Riceviamo e pubblichiamo integralmente una nota di Agnese BENEDETTI (nella foto), Sindaco del Comune di Vallo di Nera:
<< Il rinvio del decreto finalizzato all'applicazione dell'IMU sui terreni agricoli, che ha tentato di modificare la montanità dei Comuni italiani prendendo come criterio l'altitudine alla quale è ubicato il municipio, per il Comune di Vallo di Nera non può che essere positivo. Togliere l'attributo di montanità a un territorio che lo è per più dell'80% per cento, che ha quasi tutti i centri abitati a più di 600 metri d'altezza sarebbe stato un fatto grave, di grande disuguaglianza e di scarsità d' attenzione. Il pericolo almeno per ora è stato scampato ma l'atto normativo di una settimana fa resta ancora in cantiere. A Vallo di Nera come negli altri quattro comuni della Valnerina (Preci, Cerreto di Spoleto, Sant'Anatolia di Narco e Scheggino), proprio quelli attraversati dal fiume Nera che ha scavato la stretta valle dove per comodità dopo l'Unità d'Italia sono state collocate le sedi municipali, le montagne hanno da sempre influenzato le dinamiche sociali e demografiche. A partire dal ‘900, anche in questi comuni i dati dello spopolamento e delle difficoltà economiche sono stati consistenti e i relativi numeri sono tutt'ora strettamente connessi al disagio fisico-geografico di un'area che da Norcia alla zona adiacente della provincia di Terni è omogenea, interna e dotata di scarsi servizi proprio per la lontananza dagli agglomerati maggiori e per la sua conformazione.
Basti pensare che infrastrutture ormai di ampio utilizzo come la connessione internet veloce non sono ancora presenti nella stragrande maggioranza dei luoghi: a Vallo di Nera neppure in municipio e neppure nell'area di fondovalle che accoglie gli insediamenti produttivi. Un territorio dove gli abitanti rimasti continuano a custodire invece, con sacrificio e con l'attaccamento di chi vi è nato o ha scelto di viverci, risorse fondamentali e utili a tutti, come la terra (paesaggio, agricoltura e natura), l'acqua, l'aria, le tradizioni, i beni cuturali, la sobrietà. Lo fanno godendo di beni impareggiabili ma soprattutto a proprie spese. Chiedere un ulteriore sacrificio a queste popolazioni violerebbe prima di tutto quei doveri principali che sono in capo alla politica e alla Pubblica Amministrazione ovvero quelli di garantire le pari opportunità e di superare le disparità tra i cittadini. In secondo luogo sarebbe un ulteriore deterrente per abbandonare definitivamente i piccoli centri e per cancellare i tentativi di ricostruzione di un'economia locale. Rappresenterebbe anche una contraddizione per l'intero Paese che per la prima volta sembra voler riconoscere e promuovere le aree interne attraverso una strategia nazionale riconoscendo il ruolo prezioso di una parte d'Italia dotata di grandi risorse e con forte potenziale di attrazione, ma priva di quegli elementi che garantiscono il pieno diritto di cittadinanza. L'idea è quella di destinare i fondi ordinari della Legge di stabilità e i fondi europei a progetti ampi capaci di colmare difficoltà storiche. A metà novembre, i tredici comuni della Valnerina e i rappresentanti della popolazione si sono riuniti a Norcia in un apposito forum, hanno incontrato il Comitato nazionale e il Comitato regionale e con un dossier hanno presentato e condiviso dati e ipotesi progettuali necessari a dare dignità e svolta economica al territorio. Dallo Stato la Valnerina non si aspetta, ora, l'apposizione di ulteriori ostacoli ma la collaborazione a riportare persone attive sulla montagna per tutto l'anno >>.