Sabato 12 dicembre, a partire dalle ore 10.30, nella Sala Rossa di Palazzo GAZZOLI, il Grande Oriente dell'Umbria ha organizzato un convegno di studi per approfondire i motivi che portarono il Fascismo al decreto di soppressione della istituzione massonica che aveva tanto contribuito al raggiungimento dell'unità nazionale e della quale facevano parte anche alcuni fondatori dei fasci di combattimento che diedero origine al Fascismo mussoliniano. Relatori saranno Sergio BELLEZZA, cultore di storia locale, che tratterà il periodo che va dal delitto MATTEOTTI all'attentato ZANIBONI. L'Affare CAPELLO e il processo alla Massoneria, e Santi Fedele, prof. ordinario di storia contemporanea all'Università di Messina, il quale si occuperà delle leggi speciali, della persecuzione e dell'esilio dei massoni, nonché della rinascita all'estero del Grande Oriente. Concluderà il convegno il Dott. Santino RIZZO, Presidente della Corte Centrale G.O.I.
Per migliore intelligenza dell'evento abbiamo intervistato il primo relatore Sergio BELLEZZA, il quale ci ha dichiarato: << L'assassinio dell'On. MATTEOTTI sanciva, qualora ce ne fosse bisogno, il carattere violento del Fascismo. Le forze democratiche reagivano ritirandosi sull'Aventino, mentre nel Paese si sviluppavano tendenze rivoluzionarie da parte di gruppi come "Italia Libera" formata da reduci repubblicani, in collegamento cogli esuli in Francia, raggruppati con le Avanguardie garibaldine di RICCIOTTI e Sante GARIBALDI, "Patria e Libertà" costituita dai dissidenti fascisti come MISURI, GORGINI, FORNI e SALA; gli Amici del Popolo, in cui si concentrano a Roma repubblicani. socialisti, anarchici e comunisti, infiltratisi tra i sovversivi per ordine di Carlo FARINI, responsabile del Partito nel Lazio.
Forte dappertutto la presenza massonica, da PACCIARDI ad Alfredo MOREA, da Mario ANGELONI ai gen. BENCIVENGA e CAPELLO, da Peppino GARIBALDI a Tito ZANIBONI (nella foto). Direttamente coinvolta, secondo alcune fonti, anche l'Istituzione, a cominciare dallo stesso G:. M:. Domizio TORRIGIANI. Difficoltà organizzative e l'amore per la legalità (Giovanni AMENDOLA sperò fino all'ultimo in un intervento della Corona), frenarono gli slanci, allungando i tempi e spingendo l'On. ZANIBONI ad agire per conto proprio. Il Colonnello fu arrestato il 4 novembre 1925 in un albergo romano, mentre si apprestava ad attentare alla vita del Duce, che si sarebbe affacciato a Palazzo GHIGI per celebrare l'Anniversario della Vittoria.
Il tentativo criminoso venne abilmente sfruttato dal Regime, per far passare in second'ordine l'assassinio MATTEOTTI e liquidare definitivamente la Massoneria, cui notoriamente appartenevano lo ZANIBONI e il Gen. CAPELLO, arrestato a Torino con l’accusa di essere coinvolto nell' attentato. Il loro processo si trasformava così in un processo alla Massoneria. La promulgazione delle Leggi Speciali portò alla chiusura in Italia delle Logge, perquisizioni e arresti, anche in Umbria e soprattutto a Terni, prigionie e confino politico colpirono gli oppositori, spingendo all'espatrio parecchi antifascisti, tra cui tanti Fratelli, che all'estero continuarono la loro lotta contro il Regime e riuscendo a risollevare le sorti della Istituzione con la costituzione del Grand'Oriente in esilio >>.