di Gianfranco PARIS
Ad iniziativa dell'UNUCI, con il contributo della Astor Club Onlus, Lino MARTINI, Presidente della Sezione di Rieti della Unione Nazionale Ufficiali in Congedo d'Italia, ha dato alla stampe un libro “Sulla battaglia di Rieti - Antrodoco 7/10 marzo 1821”, che vuol essere uno studio critico delle ripercussioni della rivoluzione napoletana del 2 luglio 1820 nell'Italia centro meridionale. Esso costituisce una analisi dell'evento bellico che vide soccombere l'esercito costituzionale del Regno delle Due Sicilie, comandato dal Gen. Guglielmo PEPE (nella foto), opposto alle forze austriache della Restaurazione, che segnò la fine della rivoluzione napoletana del 2 luglio 1820. Quella che va sotto il nome della Battaglia del Colle di Lesta, alla quale nella città di Rieti è stata intestata anche una via nel quartiere di Villa Reatina sito all'imbocco della omonima valle che costituì per secoli il confine tra il Papato e il Regno delle Due Sicilie, è stata fino alla celebrazione del 150° anniversario dell'Unità d'Italia del 2011 una specie di oggetto misterioso, vittima di parziali e faziose ricostruzioni suggerite dalla invidia e dalle lotte politiche tra gli uomini del tempo.
Guglielmo PEPE aveva a Napoli molti nemici e, a battaglia conclusa, fu fatto passare per un generale incompetente, e addirittura un traditore, dal geloso Gen. CARASCOSA e dal giornalista COLLETTA, suo avversario politico. Questo vizio d'origine ha mantenuto in vita qui da noi una fama negativa nella cultura popolare nei riguardi di Guglielmo PEPE fino ai giorni nostri. E' stato il Comune di Antrodoco a dare il via ad una campagna di revisione storica che, partita dalla erronea attribuzione della paternità del luogo dove avvenne la battaglia individuato nelle gole di Antrodoco, ha tuttavia alimentato una indagine più approfondita dalla quale sta emergendo la verità su tutto. Ha iniziato Luciano TRIBIANI con un primo saggio, pubblicato sugli Atti dei convegni dell'Associazione Storica per la Sabina, che confutò con dovizia di argomenti la relazione della battaglia diffusa dal COLLETTA studiando attentamente i luoghi e i rapporti inviati dal PEPE al Parlamento di Napoli e chiarendo definitivamente che la battaglia ebbe luogo a partire da Rieti, dove avvennero gli scontri più importanti, passando poi per Cittaducale fino ad Antrodoco, meritando quindi il titolo definitivo di Battaglia di Rieti-Antrodoco. Lino MARTINI ha perfezionato le indagini del TRIBIANI aggiungendo all'esame dei documenti i bolletttini inviati dal Gen. FRIMONT a Vienna, nella versione francese, che descrivono nei dettagli i particolari della spedizione punitiva concepita dall'Imperatore d'Austria. Dall'esame comparato di queste due fonti: i dispacci di Guglielmo PEPE, e quelli del Gen. FRIMONT, il MARTINI ricava una versione molto attendibile di quel che avvenne perché, sia pur con intenti e scopi diversi, i fatti descritti dai due concordano, tranne qualche distonia, che appare evidente se si considera che ciascuno cercava ovviamente di tirare l'acqua al proprio mulino. Ne viene fuori che non è vero che Guglielmo PEPE fosse un incompetente perché la strategia posta in essere era la migliore che poteva mettere in campo, non è vero che i “napoletani” fuggirono come vigliacchi, ma combatterono con ardore respingendo il nemico notevolmente più forte numericamente, più esperto e più ben armato, rendendo la vita difficile ai Cacciatori del Tirolo che dal colle dei Cappuccini furono inviati a scacciare gli avversari dal Colle di Lesta, e misero in difficoltà i battaglioni austriaci del Gen. GEPPERT che difendevano Rieti e quelli del Gen. VILLATA che furono inviati a contrastare i napoletani schierati sui colli di Cantalice e Castelfranco. Emerge ancora che la decisione di ritirarsi ordinatamente verso L'Aquila, causata dalla preponderanza dell'esercito avversario, era l'unica decisione seria che si poteva prendere per salvare una buona parte dell'esercito napoletano al fine di impiegarlo con profitto successivamente, una volta arrivati i rinforzi austriaci provenienti da Piediluco. Un lavoro storicamente ineccepibile quello di Lino MARTINI, che va ad aggiungersi agli ormai numerosi studiosi di storia locale che, riscoprendo la verità dei tanti fatti accaduti qui da noi nei secoli, alimentano un filone di memoria che contribuisce notevolmente ad una maggiore considerazione del territorio nel quale viviamo e che stimola tutti ad una maggiore coscienza civile. Per questo mi sento di suggerire a chi può di recarsi il 25 marzo, alle ore 15.00, nella Caserma VERDIROSI, ne uscirà certamente arricchito di storia nostra e avrà modo di conoscere una struttura che forse gli è ancora sconosciuta.