiorno. Quel colpo rese possibile la nascita del nucleo industriale Rieti-Cittaducale che fece nascere tante speranze di rinascita del nostro territorio rimasto da secoli tagliato fuori dai processo di sviluppo economico. Ma le cose non sono andate come si sperava, dopo un periodo nel quale quel nucleo dette risultati splendidi, a causa della incapacità manifesta degli eredi di quella prima generazione di politici locali del dopoguerra, tutto è andato a rotoli.
Oggi quel tentativo di industrializzare la Sabina è miseramente fallito. Restano sul posto una serie di capannoni vuoti, alcuni che ospitano attività di secondo piano con pochi occupati e qualche eccellenza che, pur meritando la massima considerazione, nel quadro economico generale risulta irrilevante. Oggi i nostri rappresentanti politici, in particolare durante le campagne elettorali, si riempiono la bocca di promesse e parlano spesso senza cognizione di causa di sviluppo economico basato soprattutto sull'assistenzialismo di stato. Pochi sembrano aver capito che uno sviluppo vero non può basarsi sui soli finanziamenti pubblici. Le esperienze negative di questi ultimi decenni in tutta l'Italia non hanno ancora insegnato molto alla maggior parte di coloro che si occupano di politica. L'utilizzo di denari pubblici senza la esistenza di un programma preciso di sviluppo che possa utilizzare al massimo le risorse del territorio che si vuole sviluppare e senza la esistenza in loco di gente capace di realizzare concretamente quei progetti con competenza non porterà risultati, come è accaduto nel caso del Nucleo Industriale Rieti-Cittaducale il cui sviluppo era basato sui soldi della Cassa per il Mezzogiorno, ma non esisteva una classe di imprenditori locali che al momento della cessazione di quei fondi rimanessero sul posto a difendere i posti di lavoro. Allora che cosa bisognerebbe fare per rimediare a queste carenze? Io sono convinto che bisogna ripartire dall'uomo perché di persone, uomini e donne, a partire dal dopoguerra in Provincia di Rieti ce ne sono rimasti molto pochi. La stragrande maggioranza è fuggita e con essa i migliori in cerca di quelle opportunità che da noi certamente non esistono. Bisogna ricreare la fiducia nelle idee e nei progetti. Partire dalla cultura e dalla educazione per sviluppare la convinzione che solo attraverso un nuovo modello di considerazione delle risorse del nostro territorio sia possibile invertire la tendenza negativa in atto. Ho sentito dire da un ex Ministro, celebre per aver agevolato gli evasori fiscali di tutta Italia, che con la cultura non si mangia. Ed è forse perché l'Italia è governata da troppo tempo da gente di questo tipo che siamo ridotti malino anzichenò! Invece, bisogna proprio partire dalla cultura perché dobbiamo fare in modo che le nuove generazioni si convincano che nel nostro territorio ci sono risorse che, opportunamente sfruttate, possono creare le basi per attività economiche compatibili e durevoli. Bisogna far conoscere le bellezze del nostro territorio e farle apprezzare dai giovani sabini, in particolare di quelli i cui genitori hanno le radici dalle nostre parti ma che sono stati costretti ad allontanarsene per poter sopravvivere. Farli innamorare della loro terra di origine e renderli felici di venirci e magari impiantarvi qualche iniziativa sfruttando i beni di famiglia che rischiano l'abbandono totale. E' un lavoro a lunga scadenza, ma è l'unico che può creare le condizioni per generare i presupposti per la resurrezione dei nostri paesi morti. E per questo fine è necessario iniziare un intenso e coerente lavoro di educazione civica e culturale che abbia come punto di arrivo l'approfondimento delle bellezze e delle risorse che offre il nostro territorio attraverso biblioteche ben attrezzate capaci di diventare centri di conoscenza e divulgazione. E per questo non può bastare l'ottima Paroniana di Rieti che assolve da decenni a questa funzione. Bisogna avvicinarsi ai luoghi frequentati da tutti i possibili fruitori di questo messaggio, creare punti di informazione che contengano una sezione dedicata al territorio nei posti frequentati d'estate dai tanti che vengono a riempire i nostri paesi semivuoti nel periodo estivo e fornire un luogo nel quale trovare letture attraverso le quali conoscerli meglio e apprezzarne le risorse. Sono questi i potenziali lettori da interessare a questa operazione culturale perché solo loro possono recepirne a pieno il messaggio voluto. Prendere continue iniziative collaterali di approfondimento di temi e di elaborazione di proposte concrete. Un esempio in questo senso è stato fornito di recente dalla nascita di due biblioteche, quella di Vallecupola che, oltre a contenere la ricca biblioteca di Angelo DI MARIO colà trasferita dalla famiglia, contiene una biblioteca di centinaia di volumi che riguardano tutta la Sabina, in corso di allestimento, e quella di Casperia, intestata a Renzo DI MARIO, nella quale è anche in corso di allestimento analoga sezione arricchita dai libri donati dalla famiglia di Renzo. Il problema è ora quello di far funzionare queste strutture, come quelle che già esistono perché in Sabina ci sono altre biblioteche che possono svolgere questa funzione e con le quali bisogna realizzare una rete. Ma per questo bisogna fare i conti con la realtà delle infrastrutture esistenti in Sabina che non sono molto incoraggianti e che rendono difficile il raggiungimento degli scopi. Per essere concreti cito il caso di Vallecupola, del quale in questi giorni si sta occupando il Consigliere regionale MITOLO. Vallecupola, dove è situata a biblioteca e dove Maria Grazia DI MARIO, figlia di Angelo, sta lavorando per la creazione di un Parco letterario, non è possibile operare in SBN. Gli addetti alla biblioteca lo debbono fare da molto lontano. Inoltre il paese si raggiunge agevolmente solo da Rieti. Raggiungerlo da sud e da est è difficile perché non ci sono strade adeguate. Di recente, utilizzando i fondi europei, è stata realizzata un pezzo di strada che mette in comunicazione i due laghi Turano e Salto al centro dei bacini, il cui percorso completo, quando lo sarà, passa per Vallecupola che è posta in altro sullo spartiacque. Questo tratto parte da Castel di Tora e si ferma al primo valico. Per raggiungere Vallecupola ci sono ancora un paio di km. il cui stato è veramente pietoso e difficile da percorrere anche con un fuoristrada. Sono due opere queste che non comportano grandi investimenti. Tutti sanno che né il comune di Rocca Sinibalda, nè la Provincia di Rieti hanno fondi da destinare ad investimenti. Solo la Regione Lazio può fare il “miracolo”, almeno per una volta perché è notorio il disinteresse del potere centrale per le zone periferiche come la Sabina. I consiglieri regionali MITOLO e VALERIANI hanno recepito il messaggio lanciato da Maria Grazia e si sono resi promotori di una interrogazione al Presidente del Consiglio regionale chiedendo la estensione della copertura di rete cellulare e possibilmente anche la copertura della banda larga, nonché il completamento delle infrastrutture per rendere sicuri i collegamenti con i paesi limitrofi e consentire sviluppi turistici alla intera zona. Se la cosa andrà in porto potrebbe avere il sapore di una inversione di tendenza rispetto al disinteresse manifestato nel passato. E sarebbe soprattutto un segnale che, nella marea delle chiacchiere e delle promesse, qualcosa accade realmente a favore dei più trascurati.