di Gianfranco PARIS

Dopo due anni si torna a parlare di alcuni misfatti avvenuti in Regione durante il “governatorato” della POLVERINI. Al di là della curiosità sui nomi di coloro che sono finiti sotto processo, siccome gli italiani in questi ultimi tempi sono particolarmente soggetti a perdita di memoria anche dei fatti più recenti, sarà bene rammentarli agli smemorati così come si sono svolti. Le elezioni del 2010, nelle quali la signora POLVERINI venne preferita alla signora BONINO per pochi voti dagli elettori del Lazio, soprattutto quelli delle province periferiche, portarono in consiglio regionale due consiglieri di matrice radicale: Giuseppe ROSSODIVITA e Rocco BERARDO. Furono costoro, certamente antesignani dei “5 Stelle”, a promuovere in Consiglio regionale una politica di buon esempio chiedendo che i denari pubblici concessi ai gruppi consiliari fossero soggetti a controllo pubblico mettendo in web tutto l'iter del loro uso e iniziando essi stessi a dare l'esempio con la pubblicazione di quanto li riguardava.

La conoscenza dei dati pubblicati dai radicali scatenò la curiosità dei media e come prima conseguenza, analizzando per comparazione le somme gestite dai radicali con quelle di gruppi ben più numerosi, vennero fuori una serie di ipotesi assai sconcertanti. Fu allora che il PD, volendo dimostrare di essere il primo della classe, seguì l'esempio dei radicali e mise in web il rendiconto delle sue spese. E fu allora che vennero fuori i primi misfatti addebitati alla destra con feste private organizzate con i soldi concessi ai gruppi dagli amici della POLVERINI, ecc. Ma fu anche allora che la Guardia di finanza di Rieti cominciò ad occuparsi della gestione dei soldi concessi al Gruppo regionale del PD di cui era tesoriere il consigliere regionale dell'epoca Mario PERILLI eletto nel collegio di Rieti a causa di un'inchiesta condotta da Mondo Sabino, inviata in copia da un anonimo alla Procura di Rieti. Come tutti sanno questi fatti costrinsero la POLVERINI a dimettersi e furono indette nuove elezioni. Alla presentazione delle liste, il PD del Lazio, animato come sempre dalla sindrome del primo della classe, candidò ZINGARETTI, tratto dalle file della burocrazia di partito, che immaginò subito una azione di repulisti all'italiana. Nessuno dei consiglieri uscenti, tutti rei dei misfatti della gestione dei fondi concessi al Gruppo, deve tornare alla Pisana. A questo punto il cittadino pensò: finalmente tutti a casa, finalmente un esempio di serietà, una inversione di tendenza! Ma l'ingenuo cittadino forse non sapeva che lo ZINGARETTI è un ex PCI diventato democristiano e per lui il repulisti si applica come fa la sacra romana chiesa “ promoveatur atque amoveatur”. In parole povere: “per rimuoverli dalla Regione promuoviamoli in parlamento o altrove”. E così fu. Claudio MOSCATELLI, Bruno ASTORRE, Carlo LUCHERINI, Francesco SCALIA e Daniela VALENTINI son diventati senatori, Esterino MONTINO, Sindaco di Fiumicino, Enzo FOSCHI, nella Segreteria del Sindaco di Roma Marino. L'unica cenerentola, Mario PERILLI di Fara in Sabina che, pur essendo il tesoriere del gruppo regionale, tornato a casa, ha dovuto subire anche l'umiliazione di rientrare in consiglio comunale per grazia ricevuta e all'opposizione! Diversa la sorte dei due consiglieri regionali radicali, colpevoli di aver scatenato quel casino, ai quali lo ZINGARETTI, d'accordo con il BERSANI, non volle fornire la copertura del PD per agevolarne la rielezione in Consiglio regionale. Ma i radicali avevano messo in moto un processo che non poteva più essere fermato. Così due anni dopo, sono questi i tempi della giustizia quando funziona, le intenzioni del repulisti di ZINGARETTI vengono messe a nudo e la “promozione” degli ex consiglieri regionali diventa un vero e proprio boomerang. Oggi costoro sono tutti indagati, anche se con lo scudo della autorizzazione parlamentare tranne il negletto Perilli, anche lui ridiventato peones tra i peones suoi paesani sabini. Con costoro sono indagati anche altri 33 protagonisti-compari che hanno collaborato con loro nella allegra gestione dei soldi concessi dalla Regione Lazio al Gruppo del PD. Una vera festa della allegra gestione dei soldi pubblici concessi ai partiti per mantenersi al potere e per foraggiare amici e sostenitori. Intanto noi tutti continuiamo ad essere torchiati dal fisco per mantenere questa allegra orgia a base di denari pubblici. Ma forse ce lo meritiamo!?!? (Per chi volesse conoscere meglio come venivano usati i soldi gestiti dal gruppo PD nella Provincia di Rieti suggerisco la lettura della mia inchiesta estraibile dal sito www.mondosabino.it dal titolo “Il bue disse cornuto all'asino” e buona lettura con l'augurio di un 2015 migliore … chissà!).