di Gianfranco PARIS
E' stata depositata da poco in Parlamento una proposta di legge di modifica della struttura regionale del territorio italiano, di cui non parla nessuno, che porta il nome di Roberto MORASSUT, deputato del PD (ex PCI) che si è fatto largo in politica nel mondo romano. Indovinate che fine farà la Sabina? Dovremmo essere accorpati ad una macroregione adriatica insieme a Marche, Abruzzo e parte del Molise (Isernia)! Io credo che coloro che pensano queste cose sono in preda ad una forte frenesia schizofrenica che vieta loro di ragionare con la testa e di tener conto della realtà dei vari territori dal punto di vista geopolitico, storico, culturale, ecc. Un po’ come accadde all'inizio del secolo scorso alla caduta dell'Impero ottomano quando i nuovi stati del Medio Oriente furono disegnati con un compasso sulla carta geografica, le cui conseguenze ci hanno regalato il casino nel quale è caduto il Medio Oriente negli ultimi decenni con uno stato permanente di instabilità che si riflette in tutto il mondo occidentale con gravi conseguenze di carattere economico.
A proposito delle Regioni, in Italia sta accadendo la stessa cosa. Vediamo un po’ di riflettere insieme sul caso. Facciamo un passo indietro. Il Governo MONTI, quello che avrebbe dovuto rimettere l'Italia in sesto con la eliminazione degli sprechi, con la prima riforma delle Province soppresse la Provincia di Rieti accorpandola a quella di Viterbo in una sola provincia. Due territori che, pur situati a nord di Roma, non hanno molte caratteristiche in comune, ma soprattutto sono troppo distanti per poterli unire e sono separati tra di loro da una parte del territorio della Provincia di Terni che appartiene all'Umbria. Ora addirittura MORASSUT ci mette alla Regione Adriatica, con la quale la Sabina non ha nulla in comune e dalla quale siamo politicamente e storicamente separati da sempre. Per non dire che la dorsale appenninica di nostra pertinenza che ci separa dall'Abruzzo guarda ad ovest, mentre la riviera adriatica è situata a est. Andremmo in altre parole a far parte di una regione che ha tutti i suoi interessi sul mare adriatico, rispetto al quale noi saremmo non solo marginali, come siamo oggi rispetto agli interessi di Roma capitale, ma completamente estranei, guardando il nostro territorio verso Civitavecchia che sta ad ovest, cioè dalla parte opposta, sul Mar Tirreno. Al compimento dell'Unità d'Italia nel 1860, quando furono concepite per la prima volta le Province del nuovo Regno d'Italia, il territorio della ex provincia di Rieti dello Stato pontificio fu collocato nella Provincia Umbra che comprendeva Perugia, Terni e Rieti. Una collocazione che metteva insieme territori che avevano le stesse caratteristiche territoriali, la stessa storia, le stesse tradizioni, le stesse caratteristiche economiche e culturali, che sono gli ingredienti principali perché un territorio possa aspirare allo sviluppo, con ciò dando dimostrazione di buon senso e di capacità di buona amministrazione. Nel 1927 il Governo MUSSOLINI scorporò la Provincia Umbra dividendola in tre unità, con ciò privando l'intero territorio del potere di programmare un modello di sviluppo omogeneo che avesse come obbiettivo quello di sfruttare tutte le energie a disposizione. Con l'avvento della Repubblica le due Province di Terni e Perugia, inserite poi nel 1970 nella Regione Umbra, sia pure con alterne fortune, ma potendo contare almeno sulla loro omogeneità, sono riuscite a realizzare un progresso, magari squilibrato a favore di Perugia, ma ci sono riuscite. Rieti invece è rimasta al palo. Inserita nel Lazio ed essendone territorio periferico, ha perduto ogni possibilità di sviluppo a favore della capitale che ne ha fagocitato ogni risorsa. Il trasferimento della Provincia di Rieti nel territorio di una ipotetica regione adriatica aggraverà ancor di più la marginalizzazione del suo territorio condannandola all'isolamento definitivo e perpetuo. La Sabina è un territorio che può stare solo con quello dell'attuale Umbria e così accadendo l'Umbria stessa potrebbe vantare più titolo per rimanere regione autonoma. Comunque, anche se questa venisse accorpata alla Regione Appenninica come, sempre per la proposta MORASSUT, potrebbe accadere a Terni e Perugia, insieme alla Toscana e a Viterbo, quella appare l'unica utile collocazione per la Provincia di Rieti e la Sabina perché questo territorio ha bisogno di stare insieme a coloro che hanno gli stessi interessi di sviluppo economico e sociale. Infine, i fatti dimostrano come per problemi di questo genere non si può far conto sui nostri rappresentanti politici, di qualsiasi livello essi siano. E' dal 1990, anno nel quale il Parlamento approvò la legge sulla ristrutturazione degli enti locali, che il dibattito ha registrato la loro totale assenza ed insensibilità. Il fatto che in questi giorni su questo argomento tutti tacciono, pur essendo stata depositata una formale proposta di legge, dimostra che anche questa volta a loro non interessa un fico secco dove potremmo andare a finire! A proposito, ma MORASSUT, che naviga nello stesso partito di Giuseppe RINALDI, attuale Presidente della Provincia di Rieti, e del collega deputato MELILLI di Poggio Moiano, li ha consultati prima di depositare questa proposta? Se si, si potrebbe pensare che sono d'accordo! E che ne dicono gli elettori del PD? Degli iscritti è inutile dire perché sono considerati meno che niente. Allora che fare? Bisognerebbe che, almeno per una volta, i rappresentanti di tutte le forze sociali, dagli imprenditori ai lavoratori, dagli intellettuali agli operatori dell'informazione, alle associazioni di categoria e a quelle culturali creassero un coordinamento al fine di ergere una diga contro questo disegno che per rimediare ad una stortura ne crea una ancora peggiore. Ne va del futuro di tutti noi. Pensate si ipotizza di staccarci da Viterbo, Frosinone e Latina e ci si accorpa a Isernia, Ancona, Macerata, Ascoli Piceno, L'Aquila, Chieti, Teramo e Pescara, quando il Comune di Rieti confina direttamente con quello di Terni e quando, dopo la inaugurazione della galleria delle Marmore, andiamo a Terni in 20 minuti e a Perugia in un'ora!?!?!? Ma i firmatari di questa proposta di legge conoscono almeno la geografia dell'Italia centrale? Roba da analisi freudiana.